L'uomo che salva dalle epidemie

Ritratto di Angelo Sciortino

27 Aprile 2020, 18:54 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

 

Socrate, com'era sua abitudine, se ne stava seduto con i suoi discepoli e dialogava con loro delle tante cose che riteneva meritevoli della sua riflessione. Accadeva, però, che talvolta qualcuno tentasse di trascinarlo in dialoghi non meritevoli di tale sua riflessione. Questi erano i casi in cui tirava fuori tutta la sua ironia, come quando disse, a proposito di un uomo che lo aveva offeso: “se un asino mi dà un calcio per strada, non lo porto certo in tribunale”.

Comunque, torniamo al nostro racconto. Mentre Socrate se ne stava tranquillo fra i suoi discepoli, si avvicinò un tale Caleode, cavalcando tronfio una puledra nera, chiamata Paura.

Socrate” disse a gran voce Caleode “Chi ti paga per offendermi?”

Non capisco che cosa intendi, perché è impossibile offenderti con le parole, non esistendo nel vocabolario parole sufficienti per farlo. Tu, piuttosto, troppo spesso offendi te stesso.”

Ah, sarei io stesso a offendermi? E come, di grazia, come potrei farlo?”

Quando dici “Altri guru un tanto al chilo con l’amore per la verità quando coincide con gli interessi del padrone, hanno parlato – riferendosi a me – di notizie allarmistiche, gente che resta disarcionata da cavallo ecc.”, non credi di aver provveduto personalmente a offenderti? E quando aggiungi che ti si deve il grande merito di aver combattuto e forse vinto la peste ad Atene, non credi di essere piombato nel ridicolo? Eccoti le tue parole, che mi ha riferito Alcibiade questa mattina: “Si poteva far meglio, nel dare informazione circa i fatti della epidemia ad Atene? Certamente! Si è generato allarme? Anche (purtroppo). Ma anche grazie a questo si è data la stura ad una serie di controlli e indagini che fortunatamente hanno scongiurato il peggio.” Chi credi che potrebbe mai offenderti più gravemente di queste tue parole?”

Caleode stava per rispondere a Socrate, ma in quel momento la puledra Paura s'imbizzarrì e con uno scarto repentino lo fece cadere a terra. Nella caduta batté la testa e perse i sensi. Si preoccuparono tutti, Socrate per primo. Anche perché dalla testa gli usciva sangue. Alcibiade e Senofonte gli asciugarono la ferita e poi lo accompagnarono di peso a casa, affinché potesse coricarsi e riposarsi.

L'episodio fu poi utilizzato da Platone per uno dei suoi dialoghi, purtroppo distrutto in seguito alle accuse di Zenone e Crisippo di avere offeso Socrate, riportando quel dialogo.