“Laboratorio della speranza” e “Fuga dalle Madonie”

Ritratto di Salvatore Ilardo

4 Gennaio 2019, 10:01 - Salvatore Ilardo   [suoi interventi e commenti]

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LABORATORIO DELLA SPERANZA” e “FUGA DALLE MADONIE” 

 

Uno scorcio di fine anno all’insegna delle analisi e delle riflessioni.

Si è trattato di due eventi di particolare rilevanza sociale ed etica che si sono verificati proprio alla fine di quest’anno appena trascorso, quasi a sottolineare che, in concomitanza con i tanti preparativi di festeggiamenti, si possa anche pensare a qualcosa di profondamente umano  che riguarda le problematiche di tutti noi. Cioè, lo spopolamento dei tanti centri del nostro entroterra con la conseguente fuga di tantissimi giovani costretti ad abbandonare i propri paesi  per cercare un lavoro fuori, o andare a studiare altrove, per poi restarvi definitivamente.

Sia nel discorso del nostro Vescovo, S. E. Mons. Giuseppe Marciante del 22 dicembre 2018, che nel Convegno svoltosi a Petralia Sottana il 30 dicembre u.s. per commentare i risultati di un sondaggio online sulla fuga dei giovani dalle Madonie, viene evidenziato quanto tale esodo di massa, soprattutto di giovani dai piccoli paesi dell’entroterra madonita, stia diventando un fenomeno particolarmente preoccupante.

   

Recenti rilevazioni statistiche fanno prevedere che alcuni centri madoniti possano divenire un deserto nell’arco dei prossimi trent’anni. Ancor più, quanto questi esodi, soprattutto di giovani, stiano assumendo ritmi insostenibili per la stessa sopravvivenza del territorio.

Il nostro Vescovo ci ricorda quanto “la speranza sia quasi una necessità biologica per la persona, e che la società abbia il dovere di tutelarla. Togliere la speranza significa uccidere una persona”. Nel Documento finale del Sinodo 2018, si afferma che “il mondo del lavoro resta un ambito in cui i giovani esprimono la loro creatività, la capacità di innovarsi, come pure possono sperimentare forme di esclusione e di emarginazione. La più grave è la disoccupazione giovanile che recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare”.

   

Costringere i giovani a lasciare le nostre terre e far diventare dei cimiteri i nostri paesi, è una preoccupazione del nostro Vescovo, condivisa dai tanti relatori del Convegno di Petralia Sottana: sociologi come Mario Berardi; economisti come Mariele Macaluso e Maurilio Fina intervenuto in collegamento da Milano; ingegneri come Giuseppe Dino; giornalisti come Michele Ferraro; intellettuali vari. Un coro di voci autorevoli cui si sono aggiunti il Sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia; corrispondenti di testate giornalistiche varie come Vincenzo Lapunzina, Mario Puglisi, Santo Inguaggiato e Giuseppe Baldanza, e, non da ultimo, Arturo Neglia, ex sindaco di Petralia Sottana che, dall’alto dei suoi novantenni ha fatto tuonare un richiamo alla storica questione meridionale irrisolta e al “dovere di dare uno slancio ideale alle problematiche poste dal convegno”.  

Ci si sta avvicinando ad un punto di rottura, con un sensibile calo demografico annuo pari al 6%, risultante da uno scompenso nascite-decessi del 4% e di una emigrazione del 2%. A creare preoccupazione, in particolare, è poi la composizione demografica di coloro che vanno via, con il 49% in età lavorativa compresa tra i 15-39 anni, e ancor più la componente di laureati e diplomati. L’investimento della collettività perso con l’esodo di questi ultimi si aggira sui 90.000 Euro per i diplomati, e tra 150.000 - 170.000 Euro per i laureati.

Da queste prospettive alquanto preoccupanti, nasce il sogno del nostro Vescovo di mettere su il “Laboratorio della Speranza”, strumento per consentire ai giovani di potere sperimentare le loro idee, i loro progetti, mettendo a loro disposizione immobili della Diocesi non destinati al Culto.  

Anche al Convegno di Petralia Sottana è stato evidenziato il bisogno di intercettare delle vere leve di riscatto, ritagliate proprio per un determinato territorio. Non i tradizionali interventi a pioggia del passato, ma modulati proprio in relazione alle peculiarità socio economiche delle singole aree di intervento, valorizzando nel contempo il concetto di sussidiarietà e l’attivismo di prossimità.              

Il nostro hinterland, con le sue bellezze naturalistiche ed artistiche, con i suoi intelletti che spesso hanno lasciato un segno nella Storia, lo meritano.                                                                                     

E noi lo speriamo!

                                                           Salvatore Ilardo