23 Novembre 2017, 20:57 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Oggi ho pubblicato la seguente comunicazione ai miei amici di facebook e avrei voluto farlo in contemporanea su questo blog, per informare i miei lettori, ma ho soprasseduto, perché l'amico Saro Di Paola aveva posto un suo interessante intervento e sarebbe stato scortese sovrappormi a lui per un fatto personale.
Non credo che mi allontanerò da Cefalù prima della fine dell'anno, per avere il tempo di risolvere problemi pratici, che non è giusto lasciare in sospeso. Fino ad allora continuerò a scrivere su questo blog. Eviterò, però, di scrivere su Cefalù, perché non riuscirei mai, come non ci sono riuscito in questi anni, a essere ascoltato da chi è destinatario delle mie riflessioni: l'Amministrazione, che avrebbe potuto e dovuto rendere migliore Cefalù. Ed ecco il testo della mia comunicazione:
Così come non mi è stato facile prendere la decisione, altrettanto difficile è il comunicarla. Nel lontano 1989 mi ero allontanato da Cefalù anche per motivi di sicurezza, essendo stato testimone delle indagini, che sfociarono nel cosiddetto blitz delle Madonie. Rimasi in Toscana per circa tre anni, da dove ritornai prima a Palermo e poi a Cefalù nel 1995.
Da allora – e sono 22 anni – ho vissuto a Cefalù. Non nascondo che inizialmente speravo che tante cose fossero cambiate, ma devo ammettere che, se sono cambiate, sono cambiate in peggio, dandomi prova che è vero l'adagio che al peggio non c'è fine. Ho sopportato le strade piene di rifiuti; i giovani ubriachi e i vecchi interessati soltanto al calcio; le Amministrazioni via via succedutesi con una visione corta e sbagliata del loro compito; una Chiesa disinteressata a svolgere la sua azione educatrice. Ho sopportato, ma non passivamente. Ho cercato di sostituirmi alla scuola, dando lezioni ai giovani, alcuni dei quali sono oggi laureati; ho cercato di criticare gli errori delle Amministrazioni, consigliando e sperando che si ravvedessero; nonostante non navigassi nell'oro, non ho mai “venduto” la mia coscienza.
Oggi, però, il mio spirito di sopportazione è al limite. Ho preso atto di avere predicato nel deserto, perché non uno solo dei miei consigli è stato ascoltato, con il risultato che su Cefalù è scesa come una cappa di sfiducia, dalla quale ai cittadini è difficile liberarsi. Siamo come ritornati al tempo in cui regnavano a Cefalù le famose tre M citate dal vescovo Catarinicchia. Con una differenza, però: alla mafia si è sostituita un'antimafia di facciata, fatta di parole al vento, di sfilate e di mistificazioni.
Non mi resta altro da fare, pertanto, che ripetere il mio viaggio lontano da Cefalù. Non sarà facile, perché non ho più l'età dell'89 e perché mi sarà difficile restare insensibile ogni volta che apprenderò notizie sull'arretramento di Cefalù. Avrò, talvolta, il dubbio di una vile fuga, ma la mia coscienza mi ricorderà sempre e per fortuna che ormai sono troppo vecchio per combattere.
Entro quest'anno vi darò l'addio, chiedendo agli amici, che mi conoscono bene, di non pensare mai che io sono fuggito. Come gli elefanti, sono andato soltanto a morire altrove, con il dolore di non essere stato capace di vincere la mia battaglia per una Cefalù migliore.
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