Pasqua: la resurrezione di Gesù ucciso dall'ignoranza

Ritratto di Angelo Sciortino

1 Aprile 2018, 14:54 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Diceva Pasquale Villari nel 1866, in occasione della terza guerra d'indipendenza contro l'Austria, “Bisogna che l’Italia cominci col persuadersi che v’è nel seno della Nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la nostra colossale ignoranza.

Pur sentendoselo ripetere da centocinquant'anni, gli italiani non sembrano convinti della loro ignoranza, per cui non fanno nulla per sconfiggerla. Non dimentichiamo che, secondo la maggior parte degli studi, ignorante è sinonimo di confuso, incomprensibile, violento e che l’ignoranza è il nemico più grande, perché da essa deriva spesso, appunto, violenza. E di quanta e quale violenza è vittima l'Italia dal '68 a oggi è sotto gli occhi di tutti.

Quando parlo di violenza non alludo soltanto a quella fisica, ma soprattutto a quella verbale e morale. È sotto gli occhi di tutti come e perché nasce tale violenza verbale e morale: si svolgono le elezioni dei propri rappresentanti e la maggioranza dei cittadini fa per ignoranza del proprio potere la scelta sbagliata. Se poi sull'eletto si abbatte la scure di indagini giudiziarie, allora ecco che proprio coloro che lo hanno scelto o lo hanno favorito con la loro astensione si tuffano con immenso piacere nell'augurargli la punizione, che essi non hanno saputo dargli; eccoli tuffarsi nella interpretazione di una legge, che vorrebbero violenta e vendicativa. Si comportano come se i magistrati fossero i loro killer. Questa, però, non è democrazia. È soltanto ignoranza.

Oggi festeggiamo la Pasqua, la resurrezione di Gesù, crocifisso proprio per colpa di questo tipo di ignoranza, che gli preferì Barabba. Dopo tre giorni Egli risorse, essendo figlio di Dio; temo però che non possiamo contare sulla resurrezione della cultura e della democrazia, che non sono opera di Dio, ma degli uomini e della loro ragione. Dovranno essere loro gli artefici della loro morale e della loro libertà. Possiamo sperarci, se in centocinquant'anni abbiamo sconfitto l'analfabetismo totale, sostituendolo con quello funzionale, che non ci impedisce di leggere, ma non ci fa capire quel che leggiamo? Forse sì, a condizione che sparisca la terribile frase alla quale siamo abituati: beata ignoranza!