22 Maggio 2021, 07:23 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Come ho più volte ricordato il cronoprogramma dei lavori del raddoppio aveva calendarizzato al 15 marzo 2016 l’inizio dei lavori della galleria di sfollamento dalla fermata sotterranea.
Allo Spinito, a monte della Piazzetta di San Pio, laddove le opere erano state già picchettate.
Per quanto, servendomi delle tavole del “progetto esecutivo”, avessi dimostrato l’impossibilità di realizzare le opere previste all’imbocco della galleria perché avrebbero fatto da tappo al tubo armco da 200 cm nel quale sono canalizzate le acque dell’omonimo torrente ( www.qualecefalu.it/node/18815),
i residenti e i proprietari di immobili allo Spinito erano molto preoccupati.
Per diverse ragioni:
il Sindaco Lapunzina, giustamente, continuava a cercare soluzioni ai problemi di traffico che i mezzi pesanti avrebbero causato lungo l’asfittica viabilità dello Spinito,
nessuna certezza sulla soppressione della galleria avevano avuto nel corso dell’incontro pubblico organizzato nella Sala parrocchiale “Don Carmelino Serio”
e il Prof. Vincenzo Liguori, dopo avere rinunziato all’incarico di consulente dell’Amministrazione, continuava ad intervenire sui social e su questo blog scrivendo:
“le preoccupazioni sono esatte!!!!”, “bisogna rivedere il progetto !!! (www.qualecefalu.it/node/18889)
Sensibili alle preoccupazioni dei residenti e dei proprietari di immobili allo Spinito, le “Officine Culturali Costanza d’Altavilla” organizzarono (www.qualecefalu.it/node/18951) un incontro per “fare chiarezza sulla questione ferrovia e per pervenire ad una linea comune per la difesa del nostro territorio”.
All’incontro, tenutosi il 18 marzo 2016 nella sala conferenze dell’Hotel Riva del Sole, parteciparono i rappresentanti dei due comitati cittadini “Cefalù: Quale Ferrovia” e “Ferrovia ad impatto Minimo” ed un centinaio di cefaludesi.
Nel corso dell’incontro che ebbe momenti di alta tensione, che, per poco, non degenerarono in rissa, il Professore Vincenzo Cesare, Presidente del comitato “Cefalù: quale ferrovia”, quasi a dire che non era responsabile delle preoccupazioni, ebbe, ancora una volta, a ricordare che il suo Comitato oltre alle proposte di tracciati con fermata in galleria, ad RFI aveva proposto un tracciato con fermata in trincea, con i binari che correvano in corrispondenza di quelli attuali, però alla quota della via Roma.
Una fermata come quella della stazione “Notarbartolo” di Palermo,
ma, in una trincea più stretta e, per il dislivello di oltre 13 metri tra l’attuale quota del ferro e la quota di Via Roma, più profonda di quella di “Notarbartolo”.
Una sorta di baratro urbano.
Le sei proposte di fermata del comitato “Cefalù: Quale Ferrovia” vennero sottoposte ad RFI, negli anni dal 1999 al 2002, dopo che la linea Palermo-Messina era stata declassata da “Alta Velocità” ad “Alta Capacità”.
La riduzione dei raggi delle curve del tracciato compatibile col declassamento consentiva di modificare il tracciato già approvato con la fermata ad Ogliastrillo e di spostarlo a valle, da sotto la cima del Sant’Elia a sotto Spinito-Pacenzia-Pietragrossa.
Proporre tracciati sulla cartografia topografica non era esercizio difficile, bastavano righello e compasso.
Il focus della questione, però, non era il disegno delle linee del tracciato ferroviario.
Era il progetto della fermata sotterranea.
Al riguardo, le difficoltà emerse in fase di progettazione esecutiva delle opere - galleria di accesso, galleria di sfollamento, mezzanino, scale di sicurezza, scale mobili e “Rio Pisciotto”- che la fermata sotterranea richiede e le criticità ubicazionali di alcune di esse, ad oggi dopo un ventennio irrisolte, sono la più patente prova dell’arditezza delle cinque soluzioni con fermata in galleria.
Se la fermata in galleria che, alla fine, venne adottata era, ed è, soluzione ardita, la fermata in trincea era SOLUZIONE assolutamente priva di razionalità: FOLLE!
FOLLE, perché le acque meteoriche della fermata e quelle che sarebbero filtrate attraverso la palificata lato monte avrebbero richiesto un sistema di raccolta e di smaltimento tutto da inventare e da localizzare.
FOLLE, perché nel baratro urbano sarebbe stato fisicamente impossibile allocare i quattro imbocchi delle canne dei binari.
FOLLE, perché, per gli anni necessari a realizzare la fermata in trincea, la linea ferroviaria PA-ME nella tratta Castelbuono-Lascari non sarebbe potuta rimanere in esercizio.
FOLLE, perché il baratro della fermata in trincea avrebbe precluso quella ottimizzazione del tessuto viario cittadino che solo la trasformazione in carrabile del tratto di linea dal passaggio a livello di Gallizza al bivio Ferla sulla quale insisto dal 1987.
Arditezza e follia delle soluzioni proposte ad RFI, che possono essere comprensibili e, persino, giustificabili negli esponenti di un comitato di cittadini, che, pur esperti nell’uso del compasso e del righello, non si erano, mai occupati di progetti di fermate sotterranee e delle connesse problematiche strutturali e idrogeologiche.
Arditezza della soluzione adottata che, al contrario, non è comprensibile e, meno che meno, giustificale nei tecnici di RFI e del Ministero competente per i quali le fermate sotto terra e le connesse problematiche strutturali ed idrogeologiche sono pane quotidiano.
“Si deve rivedere il progetto”, scriveva nel 2016 il Prof. Vincenzo Liguori.
Non si poteva e non si può darGli torto!
A meno che non si voglia che la fermata di Cefalù diventi la palla al piede dell’intero raddoppio.
Cefalù, 22 maggio 2021
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