3 Febbraio 2018, 12:43 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Una settimana fa la casa editrice Sperling & Kupfer ha pubblicato un libro di mio figlio Luca. Non spetta a me farne una recensione, anche perché esso è stato recensito positivamente sulla stampa nazionale. A me, semmai, potrà essere permesso di essere orgoglioso di lui.
Eppure voglio aggiungere qualcosa, per sottolineare un aspetto, che non ha ricevuto la dovuta attenzione nelle recensioni, tranne forse in una basata su un'intervista fattagli. Alludo al suo essere siciliano. Una sicilianità, che gli ha permesso non soltanto il lungo viaggio di oltre diecimila chilometri in terre sconosciute, ma anche l'apertura mentale necessaria per cogliere nel suo lungo viaggio aspetti quasi sconosciuti, ma con l'apertura mentale propria di un siciliano, delle civiltà via via incontrate. Tutto ciò a riprova che la Sicilia è un microcosmo, dal quale s'irradia una luce culturale, che infine si riverbera in tutto il Pianeta. Una luce, che soltanto alla mente di un siciliano consente d'illuminare il nuovo, rendendolo come un suo personale patrimonio culturale.
Ma faccio parlare direttamente mio figlio con le parole di una sua intervista.
“Credo che ogni viaggiatore si porti dentro la propria terra: è quello a cui ci riferiamo sempre e continuamente quando siamo inondati dai nuovi stimoli di un lungo viaggio. E’ come una pietra di paragone, un’unità di misura a cui ci riferiamo attraversando territori sconosciuti”. Sciortino aggiunge che la Sicilia ha una grande tradizione di cosmopolitismo: “La cultura siciliana ha ricevuto l’impronta di Federico II di Svevia, l’imperatore che favorì l’incontro delle culture greca, araba e latina, il regnante poliedrico, che parlava sei lingue: siciliano, latino, tedesco, francese, greco e arabo”. L'intervistatore si pone a questo punto una domanda, che per un siciliano è soltanto retorica: “Chissà che questa sicilianità non sia stata l’arma in più che ha favorito il successo di Sciortino in un viaggio così lungo e nella scrittura del suo “Oltre e un cielo in più”.
Se così non fosse stato, se mio figlio non fosse figlio di questa cultura siciliana, forse il suo libro sarebbe stato soltanto una delle tante guide turistiche e non una raccolta di spunti di riflessione, che sono indispensabili a ogni uomo per essere membro di una società culturale, che sopravanza l'effimera e insignificante vita di chi si affida alle sole soddisfazioni materiali.
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Commenti
Giuseppe Maggiore -
Per l'Amico Angelo
Non sapevo, fra le molte cose che sconosco, che Tu avessi un figlio; e men che meno sapevo ch'Egli avesse scritto un libro. La cosa non può che farmi piacere. Apprezzando il padre non posso dubitare della valentìa del figlio. Così, pur non conoscendo né il personaggio in fabula né la sua opera favorevolmente recensita da chi di buon luogo, non posso fare a meno di congratularmi con Te e fare i miei più sinceri complimenti a Tuo figlio.
Ad maiora!
Angelo Sciortino -
Grazie Pippo!
Ti ringrazio per le congratulazioni e provvederò a trasmettere i tuoi complimenti a Luca.