12 Giugno 2019, 23:01 - Giovanni La Barbera [suoi interventi e commenti] |
Convegni ed episodi giornalistici non sono modi e luoghi ai quali dare credito circa la reale volontà di mettere mano alla riforma urbanistica regionale. Come poco credibili riescono le dichiarazioni dei politici attualmente in carica presso la Regione siciliana, che annunciano che un disegno di legge è stato redatto e presentato per la discussione all'ARS.
Evidentemente pensano che una riforma di tale portata, che deve essere epocale, possa prodursi senza una estesa partecipazione di tutta la migliore cultura oggi esistente in Sicilia. E non mi dilungo in questo per rispettare il carattere breve che deve avere questa riflessione in questo contesto.
A mio modo di vedere, se si vuole mettere mano ai nodi strutturali e strumentali, che storicamente si sono prodotti nei processi di pianificazione e gestione del territorio, occorre proprio che si affronti in maniera seria e convincente la complessità di una legge di riforma, a causa della congerie di norme obsolete anacronistiche, incoerenti e inapplicate, le quali intralciano ogni dinamica di modernizzazione del sistema socioeconomico e territoriale della nostra Regione.
Ancora una volta però non solo la politica mostra le proprie carenze, ma anche gli intellettuali che in vario modo partecipano alla vicenda culturale di questi tempi, con le loro specifiche discipline, mostrano di non sentire con forza la necessità di un proprio coinvolgimento nel sostenere il processo di riforma di cui qui si fa cenno.
Comunque, a mio parere, uno degli obiettivi che una legge di riforma urbanistica deve porsi è se non sia il caso di superare due degli strumenti ai quali addebitare, per il ruolo svolto, il caos nell'uso del suolo in buona parte della nostra Regione: Il Piano Regolatore Generale e la Soprintendenza ai BB.CC. AA. Come fare? Sostituire il PRG con un Piano Paesaggistico comunale e la Soprintendenza con una commissione specialistica locale, o comprensoriale.
Il PRG, sia nella tecnica redazionale che nel processo della sua costruzione, attualmente non garantisce la crescita del “sentimento comunitario” Esso è diventato un mero modello da compilare alla stregua di un qualsiasi modello in uso nella fiscalità pubblica.
Mentre, cambiando registro, un Piano Paesaggistico locale, ovviamente contemperando le altre esigenze della Comunità, metterebbe al centro il tema della tutela e della valorizzazione del paesaggio, sul quale l'intera Regione vive e vivrà.
Questo, però, in una procedura di ampio coinvolgimento della Comunità locale in un percorso di partecipazione per almeno 6 mesi, teso ad animare la crescita, consapevole del determinante e complesso rapporto che vi è tra cittadino e territorio.
Anche la cancellazione della Soprintendenza ai BB.CC.AA deve mirare a far assumere la responsabilità delle decisioni riguardanti il Paesaggio, come bene culturale, direttamente agli abitanti e alle proprie istituzioni pubbliche.
Rimarrà, in questa ipotesi, alla Regione il ruolo di controllo e suppletivo, qualora lo strumento del Piano Paesaggistico mancasse dell'obiettivo di tutela e valorizzazione, o mancasse della visione intercomunale, qualora il paesaggio da individuare e tutelare fosse, necessariamente, oltre i confini comunali.
Questo non è che un aspetto della più ampia riforma del sistema di leggi che oggi governano il territorio, tuttavia sono aspetti che ritengo rilevanti e possibili con l'autonomia che ci consente lo Statuto della nostra Regione.
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Commenti
Mauro Gagliano -
Abolire il Piano Regolatore Generale e la Soprintendenza ai Beni
Data la congenita e millenaria mancanza del senso della natura nelle nostre popolazioni, delle Comunità locali c'è poco da fidarsi.
Giovanni La Barbera -
Capisco, Signor Gagliano, ma...
Capisco, Signor Gagliano, la sua sfiducia sulle possibilità di migliorare il rapporto uomo/natura, tuttavia si può rinunciarvi?