4 Febbraio 2019, 09:41 - Sandro Varzi [suoi interventi e commenti] |
Nuova scoperta nella pinacoteca del Museo Mandralisca
In seguito ad una segnalazione fattami del giovane e promettente artista Giuseppe Condello riguardante un dipinto su tavola del XVI secolo raffigurante una “Sacra Famiglia” esposto nella pinacoteca del Museo Mandralisca, ho iniziato una ricerca d’archivio e iconografica che secondo me ha dato dei risultati positivi, dando nuova vita ad un’altra opera appartenente alla quadreria di casa Mandralisca.
Dall’inventario del 1888, redatto dal Notaio cefaludese Giuseppe Gaetano Pernice, il quadro è identificato con il numero 5 con la relativa descrizione “Un quadro rappresentante la Sacra Famiglia dipinto sopra tavola, lavoro del secolo decimo sesto di scuola veneziana di allievo di Gentile Bellini alto centimetri trentotto e largo quarantadue con sua cornice dorata per lire settecentodieci inclusa la cornice”.
Dopo una risistemazione della quadreria del barone Enrico Pirajno, effettuata in data imprecisata, gli è stato attribuito il numero 10. Nient’altro si evince dall’inventario e nulla ho trovato tra le carte d’archivio riguardo l’acquisizione dell’opera. Essa dunque potrebbe essere appartenuta alla famiglia Mandralisca e giunta a noi per acquisizione testamentaria, oppure è stata acquistata dal barone Enrico nell’allora fiorente mercato antiquario durante il suo peregrinare alla ricerca di antichità.
Il dipinto, un olio su tavola, rappresenta non una Sacra Famiglia, come da descrizione in inventario ma, una Sacra conversazione. Esso infatti ritrae a mezzobusto San Geremia, San Giovannino e la Madonna con il Bambino in braccio.
Di area veneta della prima metà del XVI secolo, come già ipotizzato nell’antico inventario, da vari confronti effettuati si potrebbe attribuire l’opera al pittore Francesco Rizzo da Santacroce documentato a Venezia dai primi anni del 1500 sino al 1545 e di cui ho riscontrato un’opera pressoché identica in vendita all’asta a Versailles.
Sacra conversazione, Francesco Rizzo di Santacroce, Versailles.
Sacra conversazione, Museo Mandralisca, Cefalù.
Il linguaggio semantico è lo stesso, stessa cosa per la gamma cromatica, la differenza è solamente nello sfondo che nel nostro dipinto presenta una spazialità maggiore che comprende delle montagne all’orizzonte, un grande albero ed un gruppo di case in secondo piano, dando maggiore risalto alle quattro figure.
Anche se l’opera in questione è anonima e su di essa non si è riscontrata nessuna firma, si può comunque affermare con sicurezza e senza ombra di dubbio che è un dipinto venuto fuori dalla fiorente bottega dei Santacroce, attiva nell’area veneta nella prima metà del XVI secolo.
FRANCESCO DA SANTACROCE
Francesco Rizzo da Santacroce, detto anche Francesco da Santacroce o Francesco di Bernardo de' Vecchi da Santa Croce, nasce intorno al 1485 e appartenne a una famiglia di pittori originari di Santa Croce, un piccolo centro della Val Brembana in provincia di Bergamo.
La sua attività è documenta tra il 1505 e il 1545 e si svolse oltre che a Bergamo principalmente a Venezia. Si formò inizialmente con il maestro Francesco di Simone da Santacroce, che aveva una fiorente bottega che si suole indicare come la prima bottega dei Santacroce, dato che era il più anziano rappresentante della comunità di pittori originari di quella località. Francesco Rizzo gli fu fedele ed attivo collaboratore tanto che il maestro alla sua morte, gli lasciò per testamento rogato il 28 ottobre 1508 e pubblicato il 4 novembre del medesimo anno, il suo studio e tutto il materiale da lavoro in esso contenuto affinché avesse la possibilità di continuare e di succedergli nella pittura.
Nella città lagunare ebbe occasione di recuperare non solo i modi del suo maestro ma ancor di più quelli dell’universalmente noto Giovanni Bellini le cui Sacre conversazioni sono tra i maggiori capolavori della pittura veneta a cavallo fra il XV e il XVI secolo. Una forte adesione al linguaggio pittorico di Bellini e della sua cerchia, che a volte si avvicina all'emulazione.
Nel 1507 dipinse una pala d'altare raffigurante San Pietro per la chiesa parrocchiale di Lerina. Nel 1513 nella chiesa dei Domenicani delle Zattere dipinge Cristo risorto che appare alle Sante donne. Nel 1519 per la chiesa di San Cristoforo una Pala d’altare raffigurante San Nicola da Tolentino, San Antonio Abate e Santa Caterina, una Madonna con i Santi Geremia e Girolamo per Santa Maria degli Angeli a Murano e una Pala d’altare per chiesa di San Francesco della Vigna.
L'opera di Francesco Rizzo, considerata oggi la più importante, è l'Apparizione di Cristo risorto (1513), oggi nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
La compresenza nella medesima bottega di due pittori con lo stesso nome e lo stesso paese d'origine ha determinato a lungo una confusione e il maestro e l'allievo sono stati infatti identificati in un'unica persona.
Alla confusione di nomi si aggiunge un ulteriore elemento di incertezza in quanto il maestro Francesco di Simone lavorò spesso con il suo valente collaboratore Francesco Rizzo e quest'ultimo continuò ad ispirarsi al maestro anche nelle sue opere mature. Questa molteplicità di fattori ha determinato forti dubbi attributivi intorno alla gran parte delle opere uscite dalla prima bottega dei Santacroce.
Francesco Rizzo fu un importante pittore specializzato in opere devozionali, attivo nella prima metà del XVI secolo. Nel suo studio ebbe come allievi anche Palma il Vecchio e Andrea Previtali.
Cefalù, 29 gennaio 2019 Sandro Varzi
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1783 volte