20 Ottobre 2020, 13:07 - Giovanni La Barbera [suoi interventi e commenti] |
Si sta consumando in questi giorni un'altra vicenda sconcertante che rimarca ancora lo stato di sudditanza nel quale il popolo siciliano vive da sempre, incapace com'è di evolvere trovando in se i moventi dello spirito necessari.
Questa conferma la aggiungo all'insieme dei fenomeni che quotidianamente la gente indica come causa della decadenza di ogni speranza nel futuro, nonché terreno fecondo solo per ogni nichilismo.
Leggo come la legge regionale n.19/2020, che aveva il compito di disegnare una nuova epoca nel rapporto Comunità regionale e Territorio, sia stata “bistrattata” da un burocratismo, (regionale e statale), tutto impegnato a conservare il proprio dominio sulla politica, ora distratta dalla centralità degli impegni gestionali della pandemia in corso e dal depauperamento economico.
Si ricorderà che chi scrive aveva mosso alcune considerazioni critiche sulla Riforma, che, a mio modo di vedere, detto in estrema sintesi, non innovava granché nel sistema delle norme per il governo del territorio, e in questa considerazione, Essa, appariva adatta solo ad introdurre qualche pannicello caldo, che a poco sarebbe valso rispetto alla necessità di draconiane misure.
In un primo tempo, avuta la notizia delle censure del Ministero, mi ero immaginato che Esso promuovesse, attraverso un apporto critico, tutto mirante alla difesa del popolo siciliano e perché no della Comunità nazionale, un desiderio di miglioramento della LR 19/2020. Invece la lettura del testo dell'impugnazione porta a ben altra ipotesi.
L'impugnazione fonda le sue ragioni sulla violazioni contenute nella LR 19, di principi costituzionali contenuti negli artt. 9 e 117 della Costituzione.
Tralascio l'articolazione prosaica del ragionamento dimostrativo della burocrazia ministeriale che mette in evidenza nella gerarchia delle leggi del prevalere comunque di quelle statali. E qui devo ricordare, perché è sempre stata mia convinzione, che in occasione della elaborazione della riforma costituzionale dell'articolo 117 la nostra Regione è stata poco attenta a tutelare la propria specificità statutaria e oggi ne subiamo le conseguenze.
L'impugnazione si muove sul piano della centralizzazione ulteriore dei processi di pianificazione e gestione territoriale. Ma, paradossalmente, sostiene una teologia del paesaggio tutta attribuita al potere dell'Assessorato ai BB CC AA e della “identità siciliana” che è la sola, anche in virtù del TU n. 42/2004, nell'assetto istituzionale della Regione, ad essere investita del potere conseguente al riconoscimento di: “superiorem non recognoscens”.
Cioè non si ammette altra attività di direzione della pianificazione se non proveniente gerarchicamente dall'Assessorato ai BB CC AA; gli altri Assessorati sono sostanzialmente subordinati, e ancor di più gli altri enti istituzionali compresi i Comuni.
E', a mio modo di vedere, una visione non coerente con i principi statutari, la quale ribadisce lo stato di sudditanza della Sicilia e della politica.
Da queste semplici considerazione se ne trae, come si vuole, per inferenza, per congetture, che l'impugnazione della legge regionale 19/2020 sia un attacco di una coordinata azione della burocrazia regionale con quella statale, mentre la politica, giustamente e preoccupata dalle conseguenze della pandemia.
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1195 volte