12 Aprile 2019, 19:54 - Rosalba Gallà [suoi interventi e commenti] |
PERCORSO “RITA ATRIA” NEL PROGETTO DI CITTADINANZA ATTIVA
All’interno del progetto di cittadinanza attiva dell’I.I.S.S. “Del Duca – Bianca Amato”, progetto finanziato dall’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale, si è concluso il percorso delle classi terze dedicato alla figura di Rita Atria (il progetto sviluppa filoni tematici per classi parallele e, solo quando si tratti di temi specifici, per indirizzo).
Le classi terze di tutti i plessi (Artistico, Scientifico e Tecnico) hanno condotto ricerche e approfondimenti sulla testimone di giustizia di Partanna, nata in una famiglia mafiosa e che, nel suo percorso iniziato dalla sete di vendetta per l’assassinio del padre e del fratello, vittime di lotte tra clan, e giunto ad una più matura e vera ricerca di giustizia, trovò in Paolo Borsellino il punto di riferimento fondamentale, in un rapporto di stima e affetto, pur nel dolore della scoperta del vero volto del padre e del fratello tanto amati. Dopo una settimana dalla strage di Via D’Amelio in cui persero la vita il magistrato e gli uomini della scorta, Rita Atria si uccise, lanciandosi dal settimo piano dell’appartamento di Roma dove viveva in regime di protezione.
Gli alunni, partendo da personali ricerche e dal confronto in classe, sono giunti già informati sulla vicenda della giovane testimone di giustizia al Teatro delle Balate di Palermo, dove hanno assistito allo spettacolo In viaggio con Rita Atria e Stefania Noce, diretto e interpretato dalla bravissima attrice palermitana Stefania Mulè, fondatrice dell’Associazione culturale ImmaginARTE. Lo spettacolo, sintesi di più linguaggi artistici (testi, musica, canto, immagini) coinvolge gli spettatori in un viaggio attraverso le storie di due giovani donne, strappate alla vita giovanissime: Stefania Noce, amante della scrittura, dell’impegno e della politica, a soli 24 anni, per mano del suo ex fidanzato, Rita Atria, a soli diciassette anni, suicida, ma in realtà uccisa dalla solitudine in cui si era ritrovata dopo la morte di Paolo Borsellino, quel magistrato affettuoso che la chiamava picciridda e Rituzza e dava sicurezza ad una ragazza rinnegata dalla madre, abbandonata dal fidanzato, additata come traditrice nell’ambiente di provenienza e per questo a rischio di vita, ritrovatasi in un appartamento estraneo, costretta a nascondersi dietro false identità, in una percezione di abbandono e isolamento.
Scrive Rita Atria nel suo diario: Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta.
Gli alunni hanno poi visto il film La siciliana ribelle, di Marco Amenta, riflettendo anche sul linguaggio cinematografico che ha modificato parte della storia di Rita Atria, comparando aspetti della biografia della giovane e vicende narrate nel film.
Conoscere una storia attraverso più linguaggi costituisce occasione per riflettere sulle molteplici possibilità di narrazione, e di narrazione autentica e appassionata si è nutrito l’incontro finale nell’Aula Magna della sede del Liceo Artistico con Nadia Furnari, fondatrice dell’Associazione Antimafia Rita Atria presieduta per ben diciassette anni dalla stessa, e Stefania Mulè, in rappresentanza dell’Associazione culturale ImmaginARTE. Un incontro intenso in cui la vicenda di Rita Atria è diventata occasione di attualizzazione di situazioni e stati d’animo, di storie ed emozioni, di cronaca e ricerca di valori, di conoscenza e passione, secondo un filo che possa condurre i giovani a sentire la necessità di una attiva partecipazione alla vita sociale, di superare il senso di solitudine nell’impegno per l’altro, di dare alla vita degli altri lo stesso valore che di dà alla propria e, soprattutto, di tenere sempre presente che non basta semplicemente fare memoria, perché è necessario fare memoria attiva.
Nella foto, l’alunna Erika Vivinetto con l’attrice Stefania Mulè, alla fine dello spettacolo presso il Teatro delle Balate di Palermo.
La referente del progetto
Rosalba Gallà
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