Il coro muto di D’Alessandro

Ritratto di Teresa Triscari

13 Novembre 2018, 21:50 - Teresa Triscari   [suoi interventi e commenti]

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Il coro muto di D’Alessandro

di Teresa Triscari                                                                                                  

 

Non é facile parlare di una personalità composita e poliedrica come quella di  Nicolò D’Alesssandro, artista, scrittore, critico d’arte, conoscitore di culture straniere; persona impegnata politicamente e nel sociale; intellettuale attivo, sin dagli anni Sessanta, nel dibattito culturale; autore, solo in quest’ultimo anno, di ben tre libri: “La favola del persiano guerriero”, “Carezza” e “La cantatrice muta e altri racconti”.

 

“La Cantatrice muta”

Storie, storie del vissuto; storie di fatti di cronaca narrate, a volte, tra ironia e sogno, tra realtà e fantasia; con peregrinazioni nel surreale.  Ma sempre pensate e soppesate.

Dodici racconti che tracciano la geografia del disagio, ma anche della semplicità quasi primordiale, della nudità dell’essere, e, pur tuttavia, della gaiezza che, paradossalmente, è spesso compagna di strada della povertà. Storie che si dipanano tra Santa Elisabetta, un minuscolo paesino dellentroterra agrigentino, e Palermo disegnando un itinerario di ricordi e di ritrovamenti di brandelli di vita ancora carichi di sentimenti ma delinea anche la mappatura dei problemi umani e delle atrocità delle mafie legate a certi raccapriccianti traffici internazionali.

Dallentroterra agrigentino a Palermo; da ieri a oggi, la realtà difficile e miserevole, inquieta e grottesca dell’incomunicabilità e della prevaricazione rimane una costante. Rimane il silenzio. Eppure, paradossalmente, è proprio con il silenzio che si comunica come la cantatrice muta, come la guardatrice dellacqua, come “ínnamorato di un’alga”, come la stessa “ciavola”. Quelli che non comunicano sono proprio i verbosi, gli esagitati come il barone Cachia, come Claudio, il protagonista delle “Ore sette e venti”, come i commensali del racconto  “La seppia”.

Il rifugio, pertanto, è sempre lì, nella trasparenza dell’acqua che, tremolando e formando tanti cerchi, si trasforma lentamente in carta e in segno grafico: segno o scrittura?  o l’uno e l’altro?  

Di fatto, non saprei parlare di D’Alessandro scrittore senza avere sotto i miei occhi i suoi disegni che sanno tanto di quel grafismo e calligrafismo tipico degli artisti del Quattro-Cinquecento

Non saprei parlare di D’Alessandro saggista senza pensare ai drammi ancestrali della Sicilia, a quel concetto di sicilianesimo, sicilianità e sicilitudine di cui ci parla Sciascia; non potrei parlare di D’Alessandro senza andare con la mente al “Meriggiare pallido e assorto”di un Montale o a certi canti  di Terre lacerate e laceranti  come “Amara terra mia” e  “Creuza de ma´”.

Eppure i suoi racconti hanno sempre un andamento leggero, tra fantasia e sogno, tra mito e bellezza. Sono disegnati, stilizzati, più che scritti. Sono tappe di una sorta di nomadismo poetico. E il dolore è spesso superato con il sorriso di una sottilissima ironia. 

Sono racconti disegnati, dicevo, e, nella composizione delle linee si cela sempre un palcoscenico dove i personaggi si assiepano tutti lì, ancora da allora, in cerca d’autore.

E, al di sopra tutto, coro nel coro, la cantatrice muta che, nel corso di una festa di matrimonio, tanti anni fa, in un paesino dellentroterra agrigentino, si alza lentamente tra gli invitati, si avvicina all’orchestrina mentre tutti le fanno spazio e Il musicista inizia a suonare  facendole cenno con la testa che può iniziare …. Non parole escono dalla sua bocca, ma sillabazioni mimate: è un canto muto, una danza di parole in libertà alla Marinetti, parolibere soffiate, tutta una gestualità segnica, una mimica che si estende ed espande a tutto il suo essere, che la vede cingersi con le braccia e avvitarsi su se stessa come in una elegantissima  “danza  del cigno”.     

Siamo solo all’inizio, ma, alla fine del libro, ci accorgiamo che D’Alessandro ha dato voce a un mondo di muti: muta è la cantatrice; muto è il bambino amico de “La ciavola”; muta è “La guardatrice dell’acqua”; muto è persino il protagonista di “Alle ore sette e venti”; muti sono tutti coloro i quali subiscono le telefonate di certe persone che parlano solo loro. E quando qualcuno parla, sarebbe meglio che tacesse come la  moglie testarda de “La seppia” che viene affogata in un pozzo, o come la bambina cocciuta che  viene derisa.

Muti, un mondo di muti. Muta è la stessa compagna dell’autore che tollera… tollera… fa finta di nulla. Finzione o amore? o missione civile? O subdola costrizione? Ne vogliamo parlare?

Muti? Oppure un mondo dell´incomunicabilità?

Ci sono anche i sordi come quella figura goffa del barone Cachia in “Cavallette ad Agrigento” e degli altri nobili e nobilastri che compaiono a poco a poco di qua e di là …. cavallette anche loro.  Ma l’esito è lo stesso: se non si sente non è possibile comunicare. Poi, nel corso della lettura, ci si accorge che, in questa pletora di diversi, nessuno è cieco, e ciò è ancora più frustrante perché vedere e non potere (o non sapere) raccontare è di per sé lesivo della propria dignità.

Non ci sono voci nel mondo che ci presenta D’Alessandro, eppure è un mondo vivo e vivido dove ci sono odori e sapori, fragranze e colori, ricordi di piaceri e piacevolezze ancestrali.

Ed è proprio qua che avviene il miracolo dell’artista che, a un certo punto, si sostituisce allo scrittore. Ricordo, a tal proposito, che  il grande Alberto Savinio superava i drammi del vuoto con la musica. Allo stesso modo D’Alessandro supera l’horror vacui della comunicazione  con la parola gettata nell’acqua e poi ripresa sulla carta. Che poi, è anch’essa musica.

È a questo punto che si crea una felice sintesi  tra arte, scrittura e musica che è poi il linguaggio universale che si alza al di sopra del silenzio dei Vinti di verghiana memoria, come una mano, tante mani, in cerca di aiuto.

Ed è proprio su queste mani imploranti che si cala impietosamente il sipario.

Nicolò D’Alessandro
La cantatrice muta e altri racconti
Prefazione di Salvatore Ferlita
Medinova
Euro 13,00