Ninfetta

Ritratto di Giuseppe Maggiore

5 Febbraio 2019, 18:44 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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NINFETTA

 

Sono fermo al semaforo in attesa del verde.

Al semaforo! Si fà per dire: a Cefalù non ci sono semafori (e non capisco perché); ci sono solo i vigili che sulla Via Roma, all'incrocio con la via Giglio e con via Aldo Moro, dirigono il traffico all'orario in cui i ragazzi transitano da un marciapiedi all'altro per raggiungere il proprio istituto scolastico situato nei pressi e per uscirne.

Io mi trovo sul marciapiedi che digrada poi nella via S. Pasquale, proprio di fronte al negozio che vende oggetti da regalo.

Sono, dunque, fermo lì in attesa che le braccia della vigilessa si dispongano in maniera che mi consentano di passare all'altra sponda per andare in farmacia.

Lei si ferma accanto a me; quasi per caso.

Veramente non me ne accorgo subito; ma percepisco, d'un tratto, un'ondata di giovanile profumo pungente, acuto, provocante. Non un aroma impregnato di cipria, che sa di maturità pregressa, ma qualcosa di etereo che colpisce le nari ed induce a voltarsi.

Ed io mi volto, perbacco, e la scorgo: minuta, bruna, coi capelli lisci che le piovono sulle spalle, ben fatta e con un visetto da santa. Violata dal bacio? Certamente si; ma chi può dirlo? Dalle ragazze di oggi c'é da aspettarsi di tutto. Sono insondabili, ridanciane e spesso anche sboccate. Guai a capitarci sotto, ahimè. Le loro grinfie intenzionali non lasciano mai la presa una volta che abbrancano la preda, come quelle della mantide religiosa. Porta occhiali scuri, è inguainata in un paio di pantaloni aderentissimi di pelle nera che le disegnano il corpo, armonioso, e camicia jeans. Non credo che abbia più di diciott'anni.

Ex abrupto mi si rivolge, imprevedibilmente, con un sorriso d'occasione.

- ... Scusi, che ora è?... -

Frase classica, che può preludere a tante iniziative più o meno saporifere, pronunziata con disinvoltura o per ingannare il tempo o per attaccare bottone, o, chissà, forse, anche per sapere effettivamente l'ora. Comunque non mi faccio un problema di scandagliare le sue più riposte mire espresse nella domanda dell'orario. La sua vocina esile, per quanto l'abbigliamento possa far pensare il contrario, mi sa, tuttavia, di virginea innocenza.

Né bisogna, tuttavia, mai sottovalutare il concetto che dietro un aspetto virgineo possa sempre celarsi una mente adusa ad un calcolo ben definito.

Guardo l'orologio e poi lei.

- Le quattro e mezza - rispondo, cortese, ricambiandole il sorriso di convenienza.

- ... Grazie... -

Inspiegabilmente continua ad osservarmi. Nel muoversi, però, scopro che ha l'orologio al polso. Forse non funziona, penso. Ritorno ad interessarmi ai movimenti brachiali della vigilessa al centro della strada. Ma per una frazione di secondo. Sono distolto, infatti, da una risata argentina accanto a me. Mi volto a guardare nella direzione del suono che percepisco.

È lei che ride; convinta, di gusto. Sempre lei! La considero incuriosito.

- Sì, ha ragione... - mi fà - Era una scusa quella dell'orario. Il mio orologio funziona perfettamente. Non sapevo come attaccare discorso... -

- Con me?... -

- Proprio con lei -

- Ma se non ci conosciamo nemmeno... -

- Bisogna conoscerci per parlare?... -

- ... No... ma perché?... -

- ... Così... - Mostra un attimo d'incertezza - ... m'é sembrato di conoscerla... - Poi muta atteggiamento.

- No, non è vero neanche questo - confessa, decisa - Le ho detto un'altra bugia... È da tempo che volevo avvicinarla... telefonarle... parlare con lei... Io la conosco perfettamente... -

- Ma guarda un po'!... E com'é che mi conosci? Io non credo che ci si sia mai incontrati -

- L'ho vista, varie volte. Abito nella sua stessa strada... -

Mi osserva intensamente, come attraverso una lente d'ingrandimento. La vedo in primo piano. I suoi occhi in dettaglio quasi mi ipnotizzano. Il suo sguardo è seducente, complice, coinvolgente, da maggiorenne incallita.

