16 Maggio 2013, 11:10 - Liceo Artistico... [suoi interventi e commenti] |
[di Rosalba Gallà]
Da sinistra: Prof. G. Barbera, Ass. A. Marinaro, Prof. I. Camilleri, Prof.ssa R. Gallà, Prof. M. Cutaia e Prof. F. D'Anna
Giorno 11 maggio 2013, nell’Aula Magna “Girolamo Coco” del nostro Liceo Artistico, ha avuto luogo il secondo momento dell’importante percorso che abbiamo avviato all’inizio dell’anno scolastico, volto al ricordo di tutti i Maestri che hanno lavorato in questa scuola, lasciando un patrimonio di cultura artigianale e artistica e di rigore professionale che continuiamo a considerare modello di riferimento e di cui sentiamo fortemente il bisogno in questo momento storico così complesso e confuso, in cui il rigore morale e professionale e la ricerca della bellezza sono diventati fenomeni con il carattere dell’eccezionalità.
È molto importante coltivare la memoria di coloro che ci hanno preceduti, oggi più che mai, dal momento che viviamo in una società che abbiamo imparato a definire consumistica, dove, purtroppo, spesso il consumismo non riguarda solo gli oggetti, ma anche le persone e la rete di sentimenti che ci lega gli uni agli altri. Siamo ormai propensi a bruciare tutto in pochissimo tempo e ciò che è accaduto soltanto ieri viene dimenticato velocemente: dovremmo impegnarci, invece, per evitare di ridurre tutto al fugace presente e noi insegnanti, in particolare, abbiamo una grande responsabilità perché dobbiamo impedire che il sapere si riduca ad una serie di spot senza connessioni, usa e getta, che la conoscenza si limiti all’immediato momento intuitivo: se dovesse venir meno la consapevolezza del percorso che ci ha portato all’oggi e la capacità di coltivare il senso della lunga durata, del tempo lungo della memoria, perderemmo gli strumenti per la comprensione del presente e per la costruzione del futuro. Come ho scritto in altra occasione, utilizzando una metafora che mi è molto cara, il viaggio autentico è quello di chi non dimentica il punto da cui è partito.
Guardare al passato, quindi, non vuole essere un semplice e vuoto atteggiamento nostalgico, ma un volere riscoprire le nostre radici per poter proseguire il difficile viaggio nel mondo dell’Arte.
Con questo spirito, il 15 dicembre scorso abbiamo intitolato l’Aula Magna a Girolamo Coco e l’Aula 215 di Discipline pittoriche a Paolo Consiglio.
Adesso abbiamo aggiunto tre importanti tessere ad un vasto mosaico che speriamo, pur con tutte le difficoltà che il mondo della scuola vive oggi, di portare avanti negli anni a venire: così abbiamo intitolato l’Aula 105, Laboratorio di forgiatura e tiratura, a Giuseppe Brocato, l’Aula 4, Laboratorio di ebanisteria, ad Antonino Flaccomio e l’Aula 7 di Progettazione Architettura a Bartolomeo Martino. Come ha scritto il collega Rosario Vizzini nell’annuncio di questo evento, “le aule da intitolare sono state scelte in quanto vi si perpetuano gli insegnamenti dei Maestri”.
Giuseppe Brocato | Antonino Flaccomio | Bartolomeo Martino |
In particolare io mi sono occupata di Giuseppe Brocato, il prof. Vizzini si è occupato di Antonino Flaccomio e la prof.ssa Moavero e il prof Barbera di Bartolomeo Martino. Dei tre maestri hanno parlato rispettivamente i nostri graditissimi ospiti: il prof. Michele Cutaia, il prof. Franco D’Anna e il prof. Ignazio Camilleri, le cui relazioni saranno pubblicate a breve.
Toccante l’intervento, che riporto di seguito, di una figlia di Giuseppe Brocato, Rosa:
Sono lieta di trovarmi in questa bella assemblea per un avvenimento che dà lustro e prestigio, ben meritati, al Liceo Artistico di Cefalù.
Prima credo che sia giusto che mi presenti: sono la quarta figlia, e non ultima, del prof. Giuseppe Brocato.
Vorrei iniziare il mio breve discorso riconoscendo che sono forse pochi gli annunci di gioia che a volte la vita ci dà con una sorprendente e inattesa notizia. Così, con profonda emozione ho appreso, per mezzo di mia sorella Briseide, qui presente, la comunicazione che i professori di questa scuola avevano pensato di intitolare un’aula alla memoria di mio padre, ex insegnante, tra i primi in questa scuola, nella quale tanti uomini di buona volontà, nella semplicità della loro vita, avevano educato molti giovani di quei tempi a imparare un mestiere che potesse assicurare un avvenire sicuro e dignitoso.
Ammirazione ed encomi, perciò, al Dirigente Scolastico e ai professori che hanno dato ancora prova di credere all’insegnamento di tanti valori educativi e ideali da perseguire, come hanno fatto i nostri padri prima di noi. La nostra cultura del passato, la fede viva, la storia, l’arte, la bellezza delle nostre tradizioni, che ci fanno onore e ci distinguono, sono i veri pilastri della nostra civiltà.
