Lettera aperta al Sindaco di Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

2 Settembre 2017, 12:12 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Sindaco,

con ogni probabilità, in considerazione dell'attenzione che le riserverà e delle risposte che forse darà, la presente lettera sarà inutile per correggere gli eventuali suoi errori, eppure la scrivo comunque, perché spero che i cittadini siano meno ignari dei numerosi errori da lei commessi. Spero che sia vero l'adagio, che vuole la speranza l'ultima a morire. Non la speranza che ella si renda conto dei suoi errori, ma che se ne rendano conto i cittadini. Errori che ancora oggi ripete quasi voluttuosamente, come se l'esperienza non le abbia insegnato nulla.

Prima di elencare i suoi errori voglio precisare che un politico, che chiede la fiducia ai cittadini, non è come l'erede di un patrimonio indebitato, che accetta con “il beneficio d'inventario”. Il politico, pertanto, non può scaricare sui propri predecessori le colpe della impossibilità di risolvere i problemi trovati, perché di essi era a conoscenza e per risolverli ha chiesto la fiducia a cittadini.

Il suo primo errore risale alla questione del dissesto. In quella occasione la sua azione sembrò un vero e proprio psicodramma, degno del teatro dell'assurdo. Un decreto prima, poi trasformatosi in legge, stabiliva un aiuto ai comuni con un bilancio in dissesto, al fine di evitare la dichiarazione di dissesto. Ricordo che diedi immediatamente notizia del decreto, pubblicando su questo blog la Gazzetta Ufficiale, che lo conteneva. Con mio sommo disappunto due suoi assessori, incontrandomi, mi chiesero da dove avevo preso la notizia! Non ebbero neppure l'impegno di leggere la Gazzetta, ma si fidarono delle sue parole, che dichiaravano non applicabile a Cefalù la cosiddetta Legge salva comuni. Convinzione da lei espressa in un comizio di pochi giorni dopo.

Quando però si ritrovò di fronte alla Corte dei Conti, riunita per dichiarare il dissesto del Comune, il Segretario comunale di Catania le suggerì di appellarsi alla medesima legge, evitando in tal modo la dichiarazione di dissesto. Ella lo fece, ma l'appello cadde nel vuoto, perché non si era preoccupato di fare approvare una deliberazione ad hoc dal Consiglio comunale. Una sentenza della Corte dei Conti dichiarò il dissesto del Comune. Non facendo caso della mancata giurisdizione di un Tribunale Amministrativo (TAR) sulle questioni decise dai giudici contabili, ella presentò allo stesso un ricorso, che comportò una decisione della Cassazione. Nelle more di tale decisione venne approvata una legge, che prevedeva il piano di equilibrio decennale. A questa possibilità ella si è appellato, nonostante la legge avesse una falla, come la definì in Consiglio comunale: lasciava ai creditori la possibilità di riprendere le procedure esecutive. Cosa che accadde puntualmente, costringendo il Consiglio comunale a votare il dissesto, con l'arrivo di ben tre Commissari. Quindi, l'improvvisazione, l'agitazione e le spese sostenute per i ricorsi hanno avuto il solo esito di finanziare il dissesto del Comune. Un dissesto, che poteva evitarsi.

Lo stesso è avvenuto per la questione dell'albergo sul Lungomare, oggi Victoria Hotel, e per MD a Santa Lucia. Dopo due ricorsi al TAR, i due insediamenti sono stati approvati e uno è già finito, mentre l'altro (MD) procede alacremente i lavori. C'è da dire che per quanto riguarda l'albergo uno dei precedenti soci ha presentato un ricorso al CGA per chiedere di avere riconosciuti i danni causatigli dalle precedenti mancate conferme a quanto la Società aveva avuto riconosciuto prima di questa Amministrazione.

La stessa cosa è accaduta per quanto concerne le vecchie e le nuove poste. E in questo caso non credo che il Comune potrà cavarsela con le sole spese giudiziarie, alle quali l'ha condannato la stessa sentenza, perché temo che arriverà presto anche una richiesta di risarcimento da parte dei vincitori in sede giudiziaria.

Questi soltanto i più clamorosi suoi errori, che costeranno cari a tutti i cittadini, a meno che la Corte dei Conti non indichi i veri responsabili del danno erariale. Responsabili fra i quali non può non inserire anche lei.

Queste esperienze non le sono servite per imparare la lezione, se è sua volontà ricorrere alla Procura presso il Tribunale d Termini Imerese per la questione dell'acqua, dell'ATI e dell'Universo intero. Come nei casi citati, i ricorsi all'Autorità Giudiziaria non risolvono i problemi, anzi, li aggravano. Ella, però, non è stato eletto per aggravare tali problemi, ma per risolverli. Se continuerà a esserne incapace, sarebbe giusto che si dimettesse.