17 Aprile 2017, 22:51 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Il 3 luglio del 2012, nel mio post (https://www.qualecefalu.it/node/138 ), mi sono occupato di urbanistica.
In particolare, di quella, che la Politica di Cefalù avrebbe potuto fare, nelle attese della redazione, dell’adozione e della approvazione della variante generale al PRG vigente, nonché della progettazione dei reliquati della stazione ferroviaria.
L'Urbanistica per il miglioramento della qualità complessiva del centro urbano di Cefalù.
Nella sua architettura.
Nelle infrastrutture pubbliche (strade carrabili, percorsi pedonali, posti auto e verde), che mette a disposizione della collettività.
Il miglioramento conseguibile mediante interventi localizzati nelle aree, che “la grande trasformazione”, iniziata alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, ha lasciato inedificate all’interno del perimetro di quello che, oggi, è il centro urbano di Cefalù e che, negli anni cinquanta, era il perimetro della campagna di orti e di agrumeti, che, dal lato di occidente, faceva da cornice al nucleo del centro antico, incastonato tra il mare e la rocca.
Interventi nelle aree inedificate, che per il PRG vigente e per uno dei suoi piani particolareggiati di attuazione, quello Urbani, sono edificabili e che il nuovo PRG non potrà non mantenere tali.
A meno che, con la sua adozione non si voglia dare la stura ad opposizioni e contenziosi, che per essere assolutamente legittimi, ne allungherebbero, sine die, i tempi della sua definitiva approvazione.
Interventi, anche in deroga ed in variante al PRG vigente, ispirati dalla concertazione, che è strumento fondamentale per coniugare l’interesse del Comune e quello dei privati che detengono la proprietà di quelle aree.
Interventi per coniugare lo jus proprietatis allo jus communitatis.
Interventi per risolvere luoghi urbani irrisolti, sfruttando le potenzialità residuali, che quelle aree inedificate hanno per essere contestualizzate nell’asfittico sistema infrastrutturale del loro intorno.
Interventi ispirati alla ratio urbana, con la quale Pasquale Culotta e Bibi Leone hanno progettato il PALAZZO GIALLO e l’EGV CENTER.
Quella stessa ratio che, nel 2005, fece scrivere alla Politica di Cefalù la pagina più illuminata e più illuminante della sua storia urbanistica recente.
La pagina della trasformazione della “Villa Miceli” in HOTEL ARTEMIS.
Una trasformazione mediante la quale un luogo che, per oltre quaranta anni, era rimasto di periferia è divenuto luogo urbano.
Di qualità.
Per l’architettura che vi è stata realizzata.
Per i posti auto pubblici che vi sono stati ricavati.
Per l’ottimizzazione della viabilità in quello che era, e resterà a lungo, uno snodo viario di intenso transito dei bus di linea diretti all’attuale stazione.
Per le opportunità di lavoro, che quella struttura, oggi, offre e per il prestigio, che la stessa, ha dato alla Città nel settore turistico-ricettivo.
Come ho scritto nel mio post del 20 dicembre del 2014 (https://www.qualecefalu.it/node/15832), con quella trasformazione concertata tra il Comune ed il privato, Cefalù ha preso tanti piccioni con una sola fava.
Nel post citato all’inizio ho indicato le tre grandi aree inedificate, che, ancora oggi, sono di nocumento al decoro ed all’assetto del centro urbano di Cefalù.
Aree sulle quali la Politica cittadina avrebbe dovuto, e deve, puntare per migliorarne la qualità con interventi concertati con i privati.
Le tre grandi aree erano e sono:
l’area Provenza tra il lungomare e la via Maestro Pintorno;
l’area Parlato tra il lungomare,la via Roma, la via Bellini e la via Vazzana;
l’area Miccichè tra la via Roma, la via Cavour e la via Prestisimone.
Del progetto di riassetto urbanistico dell’area Parlato si occuperà, nei prossimi giorni, il Consiglio Comunale di Cefalù.
Finalmente, direi.
Infatti, fu, già, nel 2005 che la prima proposta di tale progetto venne illustrata alla Commissione Urbanistica, dal redattore Arch. Prof. Filippo Raimondo.
Come componente di quella Commissione ho presenziato a quella illustrazione e, pur nella vaghezza del ricordo che m’è rimasto, ho memoria del miglioramento della qualità urbana che il progetto conferiva al suo luogo.
Un luogo, che, oggi, ha i connotati di periferia, che gli conferiscono un parcheggio a raso a servizio di un supermercato, una stazione di servizio con autolavaggio, un orto di patate, di insalate, di broccoli e di pomodoro, secondo le stagioni, la stretta e tortuosa Via Bellini.
Un autentico budello, che, in particolare nel tardo pomeriggio di tantissime giornate estive, si trasforma nel più inquinante dei serpenti d’auto.
Il mio auspicio di cefaludese è che quel progetto, negli anni dal 2005 al 2017, abbia migliorato, ulteriormente, la qualità urbana del suo luogo, per fargli assumere, a pieno titolo, la denominazione di “POLO STRATEGICO LUNGOMARE”, che gli è stata data.
Saro Di Paola, 17 aprile 2017
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