Matteo Salvini e Karl Marx

Ritratto di Angelo Sciortino

17 Ottobre 2018, 00:07 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Mi diverte lo scontro attuale tra i seguaci del duo Di Maio-Salvini e gli uomini del PD, come se fossero diversi. In entrambi i casi, infatti, siamo di fronte a una identica lettura della questione immigrazione. Una lettura, che deriva dalla convinzione che tale immigrazione ostacola il sacro principio “prima gli italiani”; ostacola, cioè, gli interessi dei lavoratori italiani. Se il PD è convinto di avere radici diverse, secondo me sbaglia.

Se qualche esponente della sinistra avesse letto Karl Marx, saprebbe quello che il filosofo tedesco pensava dell’immigrazione: e cioè che l’immigrazione fa il gioco del capitale, che dopo aver saccheggiato intere regioni, costringendo la popolazione ad andar via, ha tutto l’interesse ad avere una sempre nuova disponibilità di manodopera non qualificata e senza diritti, proprio per poter spingere al ribasso i salari di tutti i lavoratori, anche di quelli nativi, mettendoli in competizione con gli immigrati, e distruggendone così ogni forma di sindacalizzazione. Marx ha esposto queste sue idee in una lettera del 9 aprile 1870, in cui analizzava le conseguenze dell’emigrazione irlandese in Inghilterra, dopo la grande carestia della metà dell’Ottocento. Mi meraviglia che questa lettera sia stata ignorata dalla sinistra contemporanea, che sembra invece prediligere la tesi opposta, difesa da molti economisti buonisti, e più politically correct: e cioè che l’immigrazione non solo non sottrarrebbe lavoro ai nativi, ma porterebbe a un aumento dei loro salari. Ma persino un giornale socialista americano smonta questa tesi con i risultati di una serie di indagini empiriche effettuate sul mercato del lavoro in America, per arrivare a un punto cruciale sottolineato dallo stesso Marx, e cioè che quella competizione tra immigrati e autoctoni divide la classe operaia, assoggettandola ulteriormente al capitale. L’emancipazione degli uni in realtà non può che passare dall’emancipazione degli altri, aveva suggerito all’epoca il pensatore tedesco.

Noi, invece, a una riflessione seria e ragionata preferiamo di dividerci tra buonisti e razzisti, con il solo risultato che il problema rimane e si rafforza, grazie all'ignoranza e al pregiudizio con i quali lo si giudica.

E non chiedetemi qual è la mia soluzione, perché a trovarla dovremmo essere tutti e comunque già lo stesso Marx l'aveva suggerita; quel Marx (che io non amo e che stimo poco o meno di poco) come dico quando scrivo che egli suggeriva che sia gli immigrati e sia i lavoratori autoctoni possono e devono emanciparsi scambievolmente. Dovremmo suggerirla, la soluzione, tutti insieme, purtroppo però ormai siamo divisi come se fossimo nemici e viviamo in una atmosfera di odio così diffusa, che persino se venisse lo stesso Gesù fra noi, finirebbe con l'essere trattato come lo fu venti secoli fa: crocifisso!