14 Febbraio 2018, 21:35 - Carlo La Calce [suoi interventi e commenti] |
LE ACCADEMIE LETTERARIE IN ITALIA
LE ACCADEMIE DELLE MADONIE E LA “COLONIA” DELL’ARCADIA DI CEFALÙ
Fiorite nel secolo XVII, le Accademie letterarie italiane rappresentano l’evoluzione e lo sviluppo del modello classico-rinascimentale delle “adunanze di studiosi”, prodotto della cultura umanistica e del mecenatismo dei principi.
Centri di aggregazione culturale, di produzione e scambio di rapporti intellettuali e sociali, le Accademie si diffusero e ramificarono nella nostra penisola, promuovendo il culto delle lettere e del bello e, attraverso la rappresentazione di una grandissima varietà di storie letterarie locali, cittadine, regionali, costituirono un fenomeno ampio ed articolato, esercitando una influenza determinante sulle vicende letterarie e sulla identità culturale di un’intera nazione.
Ne furono istituite di pubbliche e di private e, tra queste ultime, gli studiosi più autorevoli individuano in quella degli Intronati di Siena la più antica in ordine di tempo, seguita da quella degli Affidati di Pavia.
Nel 1690 fu fondata a Roma, da Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni, l’Accademia dell’Arcadia, destinata a diventare un vero e proprio movimento letterario ispirato al classicismo, in opposizione al cattivo gusto del barocco.
Assorbendo ed inglobando l’enorme numero di Accademie già esistenti, l’Arcadia nel corso del Settecento si ramificò su tutto il territorio nazionale, aprendo succursali (le cosiddette “Colonie”) ovunque e raggiungendo zone sempre rimaste ai margini del dibattito intellettuale o addirittura escluse da esso.
Artefice dunque di un’importantissima opera capillare di organizzazione dell’attività letteraria, l’Arcadia si configurò fin dal primo momento come un potente strumento per l’unificazione culturale italiana.
Le Accademie Letterarie delle Madonie e la “Colonia” dell’Arcadia di Cefalù
Tra il XVII e il XVIII secolo le Accademie, prevalentemente patrocinate da esponenti dell’aristocrazia locale, ebbero una vivace fioritura anche in Sicilia dove - accanto a quelle di primissimo piano quali l’Accademia Palermitana del Buon Gusto (istituita nel palazzo di Pietro Filangieri e derivata dalle Accademie degli Elevati e Riaccesi nonché degli Animosi dell’Oreto), la Giustinianea (sempre a Palermo), quella Peloritana dei Pericolanti (a Messina) - tante ne sorsero anche nelle periferie.
Numerose e dotate di grande vivacità, furono – come si evince da un interessante articolo di Antonio Mogavero Fina, pubblicato nel 1963 sulla rivista Giglio di roccia – quelle nate nelle Madonie.
Espressione del fervore intellettuale e del rigoglio culturale che caratterizzavano quel territorio, accademie sorsero nei vari centri.
Così a Gangi videro la luce l’Accademia de’Curiosi, quella degli Sfaccendati, quella degli Sprovveduti e ancora quella prestigiosa degli Industriosi, mentre a Castelbuono furono istituite l’Accademia de’Curiosi e quella de’Sitibondi (quest’ultima destinata ad essere poi assorbita dall’Accademia del Buon Gusto di Palermo).
E ancora, mentre Collesano dava alla luce una nuova Accademia degli Offuscati, anche Tusa si rendeva partecipe del movimento letterario madonita, ospitando una “Colonia” degli Ereini.
Nel contesto di un così interessante e vivace panorama culturale, anche Cefalù, città tradizionalmente incline agli studi letterari ed umanistici, si ritagliò un ruolo importante con l’istituzione, in seno al Seminario, della Letteraria Adunanza Teoripolia da parte del Vescovo Domenico Valguarnera e con la fondazione, nel 1764, di una florida e partecipata “Colonia” dell’Arcadia, la “Colonia Cefalcidica”.
Così fu infatti denominata la “Colonia”, come si evince dal frontespizio dell’opera Historia medico-pratica cephalaedensis epidemicae constitutionis di Andrea Candiloro, Sacerdote, Medico e Poeta Arcade e come si legge nella “patente di investitura” a Pastore Arcade rilasciata dal Custode Genereale di Roma al Dottor Onofrio Petarra nel 1773.
L’attività degli arcadi a Cefalù è documentata dal carteggio svoltosi dal 1764 al 1771 tra l’allora Vicecustode del cenacolo cefaludese, l’Arciprete Francesco Dini, e la sede centrale dell’Arcadia, carteggio rinvenuto dallo studioso Michele Maylender nell’archivio romano dell’ Accademia insieme con alcuni componimenti dei Pastori Cefalcidici ed il seguente elenco di iscritti (con i rispettivi pseudonimi):
Filanto Nebrodio (D. Filippo Failla); Ivannio Imereo (Can. D. Antonio Maria Musso); Felbalino Nimonio (Fortunio Di Bianca): Aurisio Gallauglio (…..); Palimene Gallonippo (Ab. D. Paolo Porpora); Onesimo Calanto (Ab. D. Castrense Livolsi); Orfanio Cattineo (Ab. Giuseppe Canetti); Eristico Valpindo (D. Pietro Manzi); Nivildio Zelestrio (D. Vincenzo Dini); Ofrinio Gelaste (D. Onofrio Gallo); Elpisio Alindo (Barone Pietro Agnello); Alcino Maurisco (Ab. Nicola Botta); Lipario Macedonte (D. Vincenzo Magliolo); Lucidauro Megarino (D. F.sco Paolo di Bianca); Rosimondo Trolanio (Can. D. Rosario Ortolani); Ardegisio Ortelio (Can. D. Andrea Ortolani); Alimedonte Eolio (Barone Michelangelo Piraino); Ordefisio Amagibbo (D. Onofrio Petarra); Filomanzio Antracinense (D. Giuseppe Venturi); Scalamandro Nissoneo (D. Giacinto Cirincione); Ramindo Efebeo (Ab. Vincenzo Cinquegrani); Morasto Petilio (P. Lettore Mauro Ansalone); Mirtelio Sacceo (P. Lettore Michele Tommaso Sciacca); Gelsimino Nisselio (P. Lettore Gianantonio Ansalone); Altesindo Ortelio (Barone Alessio Ortolani); Filinto Eligio (D. Andrea Candiloro).
Vicecustode: Felsindo Cefalio (D. Francesco Dini)
Risale a quel periodo la pubblicazione ad opera della “Colonia Cefalcidica” dei Sonetti dedicati a Suor Arcangela Maria Petarra e Legambi, in occasione della Processione solenne nel Monastero di
S. Caterina, il 20 maggio 1770, di cui segue il testo originale.
Poche notizie abbiamo del periodo successivo, anche se sappiamo con certezza che la “Colonia” fu attiva ancora nei primi decenni dell’800, come dimostra la patente di Pastore Arcade conferita da Roma a Rrodrigo La Calce nel 1816.
Da lì a poco, strettamente legata alle sorti dell’ Accademia romana, la “Colonia” cefaludese avrebbe conosciuto il progressivo declino, fino alla sua inevitabile scomparsa.
Note
I poeti arcadi assunsero i nomi e gli usi dei pastori-poeti greci della mitica regione dell’Arcadia, immaginando di vivere in maniera semplice e bucolica e sostennero la necessità di un ritorno della letteratura al classicismo, rifiutando in toto la poetica barocca.
Scelsero come protettore Gesù Bambino e come simbolo la siringa del dio Pan, cinta di rami di alloro e di pino.
Tre i requisiti fondamentali per entrare a far parte dell’Arcadia: età minima di 24 anni
possedere una reputazione e una storia personale rispettabili
essere un esperto in una qualche area del sapere, con competenza in una qualche disciplina letteraria
Le colonie arcadiche erano “Adunanze di Arcadi” in città diverse ma con gli stessi ordinamenti dell’Adunanza di Roma, da cui dipendevano.
Prendevano in genere il nome dalla città che le ospitava e ogni colonia aveva a capo un Vicecustode.
Le Adunanze erano a numero chiuso.
Ogni colonia era contraddistinta da una “impresa accademica”, un proposito, una finalità, cioè, espressi con una immagine evocativa, a sua volta accompagnata da un significativo motto.
Impresa della “Colonia Cefalcidica” era “un monte con in cima il tempio della sapienza ed un genio che, per quelle balze salendo, va all’alto portando la siringa arcadica ad armacollo, col motto: Virtute et Labore”
L’Arcidiacono Francesco Dini, Vicecustode della “Colonia Cefalcidica”, fu storico ed umanista di notevole spessore e, profondo cultore della Storia Patria, esercitò un ruolo di rilievo nel panorama culturale della Cefalù del XVIII secolo. Professore di “Ragion canonica e civile”, perfezionò i suoi studi a Roma dove soggiornò a lungo (e dove non si può escludere che possa avere avuto con l’Arcadia diretti contatti). Morì a Cefalù nel 1787.
A Cefalù alcuni membri dell’Arcadia aderirono allo stesso tempo ad altre Accademie letterarie. Tra questi Andrea Candiloro, socio anche dell’Accademia Palermitana del Buon Gusto, e Rodrigo la Calce, il quale fu iscritto anche all’Accademia del Buon Gusto e a quella Peloritana dei Pericolanti.
cfr.
Michele Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, Bologna: Cappelli, 1926-1930, Vol. I Antonio Mogavero Fina
Le Accademie letterarie delle Madonie, Giglio di roccia, 1963
Domenico Portera, Il libro d’oro della città di Cefalù, Salvatore Marsala Editore, 2001
Andrea Candiloro
Historia medico-pratica cephalaedensis epidemicae constitutionis
Nel frontespizio dell’ opera si cita la “Colonia Cefalcidica” dell’Arcadia
di cui l’Autore era socio con il nome di Filinto Eligio
“Patente di investitura” a Pastore Arcade della Colonia Cefalcidica
conferita al Dottor Onofrio Petarra con il nome di Ordefisio Amagibbo il 4 novembre 1773
Colonia Cefalcidica dell’ Arcadia
Felbalino Ninomio (Fortunio Di Bianca) e Ofrinio Gelaste (Onofrio Gallo)
Sonetti dedicati a Suor D. Arcangela Maria Petarra e Legambi
per la Processione nel Monastero di Santa Caterina, 20 maggio 1770
“Patente di investitura” a Pastore Arcade conferita a Rodrigo La Calce
con il nome di Almiro Doriense il 3 febbraio 1816
Accademia Peloritana dei Pericolanti, di Messina
“Patente di investitura” conferita a Rodrigo la Calce nel 1815
Reale Accademia de’ Pericolanti Peloritani
Frontespizio de “Il Voto“, “azione drammatica” di Rodrigo La Calce,
rappresentata a Messina nel 1817 per celebrare il giorno natalizio di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie
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