Sul Piano Regolatore Generale del Comune di Cefalù

Ritratto di Giovanni La Barbera

27 Luglio 2021, 09:01 - Giovanni La Barbera   [suoi interventi e commenti]

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La nostra legislazione (TUEL 267/2000) e il nostro Statuto comunale, attribuisce la competenza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale al Consiglio comunale.
Da questa norma, attributiva del potere di pianificare l'uso del suolo, nasce il diritto/dovere di provvedere ad esercitare tale potere mediante l'adozione di atti deliberativi il cui contenuto è destinato a dirigere, secondo un andamento fissato dalla legge regionale, progressivamente, tutto il processo costruttivo del Piano.

Qui tralascio per brevità la procedura sulla Valutazione Ambientale Strategica -VAS- introdotta in seguito ad una cogente disciplina, contenuta in una Direttiva europea e poi statale, che nella nostra Regione ha subito ritardi operativi per motivi, diciamo, “culturali”.
La procedura VAS doveva essere avviata contemporaneamente all'avvio del progettazione di formazione del Piano. Essa ha lo scopo di verificare che i Piani/Programmi, riguardanti l'uso del territorio, seguano il concetto della sostenibilità ecologico-ambientale.

Ora occorre ricordare che la recente Riforma Urbanistica Regionale (agosto 2020), ha innovato, in parte, il precedente iter, tuttavia, essa,  fa salva la procedura precedente per i Comuni che avevano già avviato (come il nostro) il procedimento di formazione del nuovo Piano (PRG)  

Gli atti amministrativi che doveva adottare il Consiglio, fissati dalle norme in vigore erano:

1) Adozione delle Direttive Generali da impartire ai progettisti incaricati
In questo documento è contenuta una preliminare analisi dello stato dei problemi socio-economici e infrastrutturali che si vuole  mettere a tema nel nuovo progetto di PRG.

In altre parole l'organo consiliare rappresentativo degli elettori assume, sulla base delle conoscenze scaturite anche nel dibattito assembleare, decisioni che hanno lo scopo di indirizzare i Progettisti. (Siamo nel 1997)

2) Adozione dello Schema di Massima del progetto di PRG.
In questa fase i Progettisti  presentano al Consiglio una serie di elaborati, relazione illustrativa e tavole di analisi sullo stato di fatto con la puntuale esplicitazione degli obiettivi ricavati dalle direttive Generali già adottate.
Per tale fase la legge ha previsto  due apporti conoscitivi, per i Progettisti, uno sui caratteri della geologia locale ed un'altro e sul sistema agricolo e forestale.

Nessuno studio è previsto sulle conoscenze sociologiche e segnatamente sul modo in cui la Comunità locale vive e si relazione con le diverse modalità d'uso del proprio spazio urbano e territoriale.
Per inciso e per un doveroso riconoscimento storico, questo,  fù, invece, un tema sentito negli anni 60, con l'incarico professionale  assegnato, per il primo Piano Regolatore, al Prof. G. Samonà e al sociologo Prof. C. Doglio.

Ritornando alla brevità del nostro iter si segnala che in conseguenza di ritardi reiterati, del Consiglio, e della sua auto dichiarazione di incompatibilità, la Regione nominò un “Commissario ad acta” perchè provvedesse alla adozione della deliberazione portante lo Schema di Massima,  (siamo nell'Agosto 2010)

Il Consiglio, avrebbe dovuto,  nell'esaminare lo Schema di Massima, riprendere le fila del “discorso” verificando la correttezza della interpretazione dei Progettisti, sugli obiettivi fissati dalle Direttive, eventualmente e motivatamente, rettificandoli, integrandoli o aggiornandoli. Ma ahimè!

3) Adozione del Progetto Definitivo del Piano.
Acquisiti i pareri del Genio Civile e dell'Ufficio regionale della Soprintendenza, il PRG viene sottoposto, in ragione del potere/dovere, sopra menzionato, al Consiglio comunale per l'adozione e, poi, per essere reso pubblico ed ottenere la partecipazione della collettività mediante osservazioni nel pubblico interesse ed opposizioni per “interessi legittimi e/o diritti soggettivi”.

Mi sia consentita una  chiosa sul tema della partecipazione. Essa va celebrata come la concreta modalità con la quale si dimostra possibile che un atto amministrativo dal carattere autoritario, oggi autoritativo, come segnatamente si profilava la pianificazione nei regimi chiusi, senza libertà, sia possibile in democrazia e in libertà.

E mia convinzione, in oltre, che la formazione di un progetto complesso, quale è PRG, attraverso l'esercizio dello spirito critico della Comunità, nelle sue diverse articolazioni, è uno dei pochi momenti, e comunque il più importante,  nella formazione di quella antica consapevolezza con la quale era possibile partecipare per prefigurare un responsabile, equilibrato, rapporto alle decisioni di interesse collettivo (Polis greca) per sentirsi cittadini.

Mi fermo qui.
Ora in considerazione del lungo iter subito (dal 1997 ad oggi, 24 anni, semmai possa ritenersi concluso), mi chiedo:

a) Il Progetto definitivo del PRG, che sembra dover, a breve, essere sottoposto all'esame del Consiglio per l'adozione, segue esattamente gli obiettivi impartiti dal Consiglio nelle Direttive generali, e poi, puntualmente elencati nel Progetto di Massima?

b) E se eventualmente questi obiettivi sono stati integrati o ridefiniti, chi l'ha deciso, dal momento che non risulta che, nel lungo lasso di tempo sopra accennato, il Consiglio sia stato interpellato?