E Saro prese il cappello (del Mandralisca)

Ritratto di Totò Testa

9 Maggio 2013, 13:55 - Totò Testa   [suoi interventi e commenti]

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Traggo spunto dalla notizia riportata, con giustificato risalto dai media regionali, del “gran rifiuto” di Antonio Presti che ha rinunciato, per la sua “Fiumara d’Arte”, alle provvidenze della “Tabella H”, che non è quella che segnala la presenza di un ospedale, ma quella  “pizzinata” clientelare che si allega, per consolidata tradizione, alla finanziaria regionale, talmente antica e “smruciuniata” che la scrivono ancora con l’“Olivetti Lettera 42”.

Chissà perché, mi viene voglia (e, con i tempi che mi corrono ce ne vuole!) di fare un confronto con le diverse posizioni espresse recentemente dal sindaco, sempre in materia di Tabella H, a riguardo del Museo Mandralisca.

Nei giorni scorsi, infatti, abbiamo assistito all’ennesima replica della pantomima (o, se preferite, sceneggiata) “Cappello in mano”, in cui l’illustre signor sindaco, ormai incontrastato interprete solista, ha cantato la sua romanza strappalacrime coinvolgendo nel contro-canto (spiace dirlo) anche l’attuale Amministrazione del Museo.

Addirittura, il sig. sindaco, con un do di petto “fuori spartito” si è scagliato contro l’Assessore regionale alla Cultura, Dott.ssa  Maria Rita Sgarlata, accusandola di non avere mantenuto fede alla promessa di incremento del contributo “Tabella H” da 142mila euro a 158mila.

Smacco senza eguali, datosi che il suddetto così aveva preconizzato, sentendo profumo di vittoria e, quindi, candidandosi non tanto a divenirne uno dei cento padri (come sarebbe, tutto sommato, sopportabile), ma a proclamarsi padre unico delle cento vittorie e di tutti i successi che gli altri realizzano e che egli ha avuto il fondamentale merito di auspicare, sollecitare, ispirare con forza e, ovviamente, con impegno e competenza.

In realtà l’Assessore, che è intervenuta al Mandralisca nell’ambito di “Salvalarte” di Legambiente, non ha promesso alcunché, anzi, con molta eleganza, ha tenuto ad invocare le istituzioni culturali a tracciare una loro via, per garantirsi un’esistenza che non sia solo sopravvivenza, e per potersi riproporre al ruolo attivo che sono chiamate ad assumere nella custodia della memoria collettiva e nella promozione del territorio di appartenenza (nella fattispecie Cefalù e le Madonie).

Ruolo che non potrà mai essere adeguatamente svolto senza il recupero del forte legame di reciproca appartenenza con le comunità locali di primo riferimento, i cui cittadini devono essere primi beneficiari ed, insieme, primi custodi, del patrimonio culturale posseduto.

In tale contesto l’aiuto della Regione non può continuare ad esprimersi nelle provvidenze della famigerata “Tabella H”, ma deve confidare su progetti ed iniziative incisive di promozione e di sviluppo sostenibile.

Non a caso la Dott.ssa Sgarlata ha fatto riferimento, nel suo intervento, al significato dell’iniziativa di “Salva l’arte” , portando anche la testimonianza della sua esperienza di volontaria “militante” nel campo dell’archeologia e rivolgendosi, più volte, all'esperienza di Antonio Presti, anch’egli, quasi re-incarnazione della Nemesi, presente in sala.

Nello stesso spirito, bisogna dire, quasi tutti gli altri interventi, compresi quelli dei relatori ufficiali del convegno, dei quali meglio, se si vuole, si può leggere altrove.

Personalmente ho avuto modo d’apprezzare l’intervento del Presidente del Consiglio Prof. Antonio Franco, che ha rimarcato la necessità di una rinascita culturale di Cefalù e quello (pomeridiano) di Magda Culotta che, con molta onestà intellettuale, invece dei soliti strombazzi dei politici che siamo ormai abituati a sentire a Cefalù, ha espresso il senso della sua appartenenza madonita e la sua disponibilità a sviluppare tutte le occasioni di dialogo che potrà realizzare dalla sua duplice postazione di Deputato Nazionale e Sindaco di Pollina che,tuttavia, per quanto prestigiosa, non le consente di incidere direttamente sulle possibili soluzioni.

Quanto all’attuale gestione della Fondazione, non posso che ribadire, se ve ne fosse bisogno, che del Notaio Angelo Piscitello e di altri Componenti del CDA, al pari di tantissimi altri cefalutani e madoniti, nutro profonda stima e continuo ad apprezzare l’oscuro, ingrato e disinteressato impegno nel mantenere alta la cifra culturale della Fondazione, nonostante le difficoltà gestionali incontrate.

Ma, certamente, gli aspetti gestionali non possono prescindere dall’esigenza di affiancare all’oculatezza e al sano pragmatismo (e, forse, alla disillusione dovuta allo scarso interesse dei cefalutani), anche una forte dose di capacità comunicativa e divulgativa, perché proprio dalla comunicazione e dalla divulgazione possono derivare le risorse per assicurare alla Fondazione e, quindi, al Museo, fondate aspettative di affermazione tra le mete privilegiate del turismo culturale e tra i presìdi fondamentali della conservazione e valorizzazione della nostra memoria collettiva, assicurando, anche, quell’indipendenza e quella libertà d’azione che per un’istituzione culturale sono imprescindibili.

Per tutti questi motivi mi trovo un po’ spiazzato a vedere riemergere questa ostinata volontà di confidare esclusivamente nella quantità di “ripieno a carico del contribuente” che si riesce a raccogliere nel cappello “apparato” dal sindaco.

Eppure l’azione di sensibilizzazione avviata il mese scorso ha dato risultati significativi, con un gruppo di social-network arrivato ad oltre 2600 adesioni, una petizione con quasi quattromila firme, i contatti sul sito e sugli account dedicati che aumentano in modo esponenziale, la conferma di un interesse internazionale certificato dalle centinaia di commenti e messaggi provenienti dalla da tutta la Sicilia, da tutta l’Italia, da tutta l’Europa, dai Balcani,dagli USA dal Canada, dalla Russia ...

Eppure si continua a piangere e si vuole continuare a piangere, lanciando, così, anche segnali sbagliati e penalizzanti che vanno sui “media” e che inducono tanti, per esempio, a dedurre che è inutile includere il Museo Mandralisca tra le mete del loro viaggio, perché tanto lo troveranno chiuso!

E il sindaco che fa? Il sindaco continua a prendere stecche cantando il suo tristo cavallo di battaglia, continua ad apparare il cappello e, soprattutto, vuole “tenere accesi i riflettori” (ovviamente su di sé), dimenticando che siamo nell’era dei LED e che i riflettori, se accesi a lungo, oltre a consumare una quantità insostenibile d’energia, surriscaldano, con la probabile sgradita conseguenza di incendiare lo scenario e di smacchiare tutti i giaguari che si volessero presentare alla ribalta.

 

Una piccola chiosa finale.

Se gli attenti lettori di questo blog vorranno rilevare che, nell’intervento, ho scritto sempre “sindaco” con la “s” minuscola, mi corre l’obbligo di specificare che non trattasi di errore d’ortografia, ma solo la naturale conseguenza di una certa “Lettera aperta del Sindaco (maiuscolo) ai cittadini (minuscolo) di Cefalù” che si può ancora leggere in questo Blog.

Certamente la scantonatura non è voluta, certamente sarà stato (ops!) un lapsus freudiano.

Resta il fatto che ai Cittadini la “C” maiuscola è sempre dovuta, specie da parte di colui che pretendere di scrivere da Primo Cittadino e, quindi, da Primo Servitore della Volontà Popolare, mentre la “S” maiuscola di Sindaco bisogna sapersela meritare.

Ormai, più che nella prova dei fatti, confidiamo in un miracolo.