8 Dicembre 2017, 17:31 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
La storia si ripete: santa Lucia ha ritrovato a Cefalù il suo arconte Pascasio, che la condannò a morire arsa viva. Le fiamme però non la colpirono e fu uccisa decapitata o, secondo fonti latine, con un pugnale conficcato in gola.
Di santa Lucia, alla quale era devoto, così ne parla Dante nel Purgatorio:
“Venne una donna e disse: I' son Lucia
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l'agevolerò per la sua via”.
Poi, colpito dalla bellezza dei suoi occhi, così prosegue:
“Qui ti posò ma pria mi dimostraro
li occhi suoi belli quella intrata aperta:
poi ella e 'l sonno ad una se n'andaro”.
Infine, nel Paradiso le dà un posto privilegiato:
“Di contr' a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia
che non move occhio per cantare osanna.
E contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna,
quando chinavi, a ruinar, le ciglia”.
A Cefalù, però, ai giorni nostri non c'è più Dante, ma l'arconte Pascasio, che vuole togliere a Lucia il diritto ad avere una sua messa. Lo ha comunicato in tutte le chiese con un suo decreto, simile a quelli contro i cristiani dell'imperatore coevo di Lucia, Diocleziano.
Per fortuna Lucia non può più essere condannata a essere arsa viva, ma soltanto a essere tenuta lontana dagli uomini e dalle donne, che la venerano e alla quale vorrebbero dare la dedica di una messa nel giorno della ricorrenza del suo sacrificio; soltanto a essere offesa con un'affettatrice e con piatti prelibati. Come Lucia rispose a Pascasio, però, “il corpo si contamina soltanto se l'anima lo permette”. E l'anima di Lucia non lo permette, dando un esempio a tutti i suoi fedeli, nella speranza che abbiano la stessa sua anima.
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1668 volte