7 Marzo 2021, 19:15 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Il rumore rappresenta un fattore di inquinamento ambientale di grande importanza sia economica che sociale, dato l'elevato numero di soggetti esposti e gli effetti che può provocare sulla salute. Proprio per questo è necessario tutelarsi, in modo passivo ed attivo.
C'è il primo effetto sull'apparato uditivo. L'ipoacusia da trauma acustico cronico: è tipica dell'epoca moderna, proprio perché si è più soggetti a esposizioni prolungate, causate dall'ambiente in cui si vive o da quello in cui si lavora. Ed è proprio il fastidio continuo nel tempo che porta alla degenerazione uditiva. Quando cessa l'esposizione al rumore, la evoluzione della ipoacusia si arresta, ma il danno prodotto è irreversibile.
Ma subire le conseguenze dell'inquinamento acustico non è soltanto l'apparato uditivo. Ci sono anche le malattie cardiocircolatorie e l'ipertensione: un'esposizione prolungata a rumori può causare una maggiore secrezione degli ormoni dello stress, un aumento della pressione arteriosa e, nei casi cronici, il rischio di ischemia al miocardio; aumento dei comportamenti aggressivi e degli sbalzi di umore.
La nostra Costituzione stabilisce all'articolo 32 che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Anche la legge quadro 447/1995 sull'inquinamento acustico in Italia decretava delle precise modalità per la gestione del rumore e la tutela dei cittadini. In particolare affidava ad ogni regione la definizione dei criteri da adottare e dei soggetti per il controllo. Dopo l'uscita delle direttive di applicazione della legge, solo in poche regioni sono stati perseguiti gli obiettivi tracciati, mentre per molte altre l'applicazione tarda ancora oggi ad arrivare.
Non so se la Regione siciliana ha fatto qualcosa per perseguire gli obiettivi della legge quadro, ma so per certo che ogni sindaco, in quanto ufficiale del Governo per la garanzia della salute pubblica, ha il dovere di attenervisi. Un obbligo, quindi, anche del Sindaco di Cefalù.
Perché ho fatto questa lunga premessa? Semplicemente perché stasera, 7 marzo, alle ore 17,30, trovandomi in largo Di Giorgi, colpito dal volume alto della musica proveniente da un locale pubblico – tra l'altro pessima musica, in cui i bassi la facevano da padroni – ho chiesto a un vigile urbano presente di invitare il gestore del locale ad abbassare il volume. La sua risposta è stata che comunque io non avevo prova che i decibel fossero eccessivi e che avrebbe chiesto a una sua autorità superiore come doveva comportarsi. Ho risposto che avrei aspettato il responso di tale sua autorità superiore. Dopo oltre 15 minuti di attesa e l'allontanamento del vigile urbano, sono andato via, non tanto per l'eccessiva attesa e la sparizione del “mio” vigile urbano, quanto piuttosto perché non riuscivo a resistere a quella musica.
Me ne sono tornato a casa, dove, nel piacevole silenzio del mio studio, sto stilando queste righe per rendere meno pesante la delusione di vivere in una città, che, con i suoi rumori molesti, rende la vita di un cittadino ancore più difficile della minaccia della pandemia.
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