- E di che vorresti parlarmi, se è lecito?... -

- ... Veda... - continua lei - ... Se le dicessi che sono innamorata di lei, mi crederebbe?...

Rimango stordito per qualche istante; poi mi vien da ridere e non mi accorgo nemmeno che intanto le braccia della vigilessa si dispongono a mio favore; talché io potrei benissimo passare tranquillamente sull'altra sponda ed andarmene per i fatti miei.

- ... Che fà... ride?... - si scandalizza la ragazza.

- ... E che dovrei fare?... -

- ... Potrebbe dirmi che non le dispiaccio, no?... -

- Oh, per questo, sì: non mi dispiaci affatto. Anzi! -

- ... Ed allora? -

- E allora che? -

- Potrebbe ricambiarmi, no?... -

- Ma non farmi ridere, ti prego!... -

- ... Ma perché?... -

- Ma perché! Non è evidente? C'è bisogno che te lo spieghi?... -

- Si, per favore... -

- Smettila! Ti va di scherzare e hai preso di mira me. Chissà perché. Vai a sfottere qualche altro! -

- ... Per favore... mi dica perché no... - replica; il suo tono contrariato appare sincero.

- Ma insomma, che vuoi da me? -

- Gliel'ho già detto... Vuole che glielo ripeta? -

- Dov'é il tuo ragazzo che ti aspetta? -

- Non ho nessun ragazzo che mi aspetti... -

- Ma va! A chi la vuoi dare ad intendere? Vi sarete certamente messi d'accordo per divertirvi alle spalle di qualche povero sprovveduto ed avete scelto me! Sempre fortunato io! Se cominciassi a vendere parapioggia non pioverebbe più... -

- ... Non è come lei pensa... mi creda... -

- Ah, no? Beh, lo scherzo è durato abbastanza. Statti bene -

E faccio per andarmene.

Lei mi trattiene afferrando un lembo della mia giacca.

- ... Non se ne vada, la prego... -

- Ma insomma, si può sapere cosa vuoi veramente da me?... -

- Glielo ripeto: sono innamorata di lei... -

- Ma va al diavolo! Non ti vergogni di prendere in giro uno della mia età? Ti sembro proprio un babbeo?...

- Ma perché la prende così male... io sono sincera... -

- Ancora continui? Non ti dicono niente i miei ottant'anni più che suonati accanto ai tuoi si e no diciotto? -

- Venti, per l'esattezza... - precisa, piccata - La differenza non conta... Non c'é età per l'amore... -

La guardo curioso. "Questa è pazza..." fra me e me mi dico "… o è una burlona cronica". Faccio, comunque, finta di non sentire e continuo imperterrito, a tal punto curioso di sapere dove voglia andare a parare questa impertinente presa in giro.

- Già, venti! E non ti dice niente il fatto che io abbia moglie e figli? Eh?... -

- E con questo?... -

- Come, con questo? Non ti basta? Ne basta e ne avanza! -

- Ma io non le sto, mica, chiedendo di sposarmi, no?... -

- Ah!... Meno male! Mi tranquillizzi. Rappresenteremmo benissimo l'alba e il tramonto -

- Lei non è il tramonto... -

- Io, forse, no. Ma tu sei l'alba. Adesso smettila e corri dal tuo fidanzato -

- Non ho fidanzato, glielo debbo dire ancora una volta? Non ho nessuno che mi aspetti -

- In questo caso tornatene a casa, dalla tua famiglia, perché non mi sembra che tu stia bene di testa, dal momento che mi hai detto ciò che mi hai detto -

Lei china il capo mostrando una sconsolazione che credo sia ben lontana dal provare. Debbo, tuttavia, ammettere che la ragazza recita bene.

- La peggiore cosa che possa capitare nella vita... - dice... - è non essere creduta... Si, tornerei pure a casa, ma lì non sono capita. Mio padre se n'é andato tempo fa lasciandomi sola con mia madre che a tutto pensa tranne che a me... -

- Non hai delle sorelle? Dei fratelli?... -

- No, non ho nessuno. Sono figlia unica... Forse presso mia zia conto ancora qualcosa... Ma lei è anziana e vive da sola con una badante... Mi vuole bene, si, ma non può fare altro che dirmelo... -

- Il quadro è pietoso - concedo - Eppure, a vederti come vesti e come ti trucchi, dai l'idea di una ragazza moderna che sa quello che vuole, che ama la vita e che è ripagata da essa... -

- ... In qualche modo cerco di tenermi su... - commenta lei - ... ma è tutta ostentazione... Se lei potesse leggermi dentro vedrebbe una grandissima solitudine che non riesco a colmare... -

- Tutti siamo soli, figlia mia e... -

- Figlia mia! - m'interrompe quasi con stizza - Lei vede in me una figlia e non quello che dovrebbe vedere!... -

- E che dovrei vedere? -

- Dovrebbe vedere in me la donna! Questo dovrebbe vedere! -

- Ma se potresti benissimo essere mia nipote! Non ti accorgi che questo tuo modo di porti nei miei riguardi è semplicemente ridicolo? -

- No, non me ne accorgo affatto. Io sto inseguendo un sentimento e non mi sento per niente ridicola. Inopportuna, forse sì; ma ridicola mai!... -

- Io credo semplicemente una cosa: che la mancanza di tuo padre ti abbia innegabilmente segnata al punto che tu adesso cerchi affannosamente un affetto in sostituzione di quello che ti è mancato; ed in me a livello inconscio hai sicuramente visto tuo padre. Tutto qui. Senza essere Freud, questa è la mia ragionata diagnosi... -

- ... Chi è questo Freud?... Non lo conosco... -

- Tranquilla: se lo incontriamo te lo presento; ma non puoi negare che tu cerchi un sentimento che colmi le assenze che hai subìte... -

- Certo, questo è vero. Ma un padre come il mio, che abbandona la famiglia e che lascia la figlia in tenera età, nel momento più critico del suo sviluppo, è un padre da non augurare a nessuno. Non crede? -

- Sì, certo. Il suo abbandono ti ha creato un trauma che il tempo sicuramente mitigherà. Ma, facendoti strada con le sole tue forze sicuramente trarrai dei vantaggi che non avresti avuto se la tua vita fosse stata protetta dalla presenza di una guida -

-  E, allora, non vuol proprio aiutarmi?... -

- Aiutarti come?... -

- A corrispondere al mio sentimento? -

- Allora continui? È dissennato, quello che mi chiedi. Riflettendoci vedrai che te ne accorgerai da te stessa senza bisogni di aiuti esterni -

Lei osserva una pausa di riflessione. Sembra concentrarsi su qualcosa che le frulla nel cervello; sembra sostenere una lotta interiore. Alla fine pare decidersi. Mi guarda con un mezzo sorriso sulle labbra.

- Senta... ho da confessarle una cosa... -

La guardo interrogativamente.

- Ancora una volta le ho detto un'ennesima bugia... Non è vera la storia di famiglia che le ho raccontato... e nemmeno che sono innamorata di lei... Mi deve proprio perdonare... Ho cercato di irretirla dicendole che sono innamorata di lei e di impietosirla parlandole della mia famiglia... Inoltre io non abito nemmeno qui, nella sua stessa strada... Abito a Castelbuono e... e... se vuol proprio saperla tutta, non ho i soldi per pagare il biglietto dell'autobus per ritornare a casa... Nemmeno il mio ragazzo, che mi aspetta lì, ce li ha... Guardi, è lì... -

Indirizzo lo sguardo nella direzione che mi indica e vedo a qualche distanza, seduto sullo scalino della cappelletta che insiste fra l'antico convento dei monaci e l'ingresso dell'attuale sodalizio Masci, una capigliatura bionda, trasandata, all'artista, su un corpo giovane e muscoloso.

- ... Se lei mi volesse cortesemente prestare venti euro... io le resterei  enormemente grata... e anche il mio Luigi... Vuole?... Mi chiamo Carmela e vorrei tanto non aver inscenato tutta questa manfrina... ma sa, il bisogno... -

Successe per carnevale dell'anno scorso.

 

Cefalù, 5 Febbraio 2019

                                                                                      Giuseppe Maggiore