27 Luglio 2020, 14:33 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Pochi giorni fa mi trovavo fermo a parlare all'anglo di via Prestisimone con la via Falcone e Borsellino, quando una coppia di turisti mi chiese indicazioni per raggiungere la Cattedrale. Indicai il circuito più breve, la via Vittorio Emanuele e poi la via Mandralisca. Ringraziarono e si avviarono. Dopo pochi minuti finii di parlare con il mio amico e mi diressi a mia volta verso piazza Duomo. In piazza Cristoforo Colombo raggiunsi i due turisti e mi offrii di accompagnarli, considerando che identica era la nostra meta. Accettarono e insieme proseguimmo per la via Vittorio Emanuele. Il giovane era un architetto romano, la sua giovane compagna un'iraniana, che parlava correntemente l'italiano.
Quando eravamo all'inizio della via Vittorio Emanuele e mentre dicevo loro dei bagni romani, detti di Cicerone, furono attratti da un vicoletto. Vollero percorrerlo e guardare da lì il mare e gli scogli. Spiegai che uno di quegli scogli era il luogo dove un tempo si macellavano gli animali, perché ancora Cefalù non aveva un macello. Proseguimmo e li feci scendere al Lavatoio medievale, le cui vasche sono alimentate da quel fiume Cefalino, che fu nominato dal Boccaccio in un suo scritto. Non potevo non mostrare il grosso e lungo tronco di vite, che proprio affondando le sue radici nell'umido letto del Cefalino rende vegeta la pergola della terrazza Martino.
Poi Porta Pescara e il Molo e dopo, ritornando indietro, la chiesa di San Giorgio, primo regalo di Ruggero II a Cefalù. Una chiesa che non meriterebbe l'abbandono in cui versa e neppure di ospitare un magazzino per un esercizio commerciale, la bottega di un calzolaio e una rosticceria. I due turisti erano meravigliati di un simile disinteresse per un bene di tale valenza architettonica. Rimasi in silenzio e li accompagnai prima nei locali del “Caffè letterario”, dove fummo ricevuti con grande cordialità dai titolari, che mostrarono ai due turisti i libri della loro biblioteca.
Fu poi la volta del “Magazzino dell'olio” del Palazzo Mandralisca e l'immancabile visita al Museo, dove ammirarono quadri, mobili e le anfore del reparto greco-romano. Di alcuni particolari parlammo sia durante la visita al Museo e sia dopo, quando raggiungemmo piazza Duomo, dove restammo per circa mezz'ora seduti al “Caffè di Ruggero” per bere acqua e consumare un gelato. Volevo essere io ad offrire la consumazione, ma non vollero assolutamente. Da soli visitarono la Cattedrale e quando, dopo circa un'ora, tornarono, li accompagnai lungo corso Ruggero fino a piazza Garibaldi, da dove indicai come raggiungere la loro macchina in via Prestisimone.
Inutile dire che non si aspettavano la mia disponibilità a far loro da cicerone e con parole e con eloquenti sorrisi mi ringraziarono, dichiarando che le quattro ore trascorse gli avevano concesso di portare un ricordo di Cefalù, che andava oltre la semplice visita turistica.
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