30 Ottobre 2017, 20:23 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
MARE NOSTRUM
Interessantissimo e ben argomentato questo libro "Cefalù, Passu Passu, Putìa Putìa (Ricordare per non dimenticare)" appena uscito (Ottobre 2017) per i tipi di Salvatore Marsala sotto l'egida dell'Associazione "Camminando Club 2017- Cefalù (PA)" della quale lo stesso Marsala, paladino dell'editorìa nostrana, è presidente.
Presentazione del libro del 15 ottobre 2017
Nella foto, da sinistra: il prof. Pino Simplicio, il personaggio della copertina la Signorina Ilardo, l’autrice Vincenza Catanese e l’editore Salvatore Marsala
Vincenza Catanese, l'autrice, stimolata a suo tempo dalle incitazioni a scrivere sull'argomento profusele dal compianto Nico Marino, "passu pass" (meticolosamente, un passo dietro l'altro) con gli occhi della memoria s'inoltra nell'obsoleto, ripercorre le vecchie strade d'una città, la nostra, che ha subìto una profonda catarsi nella sua dimensione sociale ed umana, rivisiona le antiche botteghe (putìe) dislocate in tutto il tessuto urbano, le figure dei commercianti scomparsi, il loro animus operandi, le comuni somatiche caratteristiche degli stessi, focalizzando di ognuno le personali peculiarità, raccogliendo in un testo patinato di pregevole fattura le sue (e nostre) emozioni di un tempo, di quando, cioè, Cefalù non era ancora salita sul trampolino di lancio del turismo internazionale e portava avanti la sua sociale esistenza a livello d'uomo; si potrebbe anche dire, rispolverando una cessata terminologìa, che (mancando allora gli ultimi ritrovati della attuale tecnologìa) si andasse "a trazione animale".
Né, infatti, allora, l'onnipresente presenza della televisiva De Filippi, né gli eterogenei quizzatori che fanno a gara a riempire le serate degli spettatori, né l'atonicità di trasmissioni del tipo de "il grande fratello" (lo scrivo minuscolo per personale antipatìa) e di collaterali telenovelas tediavano più che divertire; e questa miracolosa assenza permetteva di leggere qualche buon libro e di pensare un po' di più.
La vita si svolgeva nelle stradine, nei vicoli e nei rioni; la abitudinaria cultura era di stampo popolare e ci si accontentava di poco, di molto poco.
Il libro ripristina la realtà d'un tempo, situazioni, fatti, ubicazioni commerciali e personaggi, oggi ai più sconosciuti, e fà rivivere un mondo ormai negletto con un meraviglioso flashback ben coordinato ed espresso.
Un sapiente lavoro di ricerca, insomma, un emblematico certosino ricamo che rivela una trama affettiva profonda, ordita da una sensibilità narrativa di indubbio valore storico-artistico; un breve, semplice popolare trattato di archeologica semantica più rivolto ai luoghi, ai fatti, ai personaggi, coadiuvato da una terminologìa vernacolare ormai desueta.
Il tutto corredato da originali espressive immagini fotografiche, patrimonio storico ineludibile, messe a disposizione da privati, dai discendenti dei personaggi riesumati e dal prestigioso archivio di Sandro Varzi.
Piano e scorrevole il lessico, infarcito a tratti da opportune notazioni dell'autrice il cui sensibile apporto emotivo ingentilisce l'assunto, nonché impreziosito da una acuta presentazione dell'Insegnante e Preside emerito, Prof. Giuseppe Simplicio, sportivo di vaglia, animatore precipuo della vita attiva culturale cefaludese, al cui onnipresente merito va la mia incondizionata stima.
Sono così rivenuti alla luce caratteristici personaggi di inusitata forza espressiva i quali, con il proprio lavoro e con le proprie specifiche risonanze, hanno caratterizzato e plasmato un'epoca che, seppure ormai lontana (1900), rimane pur sempre a noi vicina perché in essa affondano le nostre più intime radici culturali ed affettive.
Si parla del nostro ieri, insomma; e l' "ieri" va sempre amato per quanto possa essere stato burrascoso o improvvido.
Così, oltre ad espressioni e sostantivi vernacolari che lasciano nei nostri orecchi delle vibranti remote risonanze ("putìa, putiaru, passu passu" e quant'altro), sono tornati, d'impeto, alla ribalta cittadina inimitabili personaggi dello stampo di un Pieppi Forte, Tanu Lo Buglio u Bavariotu, don Cicciu Culotta, u zu Turiddu Catanese, la Sig.ra Maggio detta Fisi, Mastru Turiddu u scarparu, Mastru Ninu, u zu Turi Battaglia e tanti altri, che, per quanto trapassati, grazie all'autrice rivivono fisicamente nella nostra memoria una loro trascorsa encomiabile esistenza.
L'illustre studioso alsaziano Etienne Mongeloth, vissuto nel secolo scorso a Varennes, assumeva che il passato ed il presente convivono contemporaneamente nella stessa dimensione cosmica; soltanto che noi non abbiamo quel sesto senso che ci permetta di mutare a nostro piacimento il quotidiano trasmigrando in un'altra realtà epocale.
Se ne avessimo la possibilità credo che torneremmo (o alcuni di noi lo farebbero) spesso e volentieri ma seppure per un periodo circoscritto, in una dimensione percettiva trascorsa.
A volte ci succede qualcosa che non sappiamo spiegarci; come, ad esempio, avere la sensazione di essere già stati in un posto a noi sconosciuto o come trovarci in una situazione già altra volta occorsaci e noi già sappiamo come andrà a finire e ripetiamo gli stessi gesti e pronunziamo le stesse parole già proferite allora.
Ciò è determinato, secondo il Mongeloth, dal contrapporsi di due realtà sensoriali, che, cozzandosi, determinano un "concilio di atomi" mnemonico; così basta un nonnulla, una frase, un pensiero, la visione di un larvato qualcosa, per riproporci il sapore di un'epoca obsoleta riportandoci in quella particolare fase esistenziale.
Il tour urbanistico, escamotage letterario di rilievo messo in cantiere dalla nostra Vincenza Catanese, tour in cui l'elemento intuitivo supera di gran lunga quello intenzionale, ci ripropone quella dimensione cosmica decorsa e ci rimette a contatto con una realtà onirica che fisicamente non è più ma che sensorialmente è.
Il valore del testo va, quindi, ricercato nella intelligente sceneggiatura in cui è stato concepito.
La Catanese, già impegnata nella direzione di un hotel, non è alla sua prima esperienza letteraria (ha scritto poesìe e commedie, ha pubblicato sillogi, "Profumi di pane caldo" e "L'ultima stella" ed ha partecipato a molteplici concorsi di poesìa nel comprensorio lucrando alcuni prestigiosi premi); qui, in questo testo di felice fattura, descrive un laborioso ambiente: strade, piazze, negozi in esse aggettanti, i vari esercenti commerciali che operavano nelle stesse focalizzando una realtà esistenziale ormai irrimediabilmente tramontata.
Cefalù, 30 Ottobre 2017
Giuseppe Maggiore
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