Giovanni Longo: Vissi d’arte, vissi d’amore, vissi di bello

Ritratto di Rosalba Gallà

15 Giugno 2018, 14:32 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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GIOVANNI LONGO: VISSI D’ARTE, VISSI D’AMORE, VISSI DI BELLO
di Rosalba Gallà

UN RICORDO PRESSO L’OTTAGONO DI SANTA CATERINA

 

È stata inaugurata giorno 7 giugno la mostra “Vissi d’arte, vissi d’amore, vissi di bello”, dedicata a Gianni Longo, scomparso nel 2012: un’inaugurazione diversa dalle altre, meno formale e vissuta più che altro sull’onda di un’emozione che ha attraversato la sala e ha coinvolto tutti i presenti, parenti, amici, conoscenti dell’artista cefaludese.

Si tratta di una mostra più volte pensata, in particolare dall’amica Stefania Randazzo, e poi per vari motivi rinviata, quasi ad avere necessità di un tempo lungo per maturare e venire alla luce, fino a quando il fratello Roberto si è sentito pronto e ha espresso il suo desiderio a Salva Mancinelli che, coinvolgendomi, ha fatto sì che le sporadiche conversazioni in cui si era parlato di Gianni Longo e delle sue opere, diventassero condivisione di energie volte a mettere insieme, nella sala di Santa Caterina, quanto egli ha lasciato ai suoi familiari.

Chi non ricorda quel ragazzo bello ed elegante a spasso con il suo Collie, a cui Madre Natura ha giocato un terribile scherzo, sottraendolo all’arte, all’amore, al bello e alla vita?

Non tutti, però, sanno che Gianni Longo era anche un fine pittore, un artista che non finalizzava la sua creatività alle esposizioni, in verità molto rare, ma che portava avanti la sua ricerca pittorica con lo scopo di trovare una strada per l’espressione di sé, per sé e per le persone a lui care, ritratte spesso nelle sue tele. Una vena intimistica, insomma, evidenziata da Stefania Randazzo (curatrice della mostra) nella sua presentazione, tanto colta e sapiente quanto emotivamente connotata, durante la quale sono stati messi in evidenza anche i riferimenti artistici di Gianni, individuati in Renato Guttuso, per le scelte compositive, e in Caravaggio, molto amato dal nostro artista, la cui presenza risulta però meno evidente per la sua tendenza  a sostituire il contrasto luce-ombra con il contrasto luce-luce.

   

Luce danno sicuramente i suoi limoni, “che si ripetono quasi sostituendo la firma”, simbolo della solarità della Sicilia e di Cefalù, fonte continua di ispirazione e presenti costantemente nella sua produzione pittorica.

   

   

Altro simbolo sono le scarpe, che ci riconducono ad una strada da percorrere, ad un lungo cammino che ne richiede parecchie, un cammino che per lui si è interrotto troppo presto.

La malinconia del ricordo ha caratterizzato anche l’intervento del Sindaco, Rosario Lapunzina, insieme allo stupore di avere scoperto un artista: nello stesso tempo c’era e c’è la convinzione che non si muore del tutto se si lascia un buon ricordo negli altri e se l’odore dei limoni diventa occasione evocativa che continua a palpitare di vita: ed è per questo che, nell’allestimento della mostra, si trovano anche i limoni raccolti dal suo albero.  

Interessanti gli interventi finali di due artisti cefaludesi, Benedetto Morello e Giuseppe Collara, sulle matrici artistico-culturali delle opere di Gianni e sulla maturità della sua pittura.

Foto di Cetty Messina.