Il vescovo Domenico Valguarnera e i difficili rapporti tra “potere spirituale” e “potere temporale” nella Cefalù del Settecento

Ritratto di Carlo La Calce

29 Giugno 2018, 17:31 - Carlo La Calce   [suoi interventi e commenti]

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Il vescovo Domenico Valguarnera e i difficili rapporti tra “potere spirituale” e “potere temporale” nella Cefalù del Settecento

Potere spirituale e potere temporale: brevi cenni sulla storia di un insanabile dissidio

 

Papato ed Impero nel medioevo

Perennemente in conflitto tra loro, il potere spirituale della Chiesa cattolica e il potere temporale dell’ autorità secolare hanno dato vita nella storia ad una rivalità che spesso ha assunto i caratteri di una vera e propria lotta per la supremazia.

Lo origini dello scontro - che ha avuto sorti alterne , vedendo prevalere ora l’uno ora l’altro dei contendenti - sono remote e vanno fatte risalire al V secolo, agli albori del medioevo, all’indomani della caduta dell’ Impero Romano d’Occidente.

Ad aprire ufficialmente le ostilità la lettera di Papa Gelasio I all’Imperatore di Bisanzio, Anastasio, in cui - ricorrendo alla celebre metafora delle due spade - il Pontefice rivendicava l’autonomia del magistero della Chiesa dal potere secolare.

L’antagonismo tra le due supreme autorità universali, la Chiesa e l’Impero, fra concili, scismi, guerre dichiarate, scomuniche e concordati  attraverserà l’ intero medioevo e, nella lotta per il primato e la supremazia, la dottrina delle due spade subirà interpretazioni strumentali diverse a sostegno delle pretese egemoniche ora dell’ uno ora dell’altro dei contendenti.

Il bilancio complessivo sarà comunque favorevole alla Chiesa cattolica: l’emancipazione  da Costantinopoli, la fondazione del Sacro Romano Impero con Carlo Magno, lo Scisma con la Chiesa d’Oriente del 1054, l’affermazione della teocrazia con Gregorio VII , la vittoria su Enrico IV e Federico Barbarossa autorizzeranno Innocenzo III (il Pontefice della la fatidica IV Crociata), a “presentare il conto”,  sancendo in maniera definitiva -  con la celebre metafora del sole (la Chiesa) e della luna (l’Impero) - la sottomissione dell’Impero alla Chiesa.

 

Chiesa e Stato nell’era moderna e contemporanea

Il dissidio e la conflittualità connoteranno il rapporto tra i due poteri anche dopo la crisi delle due principali istituzioni protagoniste assolute della storia medievale, l’Impero e il Papato, dopo la nascita e il consolidamento delle grandi monarchie nazionali in Europa (Francia, Inghilterra e Spagna).

Bisognerà attendere a lungo perché si realizzino la separazione e l’indipendenza delle due giurisdizioni.

Nei Paesi occidentali infatti la separazione tra Stato e Chiesa diventerà definitiva dal punto di vista politico e giuridico solo nei secoli XIX e XX, e non senza difficoltà.

 

Chiesa e Stato in Sicilia

Anche la Sicilia non si è sottratta allo scontro tra i due poteri e nell’isola la dinamica del conflitto si è storicamente intrecciata con l’avvicendarsi delle varie dominazioni, a partire dai Normanni.

Con l’ accordo di Melfi che poneva fine al conflitto armato con la Chiesa, da nemici acerrimi del Papato i Normanni si trasformavano - in cambio del riconoscimento delle loro conquiste nell’ Italia meridionale da parte della Curia romana -  in vassalli e fedeli servitori del Pontefice, agenti armati della latinizzazione ecclesiastica nell’Italia meridionale, al servizio del Papato nella riconquista della Sicilia musulmana.

Il loro rapporto con la Chiesa fu tuttavia sempre improntato ad una certa ambiguità e se da un lato furono “Braccio di Roma”, i Normanni, con la indiscussa autonomia dimostrata nella gestione delle loro chiese, furono allo stesso tempo “incubo di Roma”.

Con Ruggero II di Altavilla, incoronato Re di Sicilia nel 1130, si realizzerà di fatto la completa fusione della podestà politica e di quella ecclesiastica nelle mani del sovrano.

Forte del privilegio dell’Apostolica Legazia concesso da Papa Urbano II, il re normanno infatti amministrerà il patrimonio delle diocesi, interverrà di diritto nelle questioni riguardanti la sede apostolica e otterrà ampia possibilità di intervento nelle nomine episcopali.

Dopo la limitazione della giurisdizione regia  imposta da Papa Clemente IV nel breve periodo angioino, sotto il dominio spagnolo  l’istituzione del  Giudice della Monarchia Sicula da parte di Filippo II servirà a garantire il ripristino dei privilegi della corona.

Tale magistratura, che aboliva ogni diritto di appellarsi a Roma contro le decisioni dei tribunali ecclesiastici,  temporaneamente abrogata dalla Curia romana durante il breve regno di Vittorio Amedeo II di Savoia (con bolla pontificia di Papa Clemente XI), sarà successivamente ricostituita, col nome di Tribunale della Regia Monarchia e Apostolica Legazia, durante la dominazione austriaca, sotto Carlo VI d’Asburgo (Bolla pontificia di Papa Benedetto XIII).

E i contrasti giurisdizionali con la Chiesa cattolica costituirono un serio problema anche per Carlo di Borbone il quale, subito dopo l’investitura a Re delle due Sicilie, nel 1741 stipulò con la Santa Sede un concordato teso a laicizzare lo stato e a limitare le prerogative feudali e la giurisdizione dei Vescovi.

La nomina ufficiale di questi ultimi - dopo l’ordinazione da parte della curia romana - diveniva prerogativa del Re che si avvaleva di una commissione speciale dallo stesso sovrano presieduta, il Sacro Regio Consiglio.

Il tribunale della regia monarchia e della apostolica legazia sarà soppresso da Pio  IX nel 1864 e finirà per essere  abolito dallo Stato italiano solo nel 1871.

 

Il conflitto tra i due poteri nella Cefalù del XVIII secolo: la Magistratura della Città contro il Vescovo Valguarnera nel Memoriale di Michele Giordano

È proprio il dissidio tra Chiesa e Stato a fare da sfondo alla vicenda svoltasi a Cefalù a metà settecento, oggetto del presente articolo.

Sede del monumentale duomo fatto erigere da Ruggero II e di una delle più importanti, ricche e privilegiate mense vescovili della Sicilia, fatalmente dunque collocata lungo la sconfinata linea di confronto tra potere spirituale e potere temporale, la cittadina normanna costituì infatti nel periodo citato terreno di scontro tra le due autorità, vedendo il Vescovo Domenico Valguarnera duramente contrapposto alla locale Magistratura e alle nobili famiglie cefaludesi dei Bordonaro e dei Piraino.

La contesa, iniziata nei Tribunali locali, fu presto tasferita a quelli Viceregi di Palermo e, passata al vaglio del Tribunale della Monarchia e dell’Apostolica Legazia, finì per essere  direttamente sottoposta al giudizio del Sovrano, Carlo III di Borbone.

A SM il Re infatti è indirizzato il memoriale accusatorio redatto a stampa in oltre 250 pagine, a firma del Procuratore Michele Giordano, per conto della Città di Cefalù e pubblicato a Napoli il 17 dicembre 1746.

Ed è attraverso la lettura del corposo documento che ci è dato conoscere in maniera approfondita e con dovizia di particolari l’evoluzione dell’ articolata  vicenda giudiziaria che ebbe protagonista il Vescovo Valguarnera, il quale - così esordisce il memoriale - “sinistramente informato dai suoi Ministri, tutti esteri di quella città e quindi disinteressati al bene della comunità,  si è reso colpevole di comportamenti gravissimi e si è prodotto in eccessi che eccedono l’umana credenza, non ottemperando ai Sacri Canoni e alle Pontificie Costituzioni, violando  la Reale Giurisdizione nonché il Real Decoro e ha creato disordine sottraendosi al compito a lui affidato di provvedere al bene e alla salvezza del suo gregge”. Da qui il ricorso alla Podestà Regia “perché il Sovrano venga in soccorso ai sudditi, liberandoli dall’oppressione e ripristinando la pace sociale”.

Con ampio sfoggio di dottrina, con il ricorso a sofisticate  e raffinate disquisizioni di ordine teologico, morale, giuridico, storico, con continui richiami alle antiche origini della diocesi cefaludese, ai fondamenti del magistero della chiesa e ai principi del diritto canonico e civile, nel memoriale vengono minuziosamente ricostruiti e rigorosamente vagliati i fatti ed elencati i capi di accusa.

Nella parte conclusiva del documento - che, attraverso il racconto di denunce, calunnie, congiure, scomuniche, arresti, rappresenta un intrigante spaccato della vita politica e sociale della Cefalù del tempo - il Procuratore Michele Giordano, a nome della Città, richiede a S.M. il Re l’autorizzazione a ricorrere al Pontefice per sollecitare la destituzione del Valguarnera dalla carica di Vescovo della cittadina normanna.

L’analisi dettagliata dei singoli capi d’accusa e dei fatti ad essi correlati sarà argomento di una mia successiva presentazione.

 

Frontespizio del memoriale del Procuratore Michele Giordano
Napoli, 17 Dicembre 1746
 

Note

Dottrina delle due spade: l’intera comunità umana è governata contemporaneamente dai due poteri universali, quello religioso e quello civile (ovvero rispettivamente il Papato e l’Impero), con giurisdizioni distinte, considerati  entrambi poteri  istituiti e designati direttamente da Dio.

Domenico Valguarnera: nato a Palermo il 3 novembre 1697 da Giuseppe, dei principi di Valguarnera e da Anna Maria Gravina, dei principi di Comitini, proposto dall’Imperatore Carlo VI d’ Asburgo (Re di Sicilia dal 1720 al 1734), fu nominato Vescovo di Cefalù il 13 agosto 1732 da Papa Clemente XII, ricevendo l’ordinazione episcopale il 7 dicembre seguente dal Cardinale Francesco Barberini.

Morto a Palermo il 2 maggio 1751, è sepolto nella Cattedrale di Cefalù.

Rosario Porpora, Gianvincenzo Dini ed altri soci della Letteraria Adunanza Teoripolia, l’Accademia dallo stesso Valguarnera fondata presso il Seminario vescovile, ne commemorarono  la scomparsa con la raccolta di componimenti poetici “Laudatio funebris Dominici Valguarnera & Gravina Episcopi Cephaludensis”.

Sovrani del Regno di Sicilia nella prima metà del settecento:
Vittorio Amedeo II di Savoia (1713 > 1720)
Carlo VI d’Asburgo (1720 > 1734)
Carlo III di Borbone (1735 > 1759)
Vicerè  di Carlo III: Giuseppe Cartiglio Albornoz, Conte di Moontemar (1734)
Bartolomeo Corsini, Principe di Gismano (1737); Eustachio, Duca di Laviefuille (1747)

Vescovi di Cefalù nella prima metà del settecento:
Giuseppe Antonio Muscella  (1702 > 1716)
Sede vacante (1716 > 1732)
Domenico Valguarnera (1732 > 1751)
Antonio Maria Riggio (1751)

Nel corso della prima metà del XVIII secolo i rapporti tra la Curia romana e il Regno di Sicilia (sul cui trono si avvicendarono i Savoia, gli Asburgo ed i Borbone) registrarono  diverse offensive da entrambe le parti.

Al contrario del Valguarnera, il Vescovo predecessore, Mons.Muscella, e - in periodo di Sede Vacante - il reggente, Mons. Paolo Orioles, erano stati capaci di tenersi saggiamente fuori dal contrasto con il potere civile, guidando senza sussulti e senza tensioni la Diocesi.

Il Vescovo Valguarnera invece fu coinvolto nell’aspro scontro con l’autorità statale, entrò in conflitto con le famiglie Bordonaro e Piraino e fu accusato anche di un atteggiamento ostile nei confronti del Capitolo e del Clero (creando frizioni, contrasti, rivalità e gelosie all’interno della stessa curia vescovile), giungendo ad inimicarsi perfino i fedeli.

Durante il Vescovato del Valguarnera la Chiesa di Cefalù - nell’ambito della generale ricognizione dei beni religiosi soggetti a regio patronato, nell’intero territorio siciliano, voluta da Carlo III – fu oggetto della “Sacra Regia Visita” da parte di Mons. Giovanni Angelo De Ciocchis.

 

Cattedrale di Cefalù
Monumento funebre del Vescovo Domenico Valguarnera,
con relativa iscrizione laudativa,
fatto erigere dal fratello Pietro

 

Tre diversi momenti della dinamica dei rapporti tra potere spirituale e potere temporale
 attraverso la rappresentazione di tre storiche incoronazioni

Raffaello Sanzio, Roma, Musei Vaticani
Notte di Natale dell’ anno 800
Carlo Magno china il capo per ricevere la corona imperiale  dalle mani di Papa Leone III
Il gesto rappresenta simbolicamente la sottomissione alla Chiesa romana

 

Palermo, Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (la Martorana)
Ruggero II riceve la corona direttamente dal Cristo Pantocratore, senza intermediari
Di grande interesse è la straordinaria  somiglianza delle due figure
Il mosaico vuole significare che il re normanno non è altro che il rappresentante di Cristo sulla terra

 

Jaques Louis David, Parigi, Museo del Louvre
Incoronazione di Napoleone Bonaparte nella Cattedrale di Notre Dame, a Parigi
Autoincoronandosi e relegando Papa Pio VII al ruolo di spettatore, l’Imperatore dei Francesi rifiuta di riconoscere il Pontefice
come fonte della dignità e del potere imperiali

 

Una significativa immagine della Cefalù dei giorni nostri

Stato e Chiesa “indipendenti e sovrani” (secondo l’articolo 7 della nostra Costituzione),
ma non completamente separati
14 aprile 2018, il  Sindaco Rosario Lapunzina accoglie il nuovo Vescovo di Cefalù, Mons. Giuseppe Marciante