9 Maggio 2019, 01:08 - Giovanni La Barbera [suoi interventi e commenti] |
Resto nel circoscritto ambito del metodo della pianificazione territoriale ed urbanistica nonché della connessa programmazione, che si materializzata nelle azioni di investimento, ovviamente nel tempo e nello spazio. Due concetti che dovrebbero essere patrimonio di coloro che amministrano la cosa pubblica. Espongo, nella brevità e nel rispetto delle caratteristiche del mezzo di informazione che mi ospita, due fatti, certo non isolati. Ma prima una veloce premessa.
A mio modo di vedere credo che potranno accadere le cose più sconcertanti ( o forse sono già accadute) in questa Regione, se il sistema nel suo complesso non verrà amministrato diversamente da come avviene ora.
In tema di pianificazione la Regione doveva essere impegnata a collaborare con gli enti locali per la formazione dei Piani Regolatori o a sostituirsi ai Comuni stessi, qualora questi fossero stati inerti.
Cosa che non è avvenuta dal 1978. Contrariamente, altre regioni a statuto ordinario, che avevano una legge urbanistica coeva a quella siciliana, hanno raggiunto, in un arco di tempo di 5 anni, la completa pianificazione dei loro territori mediante i PRG, mentre i più veloci erano avviati alla seconda generazione di Piani Regolatori, seguendo cosi le dinamiche socio-economiche che interessavano l'uso del suolo.
Qui il Sistema Regione sembra teso ad emulare l'inefficienza più deprecabile, che ci relega nel sottosviluppo rispetto alle realtà nazionali ed europee.
Si pensi che alle politiche dell'Europa, che vorrebbe (almeno nelle dichiarazioni espresse nelle finalità a cui dovrebbero concorrere i Fondi Strutturali) il recupero del ritardo nello sviluppo socio economico, evidenziato storicamente nelle regione del sud d'Italia. Ebbene: tali politiche, indirizzate alle regioni più svantaggiate, avevano la necessità di inquadrarsi in un sistema istituzionale dotato di strumenti di governo del territorio. In modo tale da razionalizzare l'allocazione delle risorse messe a disposizione.
Nella nostra Regione pochissimo è stato fatto per sollecitare in ogni modo gli enti locali a dotarsi di un Piano Regolatore. L'arretratezza in questo mancato processo di pianificazione si dimostra, quindi, causa letale per le aspirazioni civili, per la crescita economica e per la tutela dell'ambiente.
Cefalù
Come sappiamo, il PRG era stato approvato nel 1974. Sono seguiti poi alcuni Piani Particolareggiati, che non discuto minimamente in questa sede. L'insieme di questi strumenti recavano vincoli su terreni destinati alle urbanizzazioni oggi decaduti, e pertanto non è possibile procedere, qualora vi fossero le risorse, a realizzare almeno essenzialmente le reti infrastrutturali fondamentali. Che fa la Regione: Niente! Mette in azione la commedia dei Commissari ad acta, che come sappiamo è stata fallimentare, e dopo di abbandona ogni cosa. È quantomeno paradossale andare avanti cosi, con l'espressione “ non conforme ma compatibile”.
Campofelice di Roccella
Dopo più di 40 anni, da quasi un anno, qualche buontempone potrebbe gridare”abbiamo il PRG”
“Si si, lo abbiamo, ma soltanto perché è divenuto esecutivo per decorrenza dei termini”. Questo a mio modo di pensare sa dell'incredibile. Una Regione che neppure si degna, attraverso l'esame istruttorio demandato all'apposito servizio dell'Assessorato, di dire che cosa ne pensa. Ci si chiede: ma è stata fatta l'istruttoria e quale contenuto ha? E perché non si è concluso l'iter informando il Comune del contenuto dell'istruttoria? Pare che invece l'Ufficio destinato ad esaminare la VAS (valutazione ambientale strategica) non abbia espresso un parere, per cosi dire, lusinghiero. Anche nella migliore predisposizione d'animo lo smarrimento amministrativo e lo sconcerto “estetico” è inevitabile.
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