Lettera aperta alle Forze dell'Ordine di Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

27 Luglio 2018, 22:03 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Diceva Paolo Borsellino che Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo. È una frase della quale i destinatari di questa lettera aperta devono tener conto. Certamente oggi è difficile pensare alla mafia a Cefalù, un po' perché forse non esiste più la mafia come l'abbiamo conosciuta e un po' perché essa a Cefalù non ha mai trovato complicità. Ha trovato sempre paura e silenzio omertoso, che ancora sopravvivono, anche se la mafia come la conoscemmo e come qualcuno di noi l'ha combattuta non c'è più.

C'è però un modo più pacifico di fare affari fino ad arricchirsi, sfruttando le nuove paure e i silenzi complici dei cittadini onesti. Lo si fa esercitando, dove possibile, il caporalato; imponendo turni di lavoro sproporzionati rispetto agli stipendi effettivamente erogati; minacciando in caso di vertenza il licenziamento e l'impossibilità di trovare un nuovo lavoro, perché la vertenza fa perdere la stima e la fiducia del nuovo datore di lavoro. Insomma, a piangere le conseguenze saranno sempre i più deboli.

Perché regna tanta paura a Cefalù, se esistono leggi che condannano simili comportamenti come reati? Molto probabilmente perché le Forze dell'Ordine, impegnate in altre indagini e forse persino con pochi uomini e pochi mezzi, non riescono a far sentire la protezione della legge alle vittime dei soprusi di quelli che mi ostino a chiamare caporali. Così, però, per dirla con Paolo Borsellino, politica e mafia non si fanno più la guerra, avendola già vinta quest'ultima.

Ho vissuto in prima persona il periodo antecedente il cosiddetto blitz delle Madonie, al quale ho dato un seppur modesto contributo, per cui credo di poter dire che la situazione di oggi differisce da quella d'allora per essere meno cruenta e meno minacciosa, ma non per questo meno pericolosa. È questa la ragione che mi spinge a scrivere questa breve lettera aperta, nella speranza che i suoi destinatari comincino a guardare con più attenzione alla situazione sociale di Cefalù.