29 Settembre 2019, 08:40 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Qualcuno forse è convinto che per trovare uomini eroici, che hanno avuto come unico scopo del loro impegno di fare il bene del prossimo e dell'Italia, bisogna rivolgersi al passato, dove tra l'altro non se ne incontrano molti. Si tratta, però, di una convinzione sbagliata, perché di tali uomini eroici ne esistono anche ai nostri giorni. Anzi, questi sono più eroici di quelli del passato. Come avevo promesso, ne farò un elenco e una breve narrazione in questo momento, anche se è un po' difficile decidere da dove cominciare. Mi affido al caso; anzi no, seguirò l'ordine alfabetico, così non scontenterò nessuno.
Di Maio Luigi è il primo in ordine alfabetico. Del suo eroismo soltanto gli scettici e gli agnostici possono dubitare. È innegabile, infatti, che egli ha compiuto più miracoli di San Gennaro, come se baciando la sua teca egli avesse ottenuto un vero e proprio travaso del sangue dalle vene del santo alle sue, ottenendone gli stessi poteri. Ne sono prova i miracoli compiuti: definitiva sconfitta della povertà; giovani disoccupati non più senza lavoro, ma grazie al reddito di cittadinanza adesso con almeno due lavori; imprese che stavano per chiudere nuovamente aperte con i cancelli spalancati, per permettere ai proprietari stranieri di fuggire più velocemente dall'Italia; l'Italia finalmente ottimamente rappresentata all'ONU, dove ha mostrato a tutti come con Casaleggio siamo all'avanguardia nella tecnologia. Per non strafare, mi limito a elencare questi quattro miracoli delle centinaia compiuti da lui.
Rosario Lapunzina, sempre per l'ordine alfabetico è il secondo. Viene da Gangi e come l'Arcangelo Gabriele fece con la Madonna dell'Alto a Petralia, egli è venuto a Cefalù a fare lo stesso con suo figlio, il Cristo Pantocratore, al quale sono devoti in tanti cefalutani. Ne ha risvegliato l'amore per Cefalù con le sue preghiere e come per incanto ecco accendersi le luci nelle torri della Cattedrale; ha ottenuto di arricchire tutti i cefalutani degli anticorpi in grado di difenderli dai batteri galleggianti nell'acqua della rete idrica e nei tanti maleodoranti rifiuti sparsi in ogni strada cittadina; ha calmato e rivoluzionata l'opposizione al Sindaco; ha bloccato ogni voce contraria e, quando per questo si è risparmiato un miracolo, ha subito trovato qualcun altro al quale addossare ogni colpa; è stato capace di costringere l'Autorità Giudiziaria a provvedere alla chiusura di una cosiddetta isola ecologica, per evitare rischi alla salute dei cittadini e agli alunni di una vicina scuola elementare. Anche in questo caso l'elenco è incompleto.
Giorgia Meloni, al cui confronto Antigone e Giovanna d'Arco sono soltanto un esempio elementare, è la nostra terza eroina. Visse la sua giovinezza in un bar, ascoltando i commenti della clientela e, quando si rese conto che essi erano dettati da una fede politica intelligente, decise di formare un movimento per dare maggiore diffusione ai discorsi da bar, che le erano piaciuti tanto. Lo chiamò Fratelli d'Italia. Dalla sua fondazione fino ai nostri giorni si è battuta come una leonessa contro tutto e contro tutti, non fermandosi alla semplice lotta per la lotta, ma elencando le mete da raggiungere. Compì il miracolo di far sentire gli italiani forti e fratelli. Fratelli, che lottano come al bar si lotta per difendere la propria squadra di calcio o il proprio beniamino sportivo, purché sia però di pelle bianca e almeno maggiorenne e non minorenne come tale giovinetta svedese ormai nota ai più.
Matteo Renzi, un eroe sfortunato, perché Francesco Guicciardini nello scrivere le sue Storie fiorentine si sarebbe sicuramente ispirato a lui e ne avrebbe descritto le gesta, che non sono di poco conto. Con l'Italia in tumulto come al tempo dei Ciompi a Firenze e con il popolo incapace di comprendere il suo disegno politico di una riforma costituzionale, non si arrese né alla sconfitta né alle sirene del nuovo movimento grillino e continuò con coraggio la lotta. Lo fece e lo fa incurante dei tanti amici, che lo mettono in minoranza nel suo stesso partito, al punto da decidere di farne uno proprio, sperando di ripetere i fasti del suo padre putativo, Silvio Berlusconi, che con Forza Italia spadroneggiò per quasi un ventennio. Lo stesso spera di fare lui con Italia Viva.
Matteo Salvini, è il nostro secondo Matteo. Anch'egli un eroe, che è riuscito a far vincere le Olimpiadi di corsa, imponendo prima gli italiani, grazie alla squalifica degli altri corridori, avvenuta proprio in forza di tale regola ferrea. I poveri kenioti venivano, quando riuscivano a salvarsi dalle onde del Mediterraneo, squalificati e trovavano ospitalità soltanto a Sant'Ambrogio, dove regolarmente vincevano, grazie alla non accettazione della ferrea regola salviniana da parte di un tale Pino Cinquegrani, che non trovava spazio per affermarsi a causa della lotta che l'eroe Rosario Lapunzina gli conduceva contro. Sia come sia, gli italiani erano contenti delle loro facili vittorie e applaudivano quando i non-italiani restavano prigionieri sulle navi nel Mediterraneo. Se poi annegavano, meglio ancora: concorrenti in meno. Oggi l'eroe Matteo Salvini, stanco di non partecipare agli incontri internazionali e del suo indefesso lavoro presso il ministero dell'Interno, nonché delle offese del duce Conte-Agamennone, come Achille si è ritirato nella sua tenda.
Nicola Zingaretti, fra gli eroi citati è il più coraggioso. Non solo, infatti, egli deve lottare contro il nemico esterno, ma anche contro quello interno al suo partito, che è un po' comunista e un po' democristiano, per cui il povero Zingaretti si ritrova a essere come un vaso di coccio fra vasi di ferro. Nonostante questo egli non soltanto non ha perso la sua fede nella vittoria, ma neppure la voglia di battersi con grande coraggio, indicando la vittoria.
Adesso devo concludere, ma non trovo le parole, tanta è la mia gioia di sapere che il mio futuro è affidato a questi eroi, per fortuna sostenuti da altri eroi adoranti e veneranti, silenziosi e nascosti, che sono gli italiani, quelli che vengono prima!
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