19 Giugno 2017, 16:15 - Rosalba Gallà [suoi interventi e commenti] |
MARIELLA MAGGIORE: I GIORNI DELLA LUNA
di Rosalba Gallà
Accade, talvolta, di incontrare una persona quando non c’è più, quando è stata già sottratta all’esistenza: ma ogni persona lascia di sé storie, affetti, legami, oggetti e tante tracce che perpetuano nei vivi il suo ricordo e la sua stessa vita. Se poi a questo si aggiunge l’eredità delle Muse, allora conoscere chi ha lasciato il mondo diventa agevole, perché l’arte è la via di accesso privilegiata per raggiungere la verità di chi ha vissuto. E d’altra parte, con Foscolo, si può senz’altro affermare che l’armonia / vince di mille secoli il silenzio.
Così ho incontrato Mariella Maggiore, attraverso l’armonia dei suoi versi e, in particolare, di una sua raccolta, I giorni della luna (MA.GI. Editore, Patti, 2001): l’autrice, già nella prima poesia dell’opera, Padrone è il mare, si presenta in una dimensione connotata da un profondo sentimento panico, in cui la fusione con la natura è assoluta e riguarda anche i pensieri intrecciati con fili d’alghe, e afferma che per lei parlerà… / soltanto il mare.
Man mano che si percorre l’intera raccolta di liriche, infatti, l’immagine che si imprime nel lettore è quella di Mariella che conversa con il mare, con le sue distese infinite, prive di vincoli e limiti, espressione di un desiderio di libertà in cui annullare malinconie e inquietudini.
C’è, nella poetessa, un costante anelito a trovare fili nuovi / per tessere ore diverse / e intrecciare giorni nuovi / senza pesi. Fili e intrecci, dunque, immagini ricorrenti, parole chiave insieme all’aggettivo “nuovo”, espressione di un bisogno relativo alla possibilità di tessere un’esistenza piena, intensa, ricca, con cui sconfiggere il tempo che non si ripete e trovare l’ora che non c’è. Non solo emerge il desiderio profondo di trovare un tempo nuovo, ma anche un luogo diverso, spazi nuovi / sotto nuovi orizzonti / in altre rive. In questa ricerca sembra soccorrerla soltanto il mare, che riempie silenzi e sconfinate solitudini.
Il tempo, tema filosofico ed esistenziale per eccellenza, nella voce della poetessa Maggiore si collega al tema della perdita che il trascorrere dei giorni inevitabilmente comporta, lasciando solo poca cosa: un ricordo ormai sbiadito, ritagli di pensieri e non basta / annegare pensieri / o afferrare speranze ingiallite / per cancellare ore morte.
Il fluire della vita ci mette di fronte non solo a ciò che è stato, ai frammenti di memoria che continuano ad emergere dal passato, ma anche di fronte a ciò che non è stato, a ciò che ci è sfuggito, in un intreccio di rimorsi e rimpianti che connota spesso il singolo cammino esistenziale: Intanto il tempo si scioglieva / al ritmo monotono di attese… / Ora tra me e me resto a pensare / quella che non fu mai / la nostra estate.
Nella poesia Miraggio la poetessa afferma che il tempo / filtrava ore di luce / sul davanzale delle attese, / ma giorni e giorni si scioglievano / sui binari senza approdo.
Sembra il momento culminante di una visione pessimistica dell’esistenza in cui il precipitare del tempo e dei giorni non ha senso perché avviene all’interno di binari che non portano ad alcuna meta, dove non è previsto un approdo luminoso e confortante: le attese restano vuote, senza speranza di essere colmate. E allora si comprende il senso di alcuni versi in cui è potentemente espresso il desiderio di andare oltre ogni limite, oltre i confini di una realtà / che non ha varchi, per potere infrangere / pareti di consuetudine, / impalcature invalicabili. E in Edera incolta: Scioglimi / da questi argini di ferro / che mi opprimono. / Liberami da questi limiti d’acciaio / che mi schiacciano. Spingimi / su strade aperte / verso il mondo.
Proprio a questo senso di limite si oppone il mare: per me sempre canzone / è la tua voce dove il pensiero si fa linea / all’orizzonte e dove possono invocarsi arcobaleni di bonaccia. E ancora, secondo quel sentimento panico cui si accennava prima, emergono / dai fondali di un cuore / parole di mare. Pensieri d’acqua / indugiano alla riva…
Il percorso fin qui sviluppato tra i versi di Mariella Maggiore potrebbe indurre a pensare ad una visione del tutto negativa dell’esistenza. Sarebbe una visione sicuramente corretta, ma parziale, perché accanto alle tematiche già evidenziate emerge il sentimento positivo dell’esistere, il sentirsi parte integrante della natura, il saper cogliere e coltivare attese e speranze, il saper aderire al bello di natura che sa dare tregua e consolazione; così, quello che in certi momenti può sembrare disperazione diventa speranza, ciò che può sembrare nera tristezza diventa dolce malinconia, ciò che può sembrare desiderio di evasione diventa docile accettazione della realtà, con capacità di intrecciare pensieri luminosi, che sono tanto più veri quanto più nascono dal dolore, dalla conoscenza della delusione, dai labirinti dei rimpianti, dalla consapevolezza dei vincoli di acciaio che non lasciano spazio alla libertà.
In questi intricati meandri di un’anima, si scopre una rete verde di speranze e azalee di sconosciute fioriture… , si scopre un mondo segreto / che vive di liete speranze / di sogni, di attese… in cui la gioia può esplodere nell’attesa del miracolo di un fiore.
Si arriva così al senso dei giorni della luna: E resterò a contare / nella notte / i giorni che mancano / alla luna, / quando il cielo sarà / polvere bianca / odorosa / di umide fragranze. L’argento della luna e della notte diventano occasione per ritrovare se stessa al di là del tempo, per dimenticare il suo fluire in un attimo eterno in cui ci si congiunge con l’infinito: Infinito è / questo chiarore arcano / che tinge le pareti della notte / quando la luna esplode / su nel cielo e in cui si può ascoltare l’antica melodia / della risacca.
Così l’autrice esplode in una implorazione al suo stesso pensiero, fermati, pensiero, abbandonati alla natura, dimentica binari senza approdo, dimentica cancelli di acciaio, dimentica il fluire inesorabile dei giorni e ruberò al tempo / attimi di sollievo.
Mare e luna, azzurro e argento, sono dunque i protagonisti di questa raccolta, uniti nella poesia Incontro:
La luna / scendeva le scale / della notte / per incontrare il mare / che aspettava / con fremiti d’argento. / La natura assopita / si destava / per fissare la magia / di quell’incontro, / come una danza / lieve e seducente / tra note d’acqua / e palpiti di luna.
Poesia raffinata quella di Mariella Maggiore, poesia autentica che nasce da un vissuto autentico, costruita con lessico semplice ma elegante, con un verseggiare libero e breve ma nutrito di cultura letteraria, facile da leggere ma tanto profonda da incidersi nel cuore del lettore e fare della sua autrice un’amica con cui continuare ad ascoltare il mare.
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Commenti
Giuseppe Maggiore -
Rosalba, Ti ringrazio
Rosalba, Ti ringrazio per l'affettuosa, sensibile e profonda recensione spesa sul testo e la personalità della compianta mia sorella Mariella.