23 Gennaio 2022, 16:47 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Sono molto grato a due dei candidati alla carica di sindaco alle elezioni del prossimo mese di maggio per avermi ricordato la mia fanciullezza e i miei litigi con mia sorella, più piccola di me di poco più di un anno. “No mamma, anche lei ha preso la marmellata” dicevo a mia madre, che mi rimproverava di aver preso la marmellata infilando un dito nel barattolo. “Guarda, ha le dita ancora sporche!” aggiungevo. E dicendo questo, nascondevo la mia mano, anch'essa sporca di marmellata.
Ecco che cosa dichiara la candidata Simona Vicari: “Mi permetto anche di far notare come oggi Cefalù sia Amministrata da un primo cittadino che ha una sentenza di condanna in primo grado e due procedimenti penali pendenti.”
Rosario Lapunzina risponde: “Vedo che la Signora Vicari non ha oggi di meglio che utilizzarmi come paravento per tentare di coprire i suoi problemi. Tralascio il fatto di essere stato a più riprese oggetto di attacchi da parte di taluni dei suoi odierni sostenitori, che hanno chiesto le mie dimissioni, in relazione alle vicende giudiziarie in cui mi sono trovato, mio malgrado, coinvolto. Vicende che, tuttavia, hanno avuto origine non prima, ma solo dopo la mia elezione per il secondo mandato e di cui una riguarda una ammenda inflitta in primo grado, per una presunta minaccia nei confronti di un soggetto che è stato, a sua volta, condannato a sei mesi di reclusione per avermi diffamato. Viviamo in uno stato di diritto, in cui si è colpevoli solo dopo una sentenza di condanna passata in giudicato. Tutti sappiamo, tuttavia, che gli amministratori condannati anche in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione sono sospesi dall’incarico per 18 mesi. Ciascuno valuta l’opportunità di candidarsi e gli elettori decidono.”
Entrambi, però, come facevo io da bambino, tentano di nascondere le proprie mani sporche di marmellata. E sì, perché entrambi sono soggetti a un rinvio a giudizio per indagini svolte dai PM rispettivamente del Tribunale di Trapani e di Termini Imerese. Se dovesse ripetersi anche per loro quello che accadeva a me e mia sorella, che venivamo puniti entrambi da nostra madre, anche per loro potrebbe venir fuori una condanna. In questo caso Cefalù si ritroverebbe un già capo e un nuovo capo dell'Amministrazione con la fedina penale sporca.
L'avermi ricordato un mio errore logico e morale della mia fanciullezza, che crescendo non ho più ripetuto per senso di responsabilità e nella convinzione che gli errori altrui non mi autorizzano a commetterli anch'io, non mi fa sorridere nel vederli commessi da persone mature, che tra l'altro hanno chiesto e ancora chiedono la fiducia dei cittadini. Soprattutto commessi nell'esercizio del ruolo di amministratori.
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