16 Febbraio 2018, 17:31 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
Il messaggio del vescovo Marciante alla diocesi di Cefalù
Il primo saluto è riservato «a tutti coloro che soffrono o per malattia o per povertà. Presto vorrei conoscervi e ascoltare il vostro autorevole Magistero perché parla dalla cattedra della Croce»
Tratto da https://www.romasette.it pubblicato il 16 febbraio 2018
Pubblichiamo il testo integrale del messaggio di monsignor Giuseppe Marciante, vescovo eletto della diocesi di Cefalù
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia.
Speri Israele nel Signore, ora e sempre.
Carissimi fratelli e sorelle della benedetta Chiesa di Cefalù,
queste parole del Salmo 131 esprimono bene i miei sentimenti dinanzi alla notizia della nomina a vescovo di Cefalù.
In questo piccolo inno di fiducia l’immagine centrale è quella di un bambino in braccio alla Madre per indicare il totale abbandono in Dio.
In braccio alla Madre Chiesa sono tranquillo e sicuro di stare nella volontà di Dio.
Nell’accettare questo nuovo servizio che il Santo Padre Francesco, nella sua benevolenza, ha voluto consegnarmi, ho posto la mia fiducia in Dio che mi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce, mi ha nutrito con fior di fumento, mi ha consacrato con olio di letizia.
Qualunque sia stata la ragione per cui un indegno e peccatore come me è stato posto in questo ministero, l’ho accettata con timore di prendermi cura di voi e con il desiderio di pregare per voi. Perciò, non potendo fare appello a miei meriti, invoco la Sua infinita misericordia e dove tace il merito, il dovere alza la voce.
Dopo i primi turbamenti, normali, dinanzi a una nuova chiamata, mi sono tornate alla memoria le parole del Risorto a Pietro: “Pietro mi ami tu? […]Pasci le mie pecorelle”. Allora mi son chiesto: è ancora vivo in me l’amore per Cristo? Se è vivo, allora, non posso tirarmi indietro!
Amore, amoris tui! Per amore del tuo amore, Signore, prendo con me questo popolo che attende di essere amato.
Sono cosciente che inizia oggi una nuova fase della mia vita; ho l’impressione di vivere una nuova primavera, anche se l’età comincia a prendere le tonalità dell’autunno.
Vi chiedo carissimi di unirvi alla mia preghiera perché io e voi, insieme, ci lasciamo condurre da quella Luce gentile che si irradia dal volto luminoso del bel Cristo Pantocratore della nostra Cattedrale.
Chiediamo al Signore che ci guidi con dolcezza e ci indichi i passi da compiere per fare la sua volontà, come recita la bellissima preghiera del Beato John Henry Newman composta dopo il suo viaggio in Sicilia:
Guidami Tu, Luce gentile,
attraverso il buio che mi circonda,
sii Tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii Tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere
ciò che rni attende all’orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
Ci basta solo un passo, il primo passo, quello della fede. Non chiediamo certezze, ma ci basta sapere che l’amor Suo non ci abbandona.
Da due giorni siamo entrati nel periodo forte della Quaresima e in Sicilia i mandorli sono già in fiore. Mi ritorna alla mente la visione di Geremia: Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla» (Ger 1,11-12).
Ho richiamato questa immagine per invitarvi a guardare il futuro della nostra diocesi con speranza, riflettendo sul cammino che il Signore vi ha fatto percorrere, per raccogliere ifrutti di una lunga seminagione. Sin dall’epoca normanna Cefalù viene definita terra d’incontro tra i popoli, luogo privilegiato di sostentamento dei poveri e di quanti vi transitano. Uno dei tratti distintivi che caratterizza la Chiesa di Cefalù è lo spirito di carità.
Ma, nello stesso tempo, il segno del mandorlo ci invita a rimanere svegli per saper vedere i segni del nuovo nascosti tra le pieghe del tempo presente con la certezza che il Signore veglia perché la sua parola non ritorni a Lui senza aver compiuto ciò per cui l’ha mandata.
Papa Francesco nel 2015 durante il Convegno dei delegati della Cei a Firenze ci ha indicato il punto focale del suo Pontificato nell’ Evangelii Gaudium, con queste parole: «In ogni comunità, in ogni -parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni». Il Santo Padre ci chiede di avviare una conversione pastorale e missionaria delle nostre comunità ecclesiali. È mio vivo desiderio raccogliere questa consegna e condividerla con tutta la comunità diocesana.
Infine, come è nello stile epistolare, passo ai saluti.
Il mio primo saluto lo riservo a tutti coloro che soffrono o per malattia o per povertà. Presto vorrei conoscervi e ascoltare il vostro autorevole Magistero perché parla dalla cattedra della Croce.
Chiedo ai Direttori, al personale sanitario e ai cappellani dell’Ospedale Giglio di Cefalù e Madonna dell’Alto di Petralia Sottana di dare una carezza a tutti gli ammalati portando la tenerezza del Vescovo.
Esprimo gratitudine e riconoscenza a Monsignor Vincenzo Manzella, che ha dedicato alla Diocesi Madonita gli anni fecondi della maturità episcopale e la comunità, riconoscente, ha festeggiato con gioia il compimento del 50° di sacerdozio e del 25° di episcopato. Lo ringrazio per tutto il bene realizzato in questi nove anni e che raccoglierò come preziosa eredità.
Saluto e ringrazio il vescovo emerito Monsignor Rosario Mazzola preziosa memoria storica della Diocesi.
Saluto i miei confratelli Vescovi della Conferenza siciliana e in particolare il Presidente Monsignor Salvatore Gristina e il Metropolita di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice. Offro umilmente la mia collaborazione per una costruttiva azione collegiale per il bene delle nostre Chiese.
Un abbraccio forte a tutto il presbiterio e ai diaconi permanenti. La forza dell’azione pastorale di una diocesi dipende dalla piena comunione e leale collaborazione tra il vescovo, i presbiteri e i diaconi perché lo Spirito dà la vita nella comunione.
Saluto i consacrati e le consacrate e li invito a tenere sempre accesa la fiaccola del loro carisma perché la Chiesa, sposa di Cristo, risplenda della bellezza di tutti i doni dello Spirito.
Saluto i fedeli laici, con me, discepoli di Cristo, unico Maestro. Voi laici vi trovate in una situazione privilegiata per annunciare e testimoniare il vangelo di Gesù Cristo. Vivete contemporaneamente ad intra e ad extra della Chiesa, nel mondo; respirate il clima culturale e sociale in cui vivete, progettate, lavorate. In modo particolare attraverso voi laici, la Chiesa è in uscita.
Tra i laici vorrei incoraggiare i giovani e invitarli a vivere da protagonisti nella Chiesa. Fate della Chiesa la vostra casa!
Un Vescovo non è solo il pastore di una comunità ecclesiale, è soprattutto un successore degli Apostoli chiamato ad annunciare il Vangelo oltre i confini del recinto; è un cittadino che partecipa come tutti alla vita comune; è un seguace di Cristo che spinge il suo gregge ad offrire il fermento evangelico per la costruzione armonica della città degli uomini.
Saluto i Sindaci e le amministrazioni locali delle Madonie, e li prego di porgere il mio saluto a tutti i cittadini dei loro Comuni.
Invoco su tutti la benedizione del Signore e vi affido al dolce sguardo materno di Maria Santissima ma di Gibilmanna che, pellegrino, ho avuto modo di ammirare nell’estate del 2012.
La liturgia delle ore di oggi mi ha ispirato per trasformare in una preghiera rivolta a Maria un brano dell’omelia di San Giovanni Crisostomo:
Nostra Signora di Gibilmanna, abbellisci la nostra Chiesa
di modestia e di umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia;
orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro
e al posto dei muri e delle pietre preziose
colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in una splendida reggia.
Per la tua preghiera egli ci concederà di
trasformare le nostre anime in tempio della sua presenza. Amen.
16 febbraio 2018
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