Anche i poveri sono corrotti

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Dicembre 2017, 19:01 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Publilio Siro in una sua “sentenza” così scrive nel I secolo A.C.: Damnum appellandum est cum mala fama lucrum. [Si dovrebbe chiamare perdita quanto si guadagna in modo disonesto]. In un'altra sentenza così aggiunge: Quidquid probis eripitur, improbis datur. [Tutto quello che viene tolto a chi è onesto viene dato al disonesto].

La prima sentenza riportata trova una conferma nell'attuale diffusa corruzione della classe politica e di quella burocratica. Questi politici corrotti e i burocrati altrettanto corrotti, infatti, forse hanno guadagnato ricchezze, ma hanno perso la più grande ricchezza di un uomo: la dignità. Non per nulla vengono considerati indegni dalla maggioranza dei cittadini.

La seconda sentenza merita una più lunga riflessione. In questa povera Italia di persone oneste ancora, per fortuna, ce ne sono. Sono i piccoli imprenditori, gli artigiani, gli agricoltori. Essi con fatica e rischiando si procurano un reddito per sostenere se stessi e i loro familiari, quando non pure i loro dipendenti. Essi, quindi, guadagnano onestamente, ma lo Stato, questo Stato, toglie loro quasi tre quarti di reddito, con una tassazione farraginosa ed esagerata. Questo Stato, pertanto, toglie agli onesti per dare alle clientele politiche, che certamente non sono altrettanto oneste.

Non dimentichiamo, però, che lo Stato è rappresentato e amministrato da quei politici, che sono stati scelti dagli stessi cittadini. Non per nulla Indro Montanelli nel poscritto alla storia d'Italia scriveva: Oramai sono giunto alla conclusione che la corruzione non ci deriva da questo o quel regime o da queste o quelle "regole", di cui battiamo, inutilmente, ogni primato di produzione. Ci deriva da qualche virus annidato nel nostro sangue e di cui non abbiamo mai trovato il vaccino. Tutto in Italia ne viene regolarmente contaminato.

Tutto ciò mi fa pensare che l'unica differenza tra la dittatura e la democrazia è che la democrazia permette che anche il povero sia corrotto. Per averne esempi non è necessario andare lontano, perché in ogni comune d'Italia ogni elezione lascia vincere le persone sbagliate, che mai avrebbero vinto, se non fossero così numerosi i poveri corrotti, non giustificabili neppure se spinti dalla disperazione.

Com'è possibile che accada ciò, che, cioè, ormai la corruttela è un'arma elettorale, che fa vincere i peggiori? Semplicemente perché i politici, padroni dello Stato, tolgono con la tassazione agli onesti ed elargiscono ai disonesti.

Con il tempo hanno affinato questa loro arte disonesta e hanno creato i presupposti per riuscire nel loro intento di spadroneggiare sulle coscienze: con il precariato e con tutte le occasioni con le quali possono dare un contentino ai poveri, per costringerli a essere corrotti e a sostenere la loro stessa corruzione.

Non mi resta che una conclusione: "La disonestà dei politici non paga mai !". E' vero. Generalmente riscuote.