La sintassi del raddoppio ferroviario

Ritratto di Angelo Sciortino

20 Febbraio 2017, 19:11 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Raddoppio ferroviario oppure raddoppiamento fonosintattico? Oppure ancora univerbazione? Sì, lo so, tra il primo e gli altri due non c'è alcun nesso. Apparentemente, però. Se si pensa che nel caso della ferrovia non sono seguiti lavori, che avrebbero dovuto concludersi in un tempo minore rispetto a quello riguardante la tratta già parzialmente ultimata e quella in passaggio per il territorio di Cefalù, allora il nesso c'è.

Se poi teniamo conto che da circa un anno si discute ad alto livello – da quello dell'Amministrazione comunale a quello del Ministero – per decidere se il progetto della stazione sotterranea e l'uso da farsi del binario dismesso hanno una validità e non deturpano il nostro ambiente, dobbiamo ammettere che ci troviamo a seguire comunicati e dichiarazioni colmi delle due forme sintattiche: l’univerbazione, cioè il processo che nella grafia unisce due parole, in origine separate, in un’unica parola; il raddoppiamento (o rafforzamento) sintattico o fonosintattico, che si verifica quando la consonante iniziale di una parola si raddoppia. Un esempio del primo caso è franco bollo, che diventa francobollo; del secondo caso un esempio è più tardi, che si pronuncia correttamente più ttardi.

Nel caso del raddoppio ferroviario e della nuova stazione-catacomba mi sembra che i due esempi si ripetono frequentemente. Le due gallerie per il doppio binario sono diventate una canna, trasformando così in un unico nome il termine due gallerie; la galleria di fuga è diventata una scala, per rafforzare i muscoli delle gambe agli utenti. A questo raddoppiamento fonosintattico e alla univerbazione hanno adattato immediatamente le loro espressioni verbali i politici, per essere fedeli alla realtà della nuova ferrovia e sostenuti dai tecnici interessati di Rfi e dell'impresa.

Shakespeare avrebbe detto, ascoltandoli, tanto rumore per nulla. Se qualcuno avrà la pazienza di rileggere i comunicati dell'Amministrazione e quelli degli altri politici, cercando pure di ricordare le cose dette durante le discussioni nella Sala delle Capriate, troverà non pochi esempi di tanto rumore per nulla, perché le cose si faranno, ma si faranno male. Ce ne accorgeremo quando, almeno fra vent'anni, i lavori saranno terminati.

Ho sbagliato a usare la prima persona plurale del verbo, perché io non credo che potrò esserci (sarei quasi centenario!), per cui sarebbe più corretto dire “se ne accorgeranno coloro che tra vent'anni ci saranno ancora”, cioè i giovani, ai quali lasceremo una catacomba e una scala per raggiungerla.