Mio padre è stato un autodidatta: amava leggere, apprendere, studiare sui nostri libri di scuola, inventare nuove tecniche per il lavoro del ferro, ma quello che lo ha distinto è stato l’amore creativo che metteva nella sua arte. Molti sono i ricordi che egli ha lasciato ai familiari, ai parenti, agli amici e, soprattutto, alla scuola. Quanto Voi lascerete scritto nella memoria dei vostri alunni e del mio paese, con la vostra intraprendenza, è a vostro onore e ad onore del Liceo artistico, che ancora può vantarsi di avere un corpo docenti che pensa, propone, lavora, crede nella dignità del lavoro umano e nel rispetto di ogni lavoro onesto e serio, come oggi ci ricordano con l’esempio integerrimo della loro vita.
Tra le opere in ferro lasciate da mio padre alla scuola, vi è un esempio splendido di che cosa si può trovare nascosto in un pezzo informe di ferro: è l’ “Annunzio dell’Angelo a Maria”.
Mio padre ha uniformato tutta la sua vita ispirandosi a questi ideali: la fede, la famiglia, il suo lavoro diventato professione. Quando io, già grande, ho visto la sua opera già realizzata, ne sono rimasta incantata: il primo pensiero che ha illuminato la mia mente per comprendere tanta bellezza fu il constatare la profusione di amore e di delicatezza nel trattare tale mistero. Questo avrà comportato anche uno slancio di amore divino verso questa Madre che egli ci ha insegnato ad amare e venerare; sarà stato necessario un tempo di meditazione nel silenzio più assoluto per far esprimere al volto di Maria e alle sue mani giunte in preghiera il suo “Sì” sussurrato con l’anima, dove si può avvertire il grande mistero del Verbo che si fa carne nel suo grembo.
Il manto di Maria che scende dal suo capo è tutto cesellato con stelline di rame incastonate nel ferro che, allora, ai miei occhi non aveva più il colore del ferro, ma di un metallo splendente degno di tale Maternità. L’Arcangelo Gabriele è ai suoi piedi ed ha un giglio in mano; anche il Messo divino sembra muoversi nell’atto di donarLe il fiore; ma ancora non finisce la mia meraviglia perché, aumentando la mia attenzione, osservo che il tutto è talmente perfetto nelle proporzioni, che sembra quasi di sentire quel dialogo straordinario ed unico nella storia dell’umanità, salvata da un “Sì” pronunziato in umiltà da una giovane ragazza ebrea.
Non posso negare, a questo punto, di aver sentito dentro di me una incontenibile commozione e un forte amore per questo padre così degno di ammirazione nel suo vivere semplice ed umile. Dopo tali emozioni e sentimenti nati dal cuore, mi sono venuti in mente quei versi famosi del nostro grande poeta Dante: ”Nati non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza.”
Ai ragazzi che studiano in questa scuola vorrei, come mamma ed ex insegnante, ripetere l’invito di Papa Francesco fatto a tutta la gioventù: ”Siate forti ed osate andare contro corrente, specialmente in questo tempo in cui anche la vita non sembra più avere alcun valore, perché non siete stati fatti per piccole cose, ma per grandi ideali”.
Per concludere, credo che sia giusto ricordare anche l’epigrafe scritta sulla tomba di mio padre, pensata e voluta sicuramente dal dirigente della scuola di allora: ”Alla famiglia col suo amore offrì l’esempio delle virtù di uomo, alla Scuola con l’intelligenza e la maestria dimostrò la sensibilità di vero artista”.
E in ultimo, con vera e sentita riconoscenza per l’idea e la realizzazione di questo evento, voglio ancora esprimere al Dirigente Scolastico, a tutti i professori e agli alunni i miei ringraziamenti e quelli di tutta la famiglia Brocato.
Cefalù, 11 Maggio 2013
Dopo questo intervento, sono state scoperte le targhe, realizzate in ceramica dalla prof.ssa Serena Caruso e inserite in una cornice in legno realizzata dal tecnico del Laboratorio di Ebanisteria Carmelo Calabretta. Mi sembra opportuno in questa sede ricordare quanto affermato dal prof. Vizzini e cioè che la Sez. Design della Ceramica, ultima nata nella nostra Istituzione scolastica, con i suoi lavori rende omaggio ai Maestri di altre sezioni più antiche.
Colgo l’occasione per ringraziare ancora il Dirigente, prof.ssa Giuseppina Battaglia, per aver creduto nel nostro percorso; tutti coloro che sono intervenuti alla cerimonia, in particolare i familiari e gli amici dei tre Maestri; tutto il personale della scuola, docente e non docente, che a vario titolo ha collaborato alla realizzazione dell’evento; tutte le persone che, pur estranee al nostro Liceo, ci hanno fornito informazioni e materiali; il Direttore Amministrativo, sig.ra Maria Ranzino, che definisco ‘memoria storica’ di questa scuola e che ci sostiene in questa bellissima avventura, e i miei compagni di viaggio, Rosario Vizzini, Marcella Moavero e Giacinto Barbera. Un grazie particolare ai tre relatori, proff. Michele Cutaia, Franco D’Anna e Ignazio Camilleri e all’Assessore all’Istruzione e alla Cultura, Antoniella Marinaro che, nonostante i suoi molteplici impegni, riesce a trovare il tempo per essere presente alle manifestazioni della nostra scuola.
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Articolo correlato: Intitolate due aule del Liceo Artistico “Bianca Amato” a Coco e Consiglio - 21 dicembre 2012 (https://www.qualecefalu.it/node/1449)
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