Oggi è tempo di rompere il salvadanaio per preparare il dopo epidemia

Ritratto di Angelo Sciortino

9 Aprile 2020, 07:32 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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O sol che sani ogne vista turbata dice Dante, rivolgendosi a Virgilio. Noi in questo momento a chi dovremmo rivolgere parole simili? Non certo a colui che dovrebbe essere il nostro “sole”; a colui al quale abbiamo dato l'incarico di amministrare il nostro Comune; a colui che dovrebbe essere il sole che illumina il futuro, anche se le nostre paure e le nostre capacità non ci danno modo di guardare oltre il presente, attualmente buio.

La mia impressione è che questo “sole” è più colui che Boccaccio così descrive: un capestro ..., faccendo vista di fare carezze..., gli gittò alla gola. Ecco, mentre parla in continuazione del presente, dell'epidemia e dell'ospedale, che ospedale non dovrebbe essere a suo parere nel caso che si propaghi l'epidemia anche nel nostro territorio, “fa carezze” a chi vorrebbe non essere colpito dal virus e teme che offrire cure a chi ne è colpito rappresenta un pericolo. Così facendo, però, “getta il cappio alla gola” a chi vivrà il futuro.

Quale futuro, infatti, si prepara per Cefalù, che vive quasi totalmente di turismo, se chiudono gli alberghi? E può esserci un futuro più lontano, se anche oggi, in questo momento di crisi, sugli imprenditori turistici proprio il Comune fa gravare tasse e imposte, che invece dovrebbero essere sospese, come l'IMU e la TASI? Da alcuni mesi il Sindaco informa che le casse comunali vantano non pochi milioni di euro, che proprio in questo momento dovrebbero essere utilizzati per evitare che gli imprenditori non vengano tartassati a scapito degli investimenti per superare la crisi che li attanaglia e che potrebbe allungare il tempo di disoccupazione delle centinaia di lavoratori dipendenti dalle attività turistiche. Il Sindaco non dimostra però di essere il “sole” di dantesca memoria, ma soltanto colui che “fa vista di fare carezze” di boccaccesca memoria. Resterebbe la speranza che i piccoli lumini in Consiglio comunale possano regalare questa luce per il domani, ma temo che essi possano spegnersi al minimo soffio di vento.

Oggi non è più tempo di risparmiare, ma di rompere il salvadanaio. L'alternativa sarebbe quella di prolungare la disperazione e di distruggere il futuro, perché serve produrre e lavorare per continuare a vivere dopo. Spero che chi ci amministra se ne renda conto e la smetta di condurre le sue inutili battaglie contro un ospedale, che fa il suo dovere di curare i malati. La smetta, anche se non conosce il giuramento d'Ippocrate, al quale i medici devono essere fedeli per salvare vite umane. Un altro è il suo compito. La smetta di alimentare la paura della folla, per cavalcarla in cambio di un applauso.