Il disperato e il cavallo del sultano

Ritratto di Angelo Sciortino

15 Maggio 2013, 18:39 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Dopo aver tenacemente contribuito alla creazione di una maggioranza consiliare, che i cittadini non gli avevano dato, il Sindaco in meno di un anno l'ha persa per strada.

Questo sarebbe niente se per strada non avessimo perduto anche la metà del Consiglio, ridotto ora a soli dieci consiglieri dei venti eletti.

Anche questo, però, sarebbe poco più di niente, se in un anno non fossimo stati costretti a perder tempo in sagre paesane, in giardinaggio e in proclami, tralasciando quel che una corretta strategia avrebbe suggerito, per risolvere i gravi problemi di Cefalù.

Il Sindaco si è comportato come il condannato a morte in un sultanato arabo di alcuni secoli addietro, che promise che avrebbe fatto parlare il cavallo del sultano, se gli fosse stato concesso un anno di tempo e poi, ottenuto il risultato, salva la vita. Gli fu concesso e al carceriere, che osò dirgli che il suo era certamente un tentativo inutile di salvare la vita, perché mai sarebbe riuscito a far parlare il cavallo, rispose candidamente: “intanto ho guadagnato un anno di vita. In quest'anno possono accadere tante cose: che il sultano muoia e che prenda il suo posto uno più buono, che mi grazia; può morire il cavallo e io non ne ho colpa né posso più farlo parlare; infine, chi ti dice che il cavallo … non parlerà?!”

La stessa cosa dell'uomo, che precipita da un grattacielo e, via via che supera i vari piani, dice: “Finora è andata bene!”

Si tratta di due esempi paradossali di ottimismo, che non eviteranno ai due uomini il loro triste destino, così come la roboante retorica del Sindaco non eviterà a Cefalù di finire nel dissesto, subito dopo la decisione della Corte di Cassazione. Quella decisione che, dopo i piani della Corte dei Conti, del CGA e persino dei piani ammezzati, ci farà sfracellare sul marciapiedi.

Non spetta a me dire che poteva esser fatta qualcos'altro. Questo potranno dirlo i commissari, che verranno a controllare i nostri conti, con in mano quelle carte contabili e quelle decisioni amministrative, che nemmeno la promessa trasparenza ci ha fatto vedere chiaramente, anche se a sufficienza per farci dubitare che tutto sia stato fatto con intelligenza della situazione.

A noi, quindi, non resta che aspettare trepidanti il domani. Trepidanti, perché l'anno appena trascorso non ci ha dato ragioni di ottimismo.