Sappiamo soltanto esporre cadaveri

Ritratto di Angelo Sciortino

18 Marzo 2018, 16:41 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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In una lettera al fratello, James Joyce scriveva: “Roma è come qualcuno che si guadagna da vivere mostrando ai turisti il cadavere della nonna.” Intendeva: vivono il loro presente come se vendessero la loro storia gloriosa. Pochi anni dopo il nostro Giovanni Papini inveiva contro gli italiani “bidelli di sale mortuarie e servitori di vagabondi esotici”, dato che Roma “non vive col lavoro indipendente dei suoi cittadini, ma collo sfruttamento pitocco del genio dei padri e della curiosità dei forestieri”.

I due giudizi sferzanti indicano quanta scarsa considerazione noi abbiamo della grande eredità indegnamente ricevuta dal nostro passato e come non siamo capaci di raccoglierne gli insegnamenti, per farla vivere con la nostra attività, togliendola dalle “sale mortuarie”, in cui l'abbiamo relegata, per lucrarci, mostrandola a turisti più o meno distratti.

Mi sia consentito, per spiegare meglio, di servirmi di un esempio a noi vicino: Cefalù. Non c'è dubbio che la nostra cittadina può contare, se non quanto Roma e altre città italiane, su una eredità storico-monumentale eccezionale. E non mi riferisco soltanto alla sua splendida Cattedrale, ora sito Unesco, ma anche e forse soprattutto a ciò che non è opera dell'uomo, ma della natura: la sua Rocca, che ispirò la mitologia greca, fino a farla ritenere la testa di Dafni; i suoi splendidi panorami, ora purtroppo deturpati da un'ignoranza elemosinante di finti imprenditori edili e da amministratori ancora più ignoranti; la Calura, fra i più bei promontori della Sicilia, finché una indegna burocrazia non ne ha permesso la sconciatura o, come diceva Galileo, aborti e mostri.

Questo mancato rispetto per i doni ricevuti dall'opera dell'uomo e dalla natura ci costringe a vivere astoricamente e senza alcun legame con la nostra cultura. Ne deriva non soltanto un depauperamento culturale, ma anche economico. Il turismo del periodo fra le due guerre è morto e noi siamo alla ricerca di una destagionalizzazione dello stesso turismo nel terzo millennio. Non ci rendiamo conto che, non avendo potuto costruire sulle onde del mare, abbiamo soltanto quello da offrire, almeno finché i danni prodotti dai depuratori maleodoranti e mal funzionanti non lo renderanno infrequentabile. Allora avremo da offrire ai turisti il cadavere di un'altra nonna e non potremo lamentarci se a essi non interesserà venire a visitarlo.

Di fronte a questo irresponsabile andazzo non vedo un'amministrazione impegnata a discuterne pubblicamente in necessarie tavole rotonde per spiegare ai cittadini quali interventi sarebbero necessari per fermare il degrado, forse perché essa è priva delle idee atte a suggerire interventi idonei. Essa si comporta come se non avesse responsabilità del disastro attuale, destinato ad aumentare il danno, se non si interviene; si comporta come colui che dice: non posso farci niente, perché è difficile cambiare questa mentalità. E qui cascano a pennello le parole di Antonino Morvillo, scritte in una lettera al Consiglio comunale nel 1868 (!): Pure sento già sussurrarmi all'orecchio quella glaciale cinica sentenza che sovente ritorna sul labbro dei buoni cefalutani: non sono cose sperabili nei nostri luoghi.

Ma Signori questa ingiuria a voi stessi, questa diffidenza nel vostro volere, questa miscredenza nella vostra attività non è comportabile; abbiate coscienza di volere davvero il bene di questa amministrazione e non vi spaventate di abbandonare la tradizione dei vostri arcavoli e camminate con il progresso dei tempi; e allora, se per qualche istante vi pungerà lo stiletto innocuo di una zanzara, per tutta la vita vi consolerà il plauso generale dei buoni.

Smettiamola, quindi, di ingiuriarci! Non diffidiamo del nostro volere, ma “abbiamo coscienza di volere davvero il bene” della nostra Città. Le iniziative delle corse automobilistiche e altre simili finte invenzioni pseudo culturali riserviamole ai momenti delle nostre paranoie. Adesso è tempo di mostrarci degni della nostra storia.