Quando Cefalù tenne prigioniero un erede al trono

Ritratto di Angelo Sciortino

12 Gennaio 2022, 16:44 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Oggi, giornata di pioggia, sono rimasto a casa e mi sono dedicato a ricostruire alcuni momenti storici di Cefalù nel XIII secolo, che, dopo aver parlato dei miei ricordi personali, vorrei aggiungere qui insieme ad altri miti di Dafni e della Rocca.

Quello del pastore Dafni, infatti, è solo uno dei numerosi racconti che sono nati intorno a ogni più antico luogo di Cefalù: così si narra che le acque del fiume Cefalino, che scorrono limpide nelle vasche del Lavatoio medievale, abbiano avuto origine dal pianto incessante di una ninfa tradita oppure da quelle di Dafni; che il nome di Porto Salvo sia legato alla salvezza di Ruggero, che ivi trovò scampo a una tempesta, e, si narra ancora, che lo stesso Duomo di Cefalù sia stato edificato per un voto fatto al Salvatore da Ruggero, quando fu coinvolto dalla tempesta in mare. Questa e tante altre sono le leggende su Cefalù. Il proliferare di leggende intorno a un luogo non può essere comunque solamente legata alla fervida fantasia degli abitanti, ma è stata senz'altro stimolata dalla curiosità dei numerosi viaggiatori, che una volta giunti a Cefalù rimanevano incantati e chiedevano notizie sull'origine di quello o questo luogo per poter fissare, con scritti e disegni, l'immagine di Cefalù e poter raccontare, servendosi anche delle antiche leggende, che avevano udito, la magia di quei luoghi. Oggi sembra che non ci siano più cefalutani pronti a raccontare miti e tradizioni di Cefalù, ma buoni soltanto a riempire le pance con ristoranti, tavole calde e bar. Perché ci lamentiamo del decadimento del nostro turismo, se noi per primi ne siamo i responsabili? Ma tant'è...Passiamo oltre e raccontiamo la storia di Cefalù dopo Ruggero II.

La cattedrale volutamente si rifà alla immagine di una fortezza, con merli e torri. La rifondazione ad opera di Ruggero si inserisce nel disegno complessivo di riconquista, che fu tesa al controllo dell'isola attraverso la fondazione di capisaldi, in punti ritenuti strategicamente cruciali. Posta tra la parte occidentale e quella orientale della Sicilia, già da allora infatti Cefalù rappresentava lo sbocco verso il mare di un vasto entroterra, come quello Madonita. Ruggero rende alla Chiesa di Cefalù un vasto territorio di influenza e ripristina nella città il vescovado, già esistente in epoca bizantina.
La cinta di mura in parte riprenderà quella preesistente megalitica. Scandita per grandi isolati, a struttura pseudo-regolare, all'interno presenta i due assi, corso Ruggero e via Mandralisca che si informano a direttrici fondamentali del nuovo impianto cittadino. Lo splendore della cittadina continuò per tutto il Medioevo, periodo durante il quale fiorirono le arti e si consolidò la sua economia.

Prima, però, Cefalù subì un furto da parte di Federico II e le conseguenze della lotta dei Vespri fra gli Angioini e gli Aragonesi.

Nel 1215 Federico II, con inganno mandò il vescovo di Cefalù Arduino (1217–1238) in missione in Terrasanta e approfittando della sua assenza in sede fece trasportare i due sarcofagi porfirei con i relativi baldacchini, esistenti a Cefalù, nella cattedrale di Palermo, destinandoli per sé e i suoi familiari. Riguardo alle spoglie mortali di Ruggero II, furono, in data imprecisata, traslate in un semplice sarcofago a lastre porfiree, dove tutt’ora riposano.

Al suo ritorno il vescovo Arduino scomunicò Federico, ma poi ritirò la sua scomunica in cambio di un feudo detto “della cultura”.

Durante la guerra tra Angioini e Aragonesi a Cefalù spettò il grande onore di ospitare il successore al trono di Carlo I d'Angiò, Carlo II, detto lo zoppo per un difetto congenito alle gambe.

Sulla sommità della Rocca si trovano i suggestivi ruderi del Castello di Cefalù, risalente al XIII-XIV sec.. Esso copre un'area rettangolare di 35 m. per 20 m. Di tale struttura, si conservano le antiche pietre rimaste a testimonianza della trascorsa potenza, resti che consentono comunque di tracciare una ipotetica planimetria che comprende due torri e suddivide il Castello in dodici ambienti. La posizione del Castello, che domina dall'alto l'intero territorio attorno a Cefalù, lascia intuire la rilevanza della Rocca come importante punto strategico.

Proprio in tale castello fu ospitato il regale prigioniero, Carlo II, principe di Salerno, dopo la sollevazione dei Vespri siciliani del 1282.

Nel corso del1284, suo padre Carlo I, avendo ricevuto una consistente somma di denaro da papa Martino IV, che l'aveva destinata alla reggenza del Regno di Napoli, si recò in Provenza per preparare una flotta, che avrebbe dovuto unirsi a parte delle navi che l'attendevano nel porto di Napoli, per poi incontrarsi a Ustica con il resto della forza navale, composta da trenta galere, e con l'armata italo-angioina, proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando dell'ammiraglio Ruggero di Lauria, si presentò dinanzi al porto di Napoli.

Carlo II d'Angiò, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con le sue navi, per combattere il Lauria, ma fu sconfitto e fatto prigioniero assieme a parecchi nobili napoletani. Quando Carlo arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta, maledisse il figlio, ma dovette rinunciare all'invasione della Sicilia e dopo un inutile assedio di Reggio, si diresse in Puglia dove, il 7 gennaio 1285, morì a Foggia.

Il papa Martino IV, che riteneva suo dovere intervenire per difendere queste terre di Sicilia, dopo appena un mese dalla morte di Carlo I inviò truppe nel regno per cercare di riportare alla ragione quanti fomentavano tumulti, facendo contemporaneamente da cuscinetto fra gli Angioini e gli Aragonesi, sperando che prima o poi il principe ereditario potesse essere liberato e riprendere possesso del regno. Il papa esercitò una super visione sul reggente e il Legato, pretendendo che ogni atto portasse sempre la firma congiunta dei due personaggi. In effetti il cardinale Gerardo e Carlo Martello governarono in un clima molto cordiale.

La morte di Martino IV, avvenuta il 29 marzo del 1285, fece temere un cambiamento di politica verso gli Angioini, ma il defunto aveva preparato il terreno per la successione ed il Conclave scelse come nuovo pontefice il cardinale Giacomo Savelli, anch'egli sostenitore degli Angioini, con il nome di Onorio IV (era nipote di Onorio III).

Lo stesso anno morì anche Pietro III d'Aragona e secondo la sua volontà la Sicilia toccò al figlio minore Giacomo, mentre al primogenito, Alfonso III, andarono l'Aragona la Catalogna e Valenza. Giacomo d'Aragona, incoronato a Palermo il 2 febbraio del 1286, fu subito osteggiato dal clero, che sobillava il popolo contro di lui. Poiché gli Aragonesi non si decidevano a liberare il principe Carlo, Onorio IV nel marzo 1286 bandì una crociata contro di loro e scomunicò Re Giacomo e la regina Costanza, ingiungendogli di lasciare la Sicilia in quanto la Chiesa li riteneva usurpatori, e denunziò l'incoronazione di Giacomo d'Aragona, processando anche il vescovo di Cefalù Giovanni, che lo aveva consacrato a Palermo.

Insomma, Cefalù per mano del suo vescovo e per ospitare Carlo II prigioniero si schierò chiaramente con gli Aragonesi.