21 Settembre 2019, 22:57 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Da destra a sinistra, dal Comune alla Regione e fino allo Stato; dai social alle riunioni politiche; dovunque giri il mio sguardo e tenda l'orecchio, mi trovo circondato, parafrasando un boss mafioso in un film, da chiacchiere e bugie. Difficile in una simile situazione esprimere giudizi, perché sulle bugie uno soltanto può essere il giudizio: non sono fatti, per cui nessun giudizio sarà possibile.
E allora, mi chiedo quasi disperato: devo tacere, visto che prima o poi la verità verrà fuori da sola con il tempo? Poi, però, mi dico che potrebbe accadere che la verità con il tempo non arrivi in tempo; non arrivi in tempo per evitare le conseguenze delle scelte e delle azioni sbagliate, com'è accaduto con le elezioni politiche nazionali degli ultimi quarant'anni; quelle regionali dello stesso spazio di tempo; quelle comunali di almeno gli ultimi decenni. Insomma, non mi è concesso tacere, nonostante le mie parole rischino di cadere come seme nel deserto; nonostante, cioè, esse siano destinate a restare improduttive di qualsiasi riflessione.
E allora eccomi ancora una volta impegnato a parlare di bugie e di chiacchiere senza senso, tanto care ai nostri politici, che con grande trastullo e con ancor più grande guadagno vi si dedicano ogni giorno di più. E lo fanno impunemente, perché l'opinione pubblica è ormai ridotta come l'hanno voluta, incapace di giudicare con il dovuto raziocinio. Come possono, infatti, essere puniti da chi ormai li sceglie con la pancia, la paura e senza capire il perché logico della loro scelta?
Guardiamo un poco a sinistra e poi un poco a destra. Scopriremo quanto grande è la predisposizione quasi ideologica, quindi senza logica, di costoro a mentire. Solo da noi si riesce a far passare il messaggio sui salvatori della patria, sui crociati della libertà contro il pericolo fascista, sul ritorno alla democrazia contro la dittatura salviniana. Sembra incredibile, ma è così. La capacità dei cattocomunisti, della sinistra e dei radical chic di martellare gli italiani contro l’insidia del centrodestra è immarcescibile, all’occorrenza si servono dell'aiuto dei giornaloni e dei talk-show politici, per cui dalle parti sociali agli intellettuali, si scatena una gragnuola di mistificazioni, che smarrisce e condiziona.
Lo stesso accade a destra. Infatti, chi non fa il proprio gioco fa quello degli altri. Ecco perché, sebbene il centrodestra abbia governato per tre legislature, restano a sinistra le “nomenklature” burocratiche e giudiziarie, per cui non sorprende che alla crisi aperta da Matteo Salvini abbia risposto tutto l’armamentario del coro atomico dei rossi. Con questo coro in queste settimane hanno martellato a favore dell’inciucio vergognoso fra grillini e Partito Democratico, a favore del Conte bis, della ricerca di una maggioranza alternativa, a favore dell’alleanza rossa Rousseau, per la salvezza, la crescita e la ripresa del Paese. Un falso storico, insomma. E il gioco gli è riuscito in pieno, visto su quante bugie hanno sorretto la propria azione Salvini e la destra in generale.
Ma lasciamo per un momento la politica nazionale e dedichiamoci a quella comunale, a quella dell'attuale Amministrazione. Credo che ormai le bugie del nostro Sindaco siano conosciute dalla stragrande maggioranza dei cefalutani, soprattutto perché spesso esse sono state riconosciute da sentenze, per le quali dovremo pagare grandi cifre, pur venendo fuori da un dissesto dovuto non tanto a debiti pregressi, quanto piuttosto alla incapacità dell'attuale e della precedente Amministrazione ad affrontarlo con intelligenza.
Per non dire come e quanto questo gioco delle bugie è stato causa di un servizio idrico indegno di un paese civile; un servizio rifiuti fatiscente e sostenuto dalla pazienza e dalla fatica di molti cittadini, che, anche anziani e anzianissimi, si sobbarcano il peso di portare i loro rifiuti nelle malamente distribuite isole ecologiche.
Eppure continuiamo a mormorare o ad affidarci a questi mentitori, che s'impongono soltanto grazie al loro distintivo, che proprio noi gli abbiamo attaccato al petto.
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