12 Aprile 2013, 10:48 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
L'altro ieri, mercoledì 10 aprile, si sono riuniti presso la Sala delle Capriate quasi tutti i consiglieri comunali, alcuni amministratori e i responsabili del Servizio Urbanistico, per discutere della recente decisione della Sovrintendenza ai Monumenti di estendere ancor più le aree boscate e di fatto rendere quasi inedificabile tutto il territorio comunale. Tutto ciò con una interpretazione di un decreto del Presidente della Regione, che non indica espressamente norme vincolanti, ma si limita a dare indicazioni di massima per la tutela del territorio.
Questa interpretazione ha avuto e ha ricadute non soltanto sul territorio, ma sull'intera economia. Si pensi, per esempio, a come deve comportarsi un notaio per stipulare un atto preliminare o definitivo, se non può garantire che l'area acquistata sia edificabile, perché l'indicazione del PRG non è più credibile.
Perché accade tutto ciò? Perché non c'è certezza delle stesse certificazioni, rilasciate dagli uffici, che dovrebbero ritenersi competenti a rilasciarle, ma si scopre infine che tali non sono?
Credo che la spiegazione sia semplice: l'Italia è l'unico Paese al mondo che ha suddiviso le competenze in tre settori, dipendenti da tre Ministeri diversi e da tre Assessorati pure diversi!
Del Territorio, dell'Ambiente e dei Beni Culturali. Tutto ciò con il solo risultato che non sono difesi né il territorio, né l'ambiente, né i beni culturali. Il solo risultato ottenuto è stato quello di defraudare i comuni del loro diritto-dovere di gestire il proprio territorio e di creare una conseguente irresponsabilità dei loro uffici competenti.
Tutto viene affidato alle interpretazioni delle decisioni della politica e della burocrazia, che già di per sé si prestano alla confusione, figuriamoci nelle interpretazioni dei tecnici, soprattutto quando costoro ritengono di essere portatori di scienza infusa e di verità indiscutibili.
Il tutto finisce con il ridursi a un tango delle competenze, al quale vengono invitati tutti i cittadini. Un tango che non si limita ai soli passi, ma anche al casché e al cambio di cavaliere. Prima con l'ufficio comunale, poi con il TAR o l'Assessorato o, per i più libertini, con la Magistratura civile.
Quando il cittadino è uno svedese, che vuole trasferirsi a Cefalù, siccome non conosce le danze latine come il tango, sarà costretto a rinunziare.
Hanno sottolineato tutto ciò mercoledì alla riunione alla Sala delle Capriate? Hanno deciso di suonare un loro spartito o hanno eseguito quello di musica cacofonica imposto dalla Sovrintendenza e dalla sua interpretazione, che fa di Cefalù un territorio interamente boscato e non di Castelbuono o Gratteri, che i boschi li hanno? Niente di tutto questo: hanno ballato il tango!
Quando riconquisteremo la nostra autonomia? Quando ci libereremo degli ottusocrati?
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