Il Sindaco solitario detentore della verità

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Settembre 2017, 12:47 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Sindaco,

le confesso che le riconosco una grande fortuna, quella di vivere in un Paese in cui la gente non si accorge che ai suoi proclami gloriosi seguono quasi sempre fatti penosi. Non si accorge neppure quanto costeranno a tutti i cittadini i suoi fatti penosi. Proprio una gran fortuna! Se, infatti, se ne accorgesse, protesterebbe a viso aperto, rimproverandole i suoi errori.

Alludo, ove fosse necessario, alle tante cause da lei intraprese e tutte perdute. Strano che ciò accada a chi è sindaco. Forse ella non lo sa ancora chi è un vero sindaco. Anche se spendessi milioni di parole, non credo che sarei in grado di spiegarmi altrettanto felicemente di quanto lo faccia la stessa etimologia. Sindaco è termine che deriva dal latino syndicus, che a sua volta derivava dal greco syndikos, composto da syn (insieme) e dike (giudizio, causa). Così chiamarono i Greci alcuni ufficiali pubblici incaricati, dopo l'espulsione dei Trenta Tiranni, di rivedere i conti, di giudicare sui beni confiscati ai cittadini e di sostenere in qualità di avvocati e di oratori una legge impugnata.

Orbene, ella non si attiene minimamente alla prima parte del termine, a quel syn, che dovrebbe spingerla ad agire insieme a tutti i cittadini per il trionfo delle dike, della giustizia e dei loro diritti. A seguire negli ultimi anni la sua azione amministrativa, non soltanto non appare un suo concetto di giustizia e di diritto, che non derivi dalle sue improvvisate interpretazioni delle leggi, ma appare la sua abitudine di decidere non insieme ai cittadini, ma nella sua solitaria convinzione di essere il solo ad avere capacità di valutazione, il solo depositario della verità, che i giudici cattivelli le negano sempre più spesso.

Quando questi giudici cattivelli sentenziano contro i suoi ricorsi o accolgono i ricorsi dei suoi cittadini contro alcune sue decisioni amministrative, la condanna si estende anche a coloro che ella avrebbe dovuto difendere, impegnandoli in tal modo a pagare il danno erariale, come se ne fossero responsabili. Spesso il costo è soltanto finanziario, ma talvolta va oltre. Come nel caso di ben due ricorsi perduti nel vano tentativo di caricare all'AMAP la gestione del Servizio idrico. Il costo, infatti, è stato ed è quello di avere lasciato Cefalù in una sorta di limbo. Di fronte a tale costo, ella afferma che la responsabilità non è sua, ma di altri, che prima di lei hanno commesso non si capisce quali nefandezze, a cominciare dall'ex sindaco Vicari. Poco ci manca e anche i giudici saranno incolpati di non essersi attenuti alle sue interpretazioni!

Si ricordi, Sindaco, che la fortuna svanisce non appena i cittadini si rendono conto che il loro sindaco li ha delusi, perché ha fatto piangere le loro tasche. E nel nostro caso essi piangeranno lacrime amare.