7 Agosto 2017, 10:28 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Doveva accadere ed è accaduto. In segno di rispetto per la processione del SS Salvatore, i gestori di bar e ristoranti di piazza Duomo e di piazza Garibaldi hanno liberato il suolo pubblico occupato dai loro tavoli. La stessa cosa non ha fatto il venditore di torrone e oggi, per l'occasione, di zucchero filato in via Matteotti di fronte alla Villa comunale. Nonostante per ben tre volte i vigili gliene abbiano fatto richiesta, si è rifiutato di nascondere con un telone la sua bancarella.
Fin qui niente di strano: non può chiedersi a un non cefalutano di sentire nella sua coscienza di rispettare Gesù Salvatore. A chi gli ha concesso il suolo pubblico in questo particolare momento e in quel particolare luogo, invece, glielo si può chiedere e lo si può persino pretendere. Anche perché egli ha seguito, per dovere istituzionale, la processione. Non credo, infatti, di poter considerare che lo abbia fatto per devozione.
Come può vedersi dalle due foto in testa a questo intervento, per l'occasione la bancarella è stata illuminata a giorno, quasi a fare concorrenza a una luce divina, che di lì a poco sarebbe passata. Qualcuno, quando ho parlato la prima volta di questo, che considero un oltraggio, ha detto che in fondo si tratta di “sciocchezzuole”. Tali non mi pare che le abbia considerate Gesù Salvatore, che, passando accanto alla bancarella, ha alzato le mani al cielo, come a dire: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.”.
Loro chi? Non voglio neppure nominarli, ma sono certo che i lettori più arguti abbiano capito chi sono “loro”.
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