“C’era una volta… e c’è ancora”, il nuovo libro di Teresa Triscari

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2 Luglio 2018, 13:30 - Quale Cefalù   [suoi interventi e commenti]

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“C’era una volta… e c’è ancora”

Un libro di Teresa Triscari, sotto l´egida di “Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018” che l´ha inserito anche nella sua programmazione culturale con il fregio “Nel segno delle culture”.
Presentazione: Mart. 10 Luglio p.v., ore 18.30, Storica Sala Cinema Di Francesca

 

Dieci storie che nascono dall´esigenza dell´autrice di dar voce a un patrimonio di vita acquisito durante una professione svolta principalmente all´estero. 

Ma nascono anche dal convincimento che la Storia va raccontata in modo semplice, discorsivo. Gli esempi non mancano: Benigni, ne “La vita è bella”, narra la storia della deportazione di un bambino ad Auschwitz; Charlie Chaplin, ne “Il Monello” riporta la sua stessa storia di orfano “lasciato” per due anni in un orfanotrofio; Elsa Morante ne “La Storia” descrive fatti di persecuzione, privazione e violenza che lei stessa aveva vissuto, ma sempre con la leggerezza della poesia. Useppe sembrerebbe un´invenzione e invece è un bambino della Storia, come Elsa che portava il nome di un padre che non era il  suo e che, nella realtà, era un diverso; e via discorrendo.

Nel prologo l´autrice ricorda Calvino, Sepulveda, Rodari e la stessa Morante, scrittori che hanno sempre posto l´accento sulle problematiche sociali, civili, politiche pur raccontando storie allettanti, a volte persino divertenti; pur trattando temi difficili come quello del diverso che, in Sepulveda prende i panni di un gatto che cova l´uovo di una gabbianella facendo, di fatto la parte di un uccello e, per giunta, della femmina; lui, gattone bellimbusto.

E, in queste storie, i diversi sono un po´ tutti: dall´“Albero delle due P”, che apre il libro e che è un essere antropomorfo; alla Sirenetta; ai vari ermafroditi e gay che si celano sotto le sembianze di ninfe; ai bambini abbandonati, anche loro diversi, che ci raccontano il loro bisogno di esistere, di raccontare e raccontarsi.

Di fatto il materiale umano è tutto qua, tra di noi, tra i nostri anziani, spesso  emarginati, dimenticati, oggetto di vergogna; tra i nostri bambini, non di rado  trascurati, mal sopportati, se non abbandonati e persino sfruttati, mezzo di commercio, cavie per esperimenti, come succedeva nella Romania di Ceausescu o ad Auschwitz nel periodo nazista, per non citare i tanti Paesi, anche europei, di oggi. 

La triste mappatura dei drammi umani e sociali!

Bambini che vivono e convivono con realtà fatte di continue frustrazioni; creature sempre in cerca della loro mamma; innocenti che devono tollerare espressioni come “utero in affitto” e “madre surrogata”; piccoli  che cercano sempre gli arcobaleni come diceva Charlie Chaplin. L´autrice, quella citazione di Chaplin sugli arcobaleni,  l´ ha messa ad epigrafe del racconto “La bambina dei palloncini” dove c´è sì fantasia ma c´è tanto stimolo a crescere, ad andare in su, sempre più in su, come i palloncini.

Ma, soprattutto, l´arcobaleno l´ha posto sulla copertina del libro che, di fatto, si presenta con un falso indizio dando l´impressione che si tratti di  fiabe ed invece racconta storie, dove dramma e felicità  spesso si fondono e si  confondono. Come sempre nella vita.

Le dieci storie si  snodano  essenzialmente su tre filoni: la problematica politico-sociale (lotte agrarie nella Sicilia degli anni ´50); problematica sociale del diverso; problematica ambientale.

Non a caso Il  libro si apre  con una storia di un albero antropomorfo (“L´albero delle due P) e si conclude con “I leagan”, storia dell´abbandono nella Romania di Ceausescu.

Molti di quei bambini, adottati poi, hanno cercato l´autrice  credendo addirittura che lei  potesse essere la loro mamma naturale. Dunque, quei piccoli non associavano un aspetto laido, perverso o deviato e deviante a chi li aveva abbandonati. E questo  ha certamente un significato.

La mamma, un mito.

La Storia, le  storie.     

 

Teresa Triscari
C´era una volta…e c´è ancora
Edizioni Tracce, Pescara
(In copertina, un acquerello della piccola Sara)