13 Aprile 2018, 19:46 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
ASCESI
(Ho preso in prestito questo titolo da una mia sceneggiatura sugli ultimi quattro mesi di vita del Beato Don Francesco Spoto, ucciso nel 1964 nell'ex Congo Belga, odierno Zaire, vicino a Nairobi, dai "Leoni", seguaci di Lumumba.)
"Silenzioso cammino (1964 - 2014)" e "Per erti sentieri": due liriche, due espressioni del "Credo" di Liborio Asciutto.
Il silenzioso cammino di un'anima, nei cinquant'anni del suo sacerdozio; un'anima, temperata dalla maturità e dalla consapevolezza della profondità dello spirito, un'anima che rivolge lo sguardo critico al suo vissuto e lo vaglia alla luce della ragione e della fede.
Foto di Leo Ruvituso
Liborio Asciutto è quest'anima. La sua esternazione poetica vuol essere un consuntivo di percorso, un coacervo di sensazioni raccolte lungo l'esistenziale cammino, un inno esaltante all'immenso, una riflessione sincera, illuminata ed illuminante, sulla propria intima essenza, nus cosciente e consapevole di un "tutto" e non di un "soltanto", espressioni che connotano un viaggio intrapreso con gioia, condotto con perseveranza e, ancora in itinere, focalizzato con la speranza di chi si è sempre sforzato di procedere nel bene secondo i precetti del Vangelo.
"... Rimembranze di cose più grandi di te..." connota l'uomo, il sacerdote, il poeta. L'espressione è leale e sincera.
"... Passi incerti e discreti su vie immaginate e sognate... ignare di durezze e asprezze, insidie e ostacoli, e fioca luce che a stento guida l'incedere umano...".
Una capillare analisi dell' "Io" condotta alla luce di un esame critico profondo e lealmente espresso senza ambagi o falsi pudori dettati in ossequio a trite ideologiche convenienze.
E poi, in "Per erti sentieri", si chiede: "... Quando nei ministeri vedremo solo servizi senza acquiescenze a forme di potere?..." Ed inoltre, ancora, "... Piccoli passi si son pure compiuti, altri ancora se ne faranno, ma quando ci sederemo all'unica Mensa, consapevoli che solo Lui c'invita a condividere il suo pasto d'amore assoluto?..."
È tutta l'intima verità delle pulsioni di una spiritualità che, conscia della propria fisiologica fralezza, nutrita dalla certezza che dà la fede, accetta con orgoglio e di buon grado il calvario e le incostanze dell'umano procedere aspirando al sublime che solo la Luce Divina può fornire.
Una piuma, quasi una semplice piuma, che si stacca da una materiale realtà pennuta e si libra nell'aria consapevole che il vento la indirizzerà alle superne sfere.
Liborio Asciutto, Don Liborio Asciutto, Mons. Liborio Asciutto non demorde. Scrittore di vaglia, convinto negatore dell'incerto, le sue opere più rappresentative, importanti per cultura e sentimento religioso ("Il Cantico di Cefalù-1987", "Rapsodìa spirituale-1989", "Eva e le sue sorelle-1992", "Via Crucis ecumenica-1995", "Le vetrate del Duomo di Cefalù-2015") ne forniscono una chiara e sincera testimonianza.
Il suo, così come si evince dai suoi testi, è un cammino ideologico che raggiunge la sua sublimazione attraverso la coscienza dell'adempimento del proprio dovere costantemente esplicato con amorevole carità, mai disatteso od accantonato; dimensione morale, la sua, che qui si compendia in uno sfogo lirico supportato dall'accettazione incondizionata del reale che inevitabilmente, in un animo sensibile, scaturisce nella poesìa.
Appare chiaro: la consapevolezza della propria missione si rivela nel Nostro in netto contrasto con le peregrine considerazioni scaturite dai dettami proposti dall'Ecclesiaste, testo che considera la vita "... uno sforzo disperato per afferrare la felicità che mai si raggiunge...".
Nell'appagamento fisico consiste l'essenza del quotidiano vivere, prescrive ancora l'Ecclesiaste che trova il suo diretto discendente nell'epicureismo: "... Va, mangia allegramente il tuo pane e bevi di buon umore il tuo vino...".
E, nella considerazione che "Ogni sforzo coopera al compimento del mondo in Christo Jesu", come assume Pierre Teilhard Chardin nel suo "L'Ambiente Divino", o che, come propone San Paolo, "Nessuno vive e muore solo per sé. Ma sia con la nostra vita, sia con la nostra morte, noi apparteniamo al Cristo", trova la sua ragion d'essere il concetto (così com'io credo d'interpretare dall'opera del Nostro) che la fede, come l'intendiamo noi, non consiste certo nella sola adesione intellettiva ai dogmi cristiani, ma, soprattutto, nell'impegnarsi fattivamente a porre la propria esperienza al servizio degli altri e nell'aiuto incondizionato verso i deboli.
"Ora et labora" è la frase cardine, il nocciolo, il seme dell'intera missione dell'uomo.
"... E tu vai avanti, dimentico dei vani passi compiuti e del tempo trascorso assaporando solo la pena del vivere quotidiano..." esprime ancora Liborio Asciutto nel suo "Silenzioso Cammino (1964-2014)" pienamente convinto che l'incedere, malgrado tutti i bastoni fra le ruote che la vita non manca mai di elargire a chicchessìa, è l'unica realtà possibile all'uomo per identificare se stesso in una monade laboriosa e costruttiva degna del proprio ruolo in una moderna società cristiana.
Cefalù, Aprile 2018
Giuseppe Maggiore
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