3 Maggio 2020, 13:04 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
L'attuale pandemia ha messo in ginocchio tutte le attività economiche a Cefalù, con in testa il loro volano: il turismo. Non può negarsi questa crisi, lamentata da commercianti, imprenditori turistici e lavoratori. Se però guardiamo più razionalmente a essa, forse riusciremo a trarne delle vere e proprie occasioni sia di ripresa e sia pure di correzioni degli errori commessi nel passato, quando tutto sembrava andare bene.
Non voglio “insolentire” qualcuno, essendo il mio soltanto un invito alla riflessione, che mi ha suggerito il mio “padrone”, colui che mi “paga” facendomi dormire sonni tranquilli. Anzi, più che suggerito, me l'ha ordinato; mi ha ordinato di dire, anche contro l'opinione di tutti, ciò che ritengo vero secondo la mia modesta intelligenza. Mi ha pure rassicurato che delle critiche dovrò essere felice, se anch'esse sono suggerite dall'intelligenza, perché in questo caso mi aiuterebbero a correggermi. Se invece sono suggerite dai pregiudizi, allora mi renderebbero felice di pensare diversamente da chi le ha scritte o pronunciate.
Fatta questa premessa e ubbidiente all'ordine del mio “padrone”, ecco su che cosa è giusto riflettere oggi. Il turismo in Sicilia e a Cefalù è in crisi a causa soprattutto della pandemia; Cefalù ha un ospedale, che sembra in grado di offrire cure di vario tipo e soprattutto per curare eventuali attacchi del virus corona o più semplicemente per eseguire i tamponi. Sia il turismo e sia l'ospedale potrebbero offrire una sinergia per risolvere non pochi problemi.
Il turismo si avvantaggerebbe sicuramente della presenza di un ospedale in grado di garantire ai turisti la sicurezza di interventi immediati e idonei; l'ospedale, d'altra parte, potrebbe ricavare sostegno finanziario dagli eventuali interventi e migliorare ulteriormente con tali finanziamenti la sua offerta. Entrambe le cose sarebbero un'ottima pubblicità per Cefalù e il suo turismo, soprattutto in questo difficile momento di pandemia, che raffredda la volontà di chi vorrebbe scegliere un luogo di vacanze sicuro.
Fatta questa riflessione, mi riesce incomprensibile che la nostra Amministrazione non faccia nulla per stimolare questa sinergia, ma piuttosto si dedichi a una sorta di cupio dissolvi sia nei confronti dell'ospedale e sia nei confronti del turismo, come se l'unico aspetto che conosce di questo fosse quello delle sagre paesane, tanto diffuse fino a ieri e oggi vietate dalla necessità di evitare contagi. Una buona Amministrazione dovrebbe invece, basandosi sulla riflessione appena fatta, preoccuparsi che l'ospedale, del quale è proprietaria pro quota, funzioni bene, non criticando nella più totale ignoranza di come esso deve funzionare. Sempre per la stessa riflessione dovrebbe pensare a un turismo diverso, che non sia soltanto balneare o delle sagre, evitando gli assembramenti e consentendo lo sfruttamento dei suoi boschi di Gibilmanna o di Ferla, per citarne due soltanto. Ma questo non posso avere la presunzione di suggerirlo io nei particolari, essendo necessario un dibattito sereno fra chi ci amministra. E quale luogo è più idoneo di un Consiglio comunale prima e poi di una o più conferenze fra l'Amministrazione e le due più caratteristiche forze sociali di Cefalù: il suo ospedale e il suo turismo? A condizione che siano conferenze non di sole chiacchiere, ma di proposte intelligenti, che mi auguro saranno suggerite dall'Amministrazione, dalla direzione dell'ospedale e dagli imprenditori turistici. Comunque, sappiano costoro che, ove preferissero lo scontro all'incontro, il prossimo futuro vedrà Cefalù ancora in ginocchio e con la mano tesa a mendicare un tozzo di pane. Mi auguro che sentano questa loro grande responabilità.
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1286 volte