Il “Victoria Palace”, la "Posta vecchia" e le “Poste nuove”

Ritratto di Saro Di Paola

17 Ottobre 2017, 08:13 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Il 18 ottobre del 2014, nel mio post (https://www.qualecefalu.it/node/15208), ho scritto:
La Posta vecchia, l’incompiuta sul lungomare e le Poste nuove, tre edifici per tre contenziosi amministrativi tra privati e Comune, che si sarebbero potuti, e dovuti, evitare. Nell’interesse, e per l’interesse, generale della Città.
Quell’interesse, che la “Posta vecchia” e l’incompiuta sul lungomare mortificano.
Da anni.
Quell'interesse, che le “Poste nuove” non intaccano.
Né intaccheranno.
Mai.”
Ed ho aggiunto:
Tre contenziosi per tre sentenze, che, prima o poi, saranno inappellabili.
Se, nella loro inappellabilità, le tre sentenze dovessero essere sfavorevoli al Comune, come io sono convinto saranno, il conto, che il Comune dovrà pagare, sarà salato. Molto salato.”

Lo riscrivo, oggi, dopo tre anni esatti.
Oggi, dopo tre mesi da quando, nello scorso luglio, l’incompiuta del lungomare è divenuta il “Victoria Palace”.
Un lussuoso albergo, che ha qualificato l’offerta turistica di Cefalù ed un luogo nel cuore del suo centro urbano.

 

Oggi, mentre la “Posta vecchia”, sempre più degradata, continua a mortificare il decoro urbano di Cefalù.

 

Oggi, mentre una parte delle “Poste nuove”, distante meno di cento metri dal “Victoria Palace”,

carcerata, com'è, da transenne,

 

continua a nuocere al decoro del centro urbano di Cefalù.
Ciò, per le stesse chiacchiere, spacciate per ragioni “urbanistiche”, che, per anni, hanno fatto di quell’albergo un’incompiuta.
Chiacchiere, che, per la parte carcerata delle “Poste nuove”, sono, addirittura, più incomprensibili di quanto non lo fossero per l’albergo.
A renderle tali è il fatto, assolutamente, incontrovertibile, che l’edificio  delle “Poste Nuove” la sua compiutezza architettonica e la sua consistenza formale e sostanziale le ha assunte, per tutta la sua interezza, all’incirca un trentennio addietro.

Lo riscrivo, oggi, all’indomani dello scritto (https://www.qualecefalu.it/node/21336), col quale Angelo Sciortino  ci ha informati che i proprietari di quell’immobile adiranno alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Extrema ratio per sostenere le proprie ragioni.
Extrema ratio per avere riconosciuto il diritto a godere del loro bene, come, a tutti i cittadini dell’Unione, lo riconosce l’articolo 17 della Carta Europea dei Diritti fondamentali, proclamata a Nizza il 2 dicembre del 2000, che, testualmente, dispone: “Ogni individuo ha il diritto di godere dei beni che ha acquistato legalmente, di usarli, di disporre e di lasciarli in eredità”.

Saro Di Paola, 17 ottobre 2017