2 Luglio 2017, 06:19 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Il Piano Regolatore Generale di Cefalù, elaborato alla fine degli anni sessanta e, definitivamente, approvato nel 1974, destinò la fascia costiera del lungomare ad alberghi e strutture turistico ricettive, demandando l’attuazione della sua previsione ad un apposito Piano Particolareggiato, che il Consiglio Comunale del tempo ebbe ad affidare all’Architetto Prof. Leonardo Urbani.
Tale piano, nella versione proposta dal progettista, venne adottato l’ 1 giugno 1982.
Però, non dal Consiglio comunale del tempo.
Dal Commissario ad acta, Dr. Mangano, che venne appositamente nominato dall’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente.
Ciò, perché, il Consiglio comunale non ne aveva iniziato l’esame propedeutico all’adozione.
Però, non per negligenza.
Perché, quel piano e tutti i suoi elaborati sarebbero dovuti essere restituiti al progettista.
Subito, non appena vennero consegnati al Comune.
Ne fu riprova il fatto che il piano, pur adottato dal Commissario ad acta, non ebbe la definitiva approvazione dell’Assessorato Regionale, che fece proprie le modifiche proposte dal Comitato Regionale per l’Urbanistica.
Durante la seduta del 12 marzo 1985, quando, come previsto dalla Legge, il Consiglio comunale, venne chiamato, ad adottare le proprie controdeduzioni alle modifiche proposte dal CRU, nel corso del mio lungo e circonstaziato intervento (https://www.qualecefalu.it/node/14836), ebbi a dire, testualmente, che il piano redatto da Urbani “non era uno strumento di attuazione del PRG, bensì, UNO STRUMENTO DI CONFUSIONE, che avrebbe finito per paralizzare l’edificazione nella zona del lungomare”.
Ci avevo azzeccato.
Così fu, è stato ed è.
Basta ricordare che, prima della predetta seduta del Consiglio, la Commissione Edilizia Comunale, della quale allora facevo parte, dopo 17 o 18 riunioni per circa 50 ore di lavoro, non era riuscita a stabilire se il primo progetto di albergo sul lungomare, che il Sig. Alessandro Di Bella aveva presentato, nel 1983, dopo l’adozione commissariale di quel piano, ne rispettasse le previsioni.
Basta ricordare che, fu, soltanto, il 30 novembre del 2005 che l’Arch. Giovanni La Barbera, responsabile pro tempore del servizio urbanistica ed edilizia privata del Comune di Cefalù, a rilasciare il permesso n°52 sulla ennesima variante a quel progetto che si sarebbe dovuto chiamare ALEXANDER HOTEL.
Poi, è storia recente, fu il 18 settembre del 2012 che l’ Ing. Ivan Joseph Duca, responsabile pro tempore del settore LL.PP, edilizia privata ed espropri, con propria determinazione n°22, avviò il procedimento di annullamento in autotutela di quel permesso di costruire e della successiva variante autoassentita dell’ 11 agosto 2009.
In quella determina, il funzionario fece sfoggio di ricercatezza linguistica ed usò tanti neologismi, urbanistici e non,
“le zone bianche”, “gli spazi pubblici equiparabili alle cosiddette “zone bianche””, “il vincolo sovraordinato all’esproprio decaduto”, “le tavole sostituite/bucate”, “la costruzione di standards”, ”la compenetrazione di opere pubbliche con il tessuto edificato”, “la riespansione dello jus edificandi”,
a condimento delle sue chiacchiere e del teorema, tutto suo, della “imperiosa necessità, per la collettività, di perseguire l'assetto urbanistico congegnato nel momento della variante approvata con il piano particolareggiato”.
Per averlo scritto nei post di cui ai link riportati alla fine di questo di oggi, io ed Angelo Sciortino siamo stati querelati per diffamazione.
I lavori sono rimasti fermi per più di cinque anni, durante i quali l’ALEXANDER HOTEL è rimasto così
offesa al lungomare e, con esso, all’immagine di Cefalù.
Poi, c’è stata la SVOLTA!
Il 26 novembre del 2015, dopo sospensioni e ricorsi, “causi e cuosietti”, interpretazioni di leggi e di norme urbanistiche, pareri e conferenze di servizio, il SUAP, sportello unico per le Madonie, ha rilasciato la concessione edilizia n° 21 “per la riorganizzazione di un immobile con destinazione d’uso ricettiva alberghiera”, col parere favorevole di conformità urbanistica dell’ Arch. Simone Di Trapani, responsabile pro tempore del settore edilizia privata del Comune di Cefalù.
Si è riaperto il cantiere e sono ripresi i lavori.
Oggi, 1 luglio 2017, FINALMENTE CI SIAMO!
Si sta impiantando il verde
e si stanno completando gli arredi interni.
Entro fine mese, Cefalù avrà il VICTORIA PALCE, un albergo “4 STELLE L”.
Sì Victoria, perché, frattanto, il Signor Alessandro, che, come ho già scritto, dopo l’adozione del P.P. fece redigere il primo progetto di quell’albergo, è passato a miglior vita, è cambiata la Proprietà e con essa, anche, il nome dell’albergo, da ALEXANDER HOTEL a VICTORIA PALACE, il nome del Progettista, dall’Arch. Salvatore Curcio all’Arch. Oscar Amato, e quello del Direttore dei lavori, dallo stesso Arch. Curcio al Prof. Arch. Francesco Asta.
Il Victoria sarà un albergo che darà qualità urbana ad un luogo, che qualità non aveva e, con esso, ad uno snodo viario tra i più trafficati dell’intera rete viaria cittadina.
Un albergo che darà ulteriore qualità all’offerta turistico-ricettiva di Cefalù e, con essa, all’immagine della Città tutta.
Il tutto dopo, soli, 43 anni!
Quanti ne sono passati dal 1974, quando venne definitivamente approvato il PRG di CEFALU’, che destinò la fascia costiera del lungomare, proprio, a strutture turistico ricettive.
VIVA L’URBANISTICA!
Con le sue regole e con i suoi tempi.
Che, almeno, l’Alexander ribattezzato Victoria, giovi alle sue leggi ed a quanti sono responsabili di interpretarle, applicarle e gestirle.
Saro Di Paola, 1 luglio 2017
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