Sic itur ad astra... ed altro...

Ritratto di Giuseppe Maggiore

23 Aprile 2017, 15:31 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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SIC ITUR AD... ed altro...
(... così si va alle stelle... - Virgilio)

"... più una semplice virtuosa cronaca che una impegnata recensione..."

 

Ancora una volta il Liceo Artistico "Diego Bianca Amato" di Cefalù sale onorevolmente alla ribalta cittadina.

Per la seconda volta, infatti, dopo l'exploit dello scorso 22 Gennaio, data in cui l'Istituto scolastico ha aperto le porte al pubblico per presentare la prima edizione della "Notte d'Arte", manifestazione nella quale le tematiche "Architettura e Ambiente", "Design della ceramica", del "Legno", dei "Metalli" e del "Tessuto" hanno evidenziato il fulcro delle discipline che la Scuola propugna e persegue, ieri, avvalendosi della collaborazione dell'Associazione "Fare Ambiente", sodalizio abilmente diretto e plasmato dalla validissima Architetta Salva Mancinelli e sotto il patrocinio del nostro Comune, nell'ambito di una ripetuta "Notte d'Arte" rivisitata ed inserita nelle manifestazioni di "Earth Day Cefalù", la stessa Scuola ha riproposto con meritato rinnovato successo all'Ottagono di S. Caterina la performance "Opere d'arte viventi", esibizione riveduta ed ampliata mirante alla vivificazione di rinomati quadri di noti classici autori.

L'Istituto artistico ha piacevolmente colpito ancora, dunque.

Per la verità è stato lo stesso Rosario Lapunzina, poliedrico Sindaco di Cefalù, a formulare ai maggiorenti dell'Istituto in seno alla prima edizione della prestigiosa rassegna, il progetto di portare nella storica Piazza Duomo della nostra città questa ulteriore edizione del collaudato spettacolo; e, in alternativa, ove il clima invernale si fosse dimostrato inclemente per una esposizione all'aperto, all'interno del predetto ottagono.

E così è avvenuto. La stimolante mostra artistica, il cui allestimento ha presupposto un meticoloso certosino lavoro egregiamente svolto fra le quinte da discenti ed insegnanti con la collaborazione registica del rappresentante di classe Emanuele Bongiorno, tutti impegnati in una comune euforìa creativa, in questa location prescelta ha focalizzato, come sopra accennato, il proprio fattivo interesse sulla sezione "Quadri viventi", scene, appunto, desunte da opere pittoriche di pregio di autori nostrani e stranieri, e si è protratta dalle ore 20 ad oltre le 23 dello scorso 21 Aprile, applaudita da un nutrito scelto pubblico, cittadino e non, lì affluito per l'occasione.

Infatti, nella coreografica dimensione dello storico locale ottagonale, alcuni figuranti dislocati nelle circostanti  nicchie ed altri, il clou dell'esibizione, al centro dell'ambiente, tutti supportati da una illuminazione più o meno adeguata, si sono potute riammirare, quasi i personaggi effigiati rocambolescamente prendessero vita, alcune riproduzioni di immagini di sapiente fattura che rappresentano il fior fiore dell'arte pittorica internazionale.

    

    

    

    

Fotografie di Daniele Tumminello

 

Bisogna da parte mia, a questo punto, pur fare una cernita: i "quadri viventi" che hanno polarizzato di più la mia attenzione, nel coacervo dei prestigiosi tanti altri che sarebbe laborioso enumerare tutti, sono risultati: "La nascita di Venere" di botticelliana matrice (egregiamente interpretata da Emilia Lapi, Rosa Torre, Flavio Liuzzo Rampino e Maria Luisa Cuticchio), "Il bacio" di Francesco Hayez (Kevin Pizzo e Maria Cristina Rocca), "La ragazza con l'orecchino di perla" di Jan Vermeer (Delia Saja), la michelangiolesca "Pietà" (Beatrice D'Anna e Flavio Sammarco), "La dama con l'ermellino" di Leonardo da Vinci (Isira Di Paola) e, dello stesso autore "Monna Lisa" (Alessia Ricotta), "Madonna Annunciata" di Antonello da Messina (Annalisa Piazza), "Giuditta e Oloferne" di Caravaggio (Nadia Russo, Luana Sapienza e Giovanni Ortolano), "Amore e Psiche" di Antonio Canova (Fabio Guercio e Melissa Gandolfo), "Ballerina" di Richard S. Jhonson (Rita Madonia), "Il figlio dell'uomo" di René Magritte (Marco Tedesco) e dello stesso autore "Gli amanti" (Alice Tentori e Alessia Fazio), ancora un "Bacio" di Gustav Klimt (Antonio Guarino e Ivana Ciolino) e, non ultimo, "Apollo e Dafne" di Gian Lorenzo Bernini efficacemente reso da Alessandro Ingrassia ed Anna D'Antoni (quest'ultima molto espressiva).

In alcune di esse riproduzioni il motivo dominante, il leitmotiv derivante dai soggetti scelti e presentati, che mi pare di aver colto, potrebbero essere quelli di un fine soffuso erotismo portato al parossismo dalla sagace interpretazione dei giovanissimi bravissimi figuranti.

Fra i presenti in sala, oltre al su citato Sindaco Rosario Lapunzina, che, come di prammatica in similari incontri culturali dalla sua eclettica lungimiranza favoriti e promossi, ha aperto la serata  accompagnato dalla sua gentile  consorte Signora Pina Avanzato, anche l'Assessore alla Cultura Prof. Vincenzo Garbo ed un nugolo di cultori delle policrome Muse.

Nel pullulare dei visitatori e degli addetti ai lavori ho avuto modo di soffermarmi con Rosalba Gallà, Tilde Coco, Salva Mancinelli, Mimma Saja e non ricordo più con chi altre; tale era la consistenza dell'assembramento degli spettatori.

Non sono mancati neanche rinomati artisti dello stampo di un Franco D'Anna, raffinato pittore di indubbia valenza estetica e di un Sebastiano Catania, scultore di altrettanta rinomanza; al quale, purista della più bell'acqua, certe espressioni artistiche minori, apparentemente meno nobili della sua disciplina (che lui definisce ciarpami), disgustano.

A quest'ultimo si deve una recente Personale di scultura dall'inusitato titolo "Mitemi" (vocabolo derivato da "mito" e coniato come emblema della raccolta dalla sua esuberante fantasìa di estroverso artista) in corso di svolgimento nell'ambiente del conosciuto ed apprezzato ristorante Caffé Letterario "La Galleria" sito nella storica via XXV Novembre 1856, nel quale locale le opere esposte (una teorìa di estremamente rifinite terrecotte raffiguranti personaggi della mitologìa che vanno da Amore e Psiche ad Ulisse e Nausicaa, da Medea a Giasone, da Didone ad Enea, da Calipso a Paride, e da Ettore ed Andromaca a tant'altri), apprezzatissime ed ammirate, rappresentano un ulteriore traguardo nella molteplice attività dello scultore.  

Insomma, c'é tutto il Parnaso in queste realizzazioni del Catania; e se ho annoverato qualche mitico personaggio in più, o in meno,  mi si faccia grazia: lo si cancelli immantinente e di buon grado e se ne scordi la citazione o la mancanza di essa.

Ma che c'entra, mi si potrebbe opporre, parlare dello scultore Sebastiano, quando questo testo è incentrato sulla  seconda edizione della "Notte d'Arte" promossa dal rinomato Liceo Artistico cefalutano?

C'entra, c'entra, miei rispettabilissimi lettori. C'entra come l'uovo c'entra nelle patate fritte o come il cacio sui maccheroni; perché in ogni e qualsiasi discorso d'arte gli artisti, a qualsiasi disciplina appartengano ed a qualsiasi titolo o corrente di pensiero si uniformino, hanno sempre diritto di accesso!

E poi, lasciatemelo dire  (Cicero pro domo sua), se in futuro dovessi spendere qualche concetto sul prefato, dallo stesso richiesto o di mia singolare iniziativa, già le fondazioni dell'assunto le ho premesse qua; ammenoché io, per sbrigarmi, non volessi licenziare la partita con un semplice: "Bene, Bravo, Bis", e chi s'é visto s'é visto!. In più potrei ribadire che sono stati proprio certi "Quadri viventi" della performance dell'artistico Liceo che mi hanno suggerito l'addentellato con l'ultima produzione del predetto scultore.

D'altronde, come fare a non parlare del Catania, a cui la stimata Prof.ssa Gallà in una sua recente disamina (“Mitemi”: personale di scultura di Sebastiano Catania) apparsa proprio su questo pregiato mediatico Blog (https://www.qualecefalu.it/node/20614) a proposito dell'anzidetta Personale dell'Artista, ha fatto una oculata radiografia delle opere create e del loro creatore?

Ed infine, ancora, e qui mi ripeto, come fare a misconoscere il sottile senso di erotismo che ha pervaso la "Notte d'Arte" di cui trattiamo e di cui sopra, dal quale, immancabilmente, la mia mente è saltata a quell'altre opere che s'appartengono alla raffinata tecnica di Sebastiano e che svolgono a tutto sesto il collaterale tema amatorio classico?

Infatti, l'espressione di totale abbandono al piacere che mostrano i volti femminili sapientemente scolpiti dal Catania ed i palesi atteggiamenti erotici che le cretacee coppie ostentano nei voluttuosi  mostrati amplessi e la perfezione stilistica con cui queste opere si presentano sono stati tanti e tali da far pensare o all'intervento di una divinità amica dell'autore (ma non credo egli averne molte) che abbia influito sulla sua schietta limpida ispirazione, o, più verosimilmente e rimanendo sempre nel campo esistenziale e scrollandoci di dosso banali congetture ed infime fisime, ad uno studio profondo ed ossessivo da parte dell'autore, intrapreso per regolare e sostanziare la linfa creativa finalizzata alle dette realizzazioni.

Cioè, in ultima analisi, io non credo che lui abbia sollecitato un alcun aiuto extrasensoriale con l'implorare "...cantami o diva, ecc., ecc...."; ma più realisticamente ritengo proficuo attenermi a quanto da me espresso nel periodo precedente: circa, cioè, all'aver effettuato un calibrato studio per pervenire ad una soluzione ottimale che gli purificasse la linfa.

Ed allora è certo che se nella sua lirica scultorea non sia entrata una qualsivoglia musa ad ispirare la sublime perfezione dell'opere, è innegabile che l'artista stesso abbia escogitato un virtuoso escamotage  che gli permettesse, con mezzi esclusivamente umani, di approdare ad essa.

Nel qual caso, scandagliando Freud, o Fromm, o Jung, mi vien fatto di pensare ch'egli si sia costretto ad una volontaria protratta crisi di astinenza sessuale onde sublimare e saturare la propria coatta libidine per trasfonderla, poi, riscattata dalla sua natura materiale, sulla creta con movimenti rapidi, eiaculatori, che gli abbiano permesso di arrivare dove è arrivato.

Se non è così, allora vuol dire che ho sbagliato la chiave di lettura di questo rebus, per la cui mia incapacità di interpretazione mi astengo dal commentare ulteriormente il fatto e chiedo umilmente venia.

Dopo questa conclusiva originale scherzevole e corposa digressione, nella quale Giovenale ed Orazio e fors'anche Plauto mi avranno sicuramente assistito, se c'é qualcuno che non se ne sia già andato altrove per noia o dispregio dell'assunto e del suo autore e sia disposto a continuare a leggere, lo faccia; tanto io ho completamente finito, ritenendo che il serio ed il faceto opportunamente dosati si accorpino per rendere la lettura più variopinta e meno greve.

Cefalù, 23 Aprile 2017

                                                                                     Giuseppe Maggiore