29 Maggio 2019, 21:47 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Lo so che un blog locale come Quale Cefalù dovrebbe interessarsi soltanto dei problemi di Cefalù o tutt'al più della nostra Regione, ma credo che un giudizio, un pensiero o un'opinione sulle recenti elezioni europee dobbiamo esprimerlo anche noi, tenuto conto che dell'Europa e dell'Italia siamo membri e come tali della loro politica subiamo le conseguenze.
Salvini dopotutto ha preso i voti promessi dai sondaggi dell’ultimo anno. Ma una cosa è un sondaggio e un’altra è un voto nelle urne, anche se questo non comporta conseguenze in Parlamento. Salvini da un anno spadroneggia sulla scena politica, pur avendo una rappresentanza limitata nelle istituzioni, figuriamoci se, con Fratelli d’Italia, non saprà usare la forza che queste elezioni europee gli hanno dato. Il paesaggio prossimo futuro è assai inquietante proprio per la tenuta della nostra democrazia.
Certo che c’è da essere preoccupati per il risultato “italiano” con la vittoria politica dell’estrema destra, ma questa inquietudine è poca cosa di fronte all’angoscia provocata dalla idiozia masochista di chi ha regalato il potere ai salviniani o di chi non ha saputo opporsi o di chi ha dimostrato l’assoluta incapacità di comprendere i nuovi pericoli e di mutare sé stesso.
Le percentuali elettorali possono aumentare o diminuire, ma è difficile liberarsi dell’idiozia, se si è totalmente idioti e masochisti.
Così arrivo al M5s. Di Maio si sarebbe dovuto già dimettere e con lui l’auto critica l’avrebbe dovuta fare il vero padrone per via ereditaria del Movimento, che è Casaleggio. Di Maio ha colpe enormi, buon ultima la dimostrazione offerta nell’ultimo mese elettorale in cui ha mostrato come ogni sua parola fosse strumentale e opportunistica all’apposto di quanto affermato durante tutto un anno. Purtroppo l’opportunismo e la demagogia sono la malattie infantili dei 5stelle. Malattie gravi. Non ce se ne può liberare facilmente, prendendo un’aspirina. Il M5s aveva, e ha, in Parlamento una quota doppia di quella della Lega. Solo un masochista idiota poteva inaugurare una politica antiparlamentare e confrontarsi esclusivamente nel chiuso di una stanza con chi come Salvini aveva una politica, degli alleati internazionali, una struttura organizzativa pluridecennale e una sfrontatezza comunicativa fino all’esaltazione dell’illegalità e alla blasfemia. Di Maio ha svuotato i poteri del Parlamento, dove era il più forte, e da assertore retrò del governo vintage, altro che “cambiamento”, ha proseguito anzi aggravato l’uso dei voti di fiducia della prima e della seconda Repubblica. Non ha fatto valere assolutamente la sua forza e si è ridotto in tutto e per tutto in un “tappetino” subordinato al partner più debole, arrivando alle peggiori complicità nelle peggiori malefatte della Lega. Tradendo quello straccio di contenuti che aveva sbandierato negli anni precedenti. Si può obiettare: più che idiozia masochista si è trattato dell’intollerabile “combinato disposto” di ignoranza+demagogia+incompetenza. Può essere vero. Ma far propria la riforma Renzi sulla Tv pubblica, giudicata alla sua approvazione come una legge liberticida, per poi regalarla alla Lega e al sovranismo, è qualcosa di più che ignoranza, è idiozia pura. Gli esempi simili sono anche troppi. In pochissimi hanno sottolineato il caso della Conferenza intergovernativa di Marrakech per l’adozione del “Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. Dopo le dichiarazioni ufficiali del nostro Presidente del consiglio, del ministro degli Esteri e dello stesso Di Maio a favore di quell’incontro mondiale, Salvini impone il “contrordine camerati!”: l’Italia non partecipa ai lavori, in seguito ci sarà una discussione e un voto parlamentare. Ghiotta occasione per mandare in minoranza la Lega e avere uno straccio di politica appena appena differenziata sull’immigrazione. Invece no. Il M5s non coglie l’occasione e si fa scippare persino il voto in Parlamento per non disturbare il guidatore…
Mi meraviglio ora della meraviglia per la catastrofe. I casaleggini sono stati sempre subalterni alla Lega, si sono presentati alle elezioni europee non avendo un giudizio sull’Europa, o meglio mutandolo ogni stagione come se fosse un abito. Non hanno fatto nulla per far dimenticare di aver trascorso quasi tutta la scorsa legislatura a Strasburgo insieme con Farage. Per non parlare nella farsesca alleanza rimangiata una settimana dopo con l’ala golpista dei “gilets jaunes”. Era ovvio che nella cabina elettorale i filosovranisti avrebbero scelto Lega o Fratelli d’Italia, e gli europeisti non si sarebbero certo fidati di queste banderuole senza politica. Hanno permesso che Salvini coltivasse lo sciovinismo e ostentasse un simil-fascismo senza prendere le distanze se non in campagna elettorale e quindi con parole senza grande valore. Sul piano identitario si sono limitati a predicare una democrazia diretta visibilmente truffaldina e a sbandierare il superamento della destra e della sinistra. Ironia della sorte, paradossalmente sono stati proprio loro a regalare il paese a un’estrema destra orgogliosa di esserlo.
Ora il M5s è nelle mani di Salvini. E sotto ricatto elettorale. Giudicherà Salvini cosa sarà meglio per lui. Tutto sommato gli conviene ridurre ancor di più all’inconsistenza governativa e alla corresponsabilità di scelte economiche durissime un movimento alla sua mercé, aspettando di comprarsi a prezzi di saldo i parlamentari grillini che proprio domenica hanno toccato con mano che milioni di loro elettori hanno già fatto la scelta Lega e nessuno di loro ha votato per il Pd.
Passo ora al manicomio-Nazareno. I giornali e persino le tv fanno a botte con la matematica per rilanciare la bufala del successo piddino. La sconfitta più grave del Pd (scrivo ancora “Pd” e non “lista unitaria” perché per quanti sforzi faccia non capisco “unitaria” con chi? Con l’iscritto al Pd Calenda o con Pisapia che dietro di sé non ha alcuna forza politica?) non è da rintracciare soltanto in quei 111 mila voti e passa di elettori che ha perduto rispetto al risultato catastrofico di Renzi appena un anno fa. Che già è una pessima notizia. O nell’esito, invisibile nelle urne, del cosiddetto “voto utile”. La notizia più tragica per il Pd di Zingaretti è nei flussi elettorali, che dimostrano che il Pd “diversamente renziano” non è stato capace di accaparrarsi neppure un voto della slavina grillina. D’altronde è un risultato drammatico ma scontato dopo le recenti votazioni amministrative.
Per correttezza e per coerenza con quanto scritto più sopra, sarebbe stato assurdo di fronte all’inarrestabile decadenza dei partiti variamente socialdemocratici in tutta Europa, pretendere che fosse proprio lo scalcinato Pd a costituire un’eccezione come la Spagna e il Portogallo. Ma il Pd ci ha messo molto del suo. Ciò che lo ha condannato è la sua linea politica, imposta da Renzi dal giorno dopo le Politiche del 2018 e proseguita da Zingaretti senza mutarne una virgola. Insomma, anche in questo caso si tratta di idiozia masochista, di un’ostinazione irragionevole a farsi del male chiudendosi in uno “splendido isolamento”. Non comprendendo la strutturale debolezza del M5s, che lo rende manipolabile e strumentalizzabile. Il Pd nella scorsa primavera, assumendosi una responsabilità gravissima che rimarrà nella storia del nostro paese, ha obbedito ancora a Renzi e ha chiuso il “forno” verso i grillini gettandoli nelle braccia di Salvini. “Forno” che peraltro avrebbe potuto assumere le forme più diverse e non compromettenti. Successivamente Zingaretti ha reso definitiva quella chiusura senza offrire alcun’altra prospettiva se non quella di avvantaggiarsi dei fallimenti governativi dei grullini. Ora, se fosse un politico serio e non un simil-renziano, Zingaretti dovrebbe ammettere che questa strategia è fallita completamente perché non è riuscita a recuperare un bel niente nonostante il realizzarsi della prima premessa.
Gli altri due suoi capisaldi ora demenzialmente riconfermati (chiusura a un governo di transizione del Presidente e ricorso in tempi brevissimi alle urne) ci dimostrano che anche qui non si tratta solo di incapacità politica sua e di un’intera classe dirigente, ma di vero masochismo imperante. Non capire che andare alle elezioni ora, proprio nel momento più alto del trionfo salviniano, darebbe al Pd la responsabilità totale del consolidamento per chissà quanti anni di un regime. È il secondo errore storico dei piddini in un solo anno. Un Pd recuperato alla ragione da una pronta cura psichiatrica dovrebbe fare mari e monti per far durare il più possibile questa legislatura. Per guadagnare tempo. Persino con un governo tecnico del presidente. Anche offrendo una sponda al M5s, sperando che non si svuoti del tutto e che avendo il Gruppo parlamentare più numeroso, possa recuperare una qualche forza di resistenza nei confronti della Lega. Per questo motivo abbiamo sostenuto una settimana fa che votare per l’isolazionismo di Zingaretti significava votare Salvini. Non ci sbagliavamo.
La democrazia italiana ha bisogno di tempo. La democrazia italiana sta nelle mani di coloro che hanno il dovere di costruire, sulle macerie di una socialdemocrazia all’italiana molto compromessa e di un’estrema sinistra in liquidazione, una sinistra nuova, così come si va delineando in Europa. Ne avremo il tempo?
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