Al Mandralisca una Madonna con Bambino attribuita a Joan Goassert, detto Mabuse

Ritratto di Sandro Varzi

22 Marzo 2020, 12:56 - Sandro Varzi   [suoi interventi e commenti]

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Al Mandralisca una Madonna con Bambino attribuita a Joan Goassert, detto Mabuse (Mabeuge, 1478 – Anversa, 1º ottobre 1532)

di Sandro Varzi

 

Poche e lacunose purtroppo sono le notizie sulla vita di questo pittore che Karel van Mander, poeta e biografo fiammingo, esaltò come colui che per primo fece conoscere il Rinascimento italiano nei Paesi Bassi.

Joan Gossaert nasce a Maubeuge, nella Francia del nord, nel 1478, e proprio dal toponimo della località di nascita deriva il suo nome Mabuse. Sin dalla più giovane età venne educato presso l’Abbazia benedettina di Santa Adelgonda, con ottimi risultati, tanto che nel 1503 diventò maestro nella Corporazione di artisti e artigiani di Anversa. Dopo aver lavorato e insegnato in quella città per qualche anno, si trasferì in Italia e soggiornò a Roma tra il 1508 ed il 1509. Nella capitale, su commissione di Filippo di Borgogna, suo protettore e futuro vescovo di Utrecht, eseguì alcuni disegni relativi alle antichità dei luoghi. Fu anche a Verona, Venezia e Firenze.

Al seguito del predetto Filippo di Borgogna, che durante la sua permanenza a Roma rivestì l’ufficio di ambasciatore dell'imperatore Massimiliano presso Papa Giulio II, Joan ebbe occasione di apprezzare vari aspetti del Rinascimento italiano e studiare l'architettura e la scultura antica. Dopo il soggiorno italiano si trasferì per un lungo periodo, quasi un decennio, a Middelburg nei Paesi Bassi e anche a Bruges, dove lavorò per Adolfo di Borgogna e occasionalmente per altri eminenti personalità.

Nel 1510, sulla falsariga di Van Eyck e ingentilito alla Memmling, ultimò un Salvator Mundi tra Maria e San Giovanni oggi esposto al Museo del Prado. Nello stesso anno realizzò anche il cosiddetto trittico Malvagna, oggi al Museo di Palazzo Abatellis di Palermo, pregevole tavola dipinta su entrambi i lati, raffigurante al recto nella parte centrale la Madonna con il Bambino e angeli musicanti, negli sportelli laterali, a sinistra Santa Caterina d'Alessandria e a destra Santa Dorotea; al verso Adamo ed Eva ed il Paradiso terrestre.

Dopo qualche anno, e precisamente nel 1515, lo vediamo realizzare la Madonna di San Luca, oggi conservata a Praga, dove i temi classicheggianti, le appariscenti prospettive, pennellature a finti rilievi e statue in stile ellenistico, in cui si intravedono chiare reminiscenze italiane, si intrecciano a motivi gotici e fiamminghi a lui molto cari.

Nel Nettuno e Anfitrite del 1515 maturano invece influenze romane e raffaellesche soprattutto nei nudi e, malgrado le influenze italiane, attraverso la grandezza dei muscoli e le dimensioni dell'opera, si nota una realtà più vicina al fiammingo Dürer che a un italiano contemporaneo.

L'anno dopo, nella Venere dei Medici e in quella del Museo di Rovigo, Mabuse mostrò, reinterpretandoli, elementi di statuaria antica, mostrati con un linearismo antiprospettico e complesso. Dal 1517, invece assistiamo all’inizio di un cambiamento in quanto Gossaert approfondì i suoi argomenti religiosi, come si nota  nella Madonna col Figlio, con innovativi e originali giochi di luce.

Joan Goassert, detto Mabuse (Attr.), Madonna con Bambino, Museo Mandralisca, collez. Cirincione

A questo periodo o di qualche anno successivo, appartiene la nostra Madonna con il Bambino, custodita presso il Museo Mandralisca di Cefalù, a lui attribuita, o quanto meno si tratterebbe di una derivazione da un prototipo figurativo molto noto al Mabuse, del quale sono oggi note molte varianti, a loro volta reinterpretate e parzialmente copiate da Pieter Coecke van Aelst e suo figlio Paul Coecke.

Mabuse (Attr.), Madonna del Giglio, Episcopio di Lecce.

Pieter Coecke van Aelst, Madonna con Bambino, coll. privata.

Altra Madonna con il Bambino, pressoché identica a quella del Mandralisca, si trova all’interno della chiesa di San Domenico a Palermo.

Negli anni venti del Cinquecento, durante la sua attività, produsse svariate opere su temi biblici e mitologici, fondendo realismo e intellettualismo, conquistando una grande fama e considerazione tra suoi contemporanei.

Intorno al 1520 realizzò a Middelburg per l'abbazia di "Nostra Signora" un trittico, purtroppo andato distrutto da un violento incendio, mentre intorno al 1527 realizzò anche la “Madonna del grappolo” oggi a Berlino e la Madonna del Prado, esempi che verranno imitati da artisti come Scorel e Heemskerk.

Dal suo ritorno dall'Italia in terra natia, Joan Gossaert Mabuse continuò a studiare assiduamente l'arte italiana attraverso le incisioni di Marcantonio Raimondi e di Jacopo de' Barbari, che conobbe ed incontrò durante un periodo di lavoro avvenuto nel castello di Suytborg presso Walcheren.

La produzione di Gossaert si trasformò nel tempo grazie all'esperienza italiana, anche se nella sua arte rimane sempre in primo piano la formazione fiamminga espressa nella cura di forme e dettagli.

Vasari e il Guicciardini lo definiscono come il primo artista ad aver portato "il vero modo di dipingere poesie, historie mitologiche con figure nude dall' Italia ai Paesi Bassi".

Negli anni immediatamente successivi alternò la sua residenza fra Middelburg e Utrecht, dove insegnò ed ebbe come allievo Jan van Scorel.

Ritrattista di successo, eseguì i ritratti di Charles de Bourgogne, Eleonora d'Austria, Jean Carondelet, ora a Londra nella collezione Hirsch, dei figli di Cristiano II di Danimarca e dei Vecchi coniugi della National Gallery, opere che rivelano la sua abilità nel percepire la psicologia del soggetto e nel rappresentare in modo sublime le mani, dando loro un ruolo espressivo fondamentale, legato alla tradizione fiamminga dell'analisi veristica.

Viaggiò attraverso i Paesi Bassi, grazie ai vari incarichi affidatigli dai suoi mecenati, tra i quali anche Margherita d'Austria e Cristiano II di Danimarca. Fu attivo anche a Bruxelles e a Bruges. Morì ad Anversa a soli cinquantaquattro anni il primo di ottobre del 1532.