5 Settembre 2020, 18:07 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
“… Ei fu…”
(in memoria del b.ne Angelo Agnello)
Ei fu, Manzoni mi sovvenga.
Anche Angelo Agnello, esimio rappresentante d’una illustre prosapia, conosciutissimo ed apprezzato cittadino per le sue doti di signorilità, di temperanza, di umanità, di cultura, di empatia, di discrezione, di tatto e di comportamento, un Signore d’altri tempi, se n’è andato seguendo la sorte comune a cui tutti siamo destinati.
Di solito, quando qualcuno defunge e passa a miglior vita, come si è soliti dire, i suoi pregi, a futura memoria, si sommano ed i difetti si sottraggono; in tal modo la maggior parte dei trapassati, stando alle scritture lapidiche, agli esaltanti epitaffi, alle laudative epigrafi od alle roboanti commemorative declamazioni, a torto od a ragione risulta composta da persone ineccepibili.
Ciò avviene per pietà o convenienza o per decoro; ma nel caso del b.ne Angelo Agnello questa encomiativa legge del contrappasso (che qui ad arbitrio viene citata) non è applicabile perché nell’Uomo, pur non sfuggendo tutti a lati negativi, le virtù da sommare sono di gran lunga superiori ai possibili difetti da sottrarre.
Il Nostro era un esempio di gentilezza, di cortesìa, di buone maniere, di tutto quanto, insomma, è da ascrivere a quella categoria che volgarmente viene denominata dei numeri positivi. Quindi il parlarne bene, oggi che non è più, l’esaltarne l’animo ed il suo modus agendi, non è mera piaggeria, ma, a buon diritto, “dare a Cesare quel che è di Cesare”.
Per me fu più amico che parente. Lo ricordo: quand’ero bambino veniva a casa a trovare miei ai quali era particolarmente affezionato. Si sedeva al pianoforte, roccaforte di mia madre, e, suonando ad orecchio, dava sfogo alla sua inesauribile vena poetica, alla sua indole bonaria e piena d’inventiva eseguendo dei pezzi, i più di sua estemporanea composizione che d’altri, dove il brio e l’inventiva, intrecciandosi in un fantasioso armonico pentagramma, regnavano sovrani.
Suonava di tutto. I suoi interessi musicali spaziavano dal classico al moderno, fornendo ai vari brani un arrangiamento personalissimo di difficile imitazione.
Lo ricordo solo per questo, in una delle sue infinite espressioni vitali?
Certamente no. Ma la musica, occupandomene a quel tempo anch’io da dilettane, generava in me, bambino, una ammirazione sconfinata verso lui che con molta apparente facilità si produceva in pezzi di bravura rappresentando l’apice rispetto ai miei informi movimenti sulla tastiera.
Ho il rammarico di non averlo frequentato assiduamente in questi ultimi tempi; l’andai a trovare a casa poche volte con l’amico Enzo Rosso, ma lo ricordo anche, alcuni anni fa, quando nelle sue sporadiche uscite nel corso passeggiava compìto sempre con il sorriso nel sembiante e la facezia pronta sulle labbra, atteggiamenti dettatigli dal piacere di incontrare gli amici.
Ei fu; se n’è andato anche lui. Sicuramente l’ultimo dei Gattopardi.
Non mi resta che la memoria d’una realtà vissuta, apprezzata ed ora irrimediabilmente pregressa e rimpianta.
Ho perso un amico e, sicuramente, un modello di vita.
Ai compianti Giovanni Vazzana, Giovanni Cassata, Giovanni Agnello, Totò Cangelosi, Tano Misuraca, Salvatore Martino, Saro Ilardo, Tano Pernice, personaggi di me più in là con l’età che mi onorarono della loro amicizia, oggi debbo purtroppo aggiungere anche il nome di Angelo Agnello.
Alla moglie, Sig.ra Maria Blasco, ai figli Avv. Giuseppe ed Avv.ssa Carmela, alla sorella Concetta ed ai Familiari tutti porgo le più sentite ed affettuose condoglianze assieme a mia moglie Katy e figli.
Cefalù, 4 Settembre 2020
Pippo Maggiore